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Zee

Zee, tutte le opportunità dell’Italia nel Mediterraneo centrale

L'articolo di Fabio Caffo, ufficiale della Marina militare in congedo, esperto di diritto marittimo, per Affarinternazionali

Con voto plebiscitario la Zona economica esclusiva (Zee) italiana è diventata legge. Ora siamo in campo con Grecia e Turchia che nel Mediterraneo orientale giocano a viso aperto. Ankara ha intenzione di concordare la delimitazione con la Palestina mentre la Grecia colloquia con la Libia.

L’Italia non ha ambizioni di potere marittimo, ma necessariamente dovrà elaborare una strategia per difendere i suoi interessi non solo di sicurezza, ma anche di pesca sostenibile e di energie rinnovabili. La certezza dei confini della nostra Zee va ora perseguita, non rinunciando a soluzioni provvisorie e di condivisione di aree.

A più di un anno dall’inizio dell’iter alla Camera, il Senato lo scorso 9 giugno ha approvato, senza voti contrari e tre astensioni, la proposta a prima firma Iolanda Di Stasio. L’iniziativa – che ha natura programmatica – ha avuto un percorso solo parlamentare, nel senso che il governo non è intervenuto ad emendarlo. I partiti hanno mostrato consapevolezza dell’importanza del provvedimento ai fini della politica estera ed economica del Paese.

Ora si rafforza la nostra posizione nel Mediterraneo centrale; l’obiettivo è ricercare intese. In mancanza di accordo, andranno emanate opportune proclamazioni unilaterali di singole aree, delimitate “in modo da non compromettere od ostacolare l’accordo finale”. Prioritario sarà definire un confine, sia pur provvisorio, con la Zee libica che dia slancio ai nostri rapporti con Tripoli ed apra la porta a forme di partenariato che ci consentano di pescare nelle sue acque.

Come è stato qui osservato, la nostra nuova legge non disciplina la pesca benché la materia sia al centro del regime della Zee. Il fatto è indice della volontà di emanare una scarna legge quadro. I benefici per il comparto pesca sono comunque evidenti, anzitutto per l’ordinato svolgimento di attività responsabili e poi per l’allontanamento dalle nostre coste di marinerie extra-europee che praticavano sinora la lucrosa cattura del tonno rosso.

I Paesi vicini avranno comunque preso nota della ripartenza marittima italiana: sicuramente l’ha fatto l’Algeria, che nel 2018 a sorpresa estese la sua Zee sino ad Oristano ed anche la Croazia – con cui siamo già in trattativa – che ha approvato a gennaio la sua legge istitutiva.

Lo ha fatto con l’Italia un anno fa, validando il confine della sottostante piattaforma stabilito nel 1977, ritenuto utile a supportare le sue tesi sull’effetto delle isole. E poi con l’Egitto, accettando un confine che il Cairo ha limitato spazialmente, forse nell’intento di non penalizzare troppo la Turchia.

L’IMPEGNO GRECO

Atene non ha ancora istituito la sua Zee per non alterare il delicato status quo dell’Egeo, ma ha stipulato accordi di delimitazione per i propri spazi futuri.

Inoltre, ha cercato di riannodare la trattativa con Tripoli – condotta infruttuosamente tra il 2004 ed il 2014 – per la definizione dei limiti delle rispettive Zee a sud-ovest di Creta. A sud-est dell’isola, Turchia e Libia hanno invece stipulato nel 2019 il tanto contestato Memorandum di spartizione delle aree tra le coste anatoliche e la Cirenaica che nega alla Grecia qualsiasi Zee ad est di Creta e Rodi.

L’ATTIVISMO TURCO

Da tempo la Turchia diffonde notizie su una possibile delimitazione della Zee con Gaza secondo un criterio diagonale, simile a quello adottato con la Libia nel 2019, ignorando il trattato tra Cipro e l’Egitto del 2003.

Vari sono i problemi che questa iniziativa porrebbe, a cominciare dal fatto che la Palestina non è membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, anche se nel portale Onu dedicato al diritto del mare è pubblicata la sua normativa sulla Zee del 2019.

In ogni caso, vanno considerate le ben note potenzialità energetiche dei fondali sottostanti le acque di Gaza di cui periodicamente si parla come soluzione all’asfittica economia della Striscia.

CENTRALITÀ ITALIANA

Gli occhi dei vicini sono ora puntati su di noi. Non possiamo né sbagliare mosse né trincerarci dietro la quieta inazione che, dopo la legge istitutiva della zona di protezione ecologica (Zpe) del 2006, portò alla creazione della sola Zpe del Tirreno, per di più al di sopra dei limiti possibili con l’Algeria.

La Turchia, pur non essendo nostro frontista, potrebbe ostacolarci in modo indiretto, essendo in buone relazioni con Algeria, Malta e Libia, cui potrebbe ispirare mosse anti-italiane.

Dovremmo perciò parlare con tutti, Ankara compresa, lanciando messaggi che indichino la nostra capacità di trovare soluzioni di compromesso. Nell’Adriatico non sarà difficile farlo con Croazia, Montenegro, Albania. Chiudere con la Francia il latente contenzioso di pesca a Mentone ci aiuterebbe molto.

La Zee ci offre soprattutto la possibilità di stabilire, con Paesi come Tunisia e Libia, proficue relazioni marittime improntate a regimi di condivisione delle risorse naturali e rinnovabili di aree limitrofe delle rispettive Zee.

 

Articolo pubblicato su affarinternazionali.it

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