Skip to content

Gas

Yemen, tutte le tensioni fra le cancellerie internazionali sugli houthi

Il punto della situazione dopo l'attacco sferrato nella notte da Usa e Gran Bretagna agli Houthi yemeniti.

Tensione altissima tra le cancellerie internazionali dopo l’attacco sferrato nella notte da Usa e Gran Bretagna agli Houthi yemeniti.

Nella notte di giovedì Stati Uniti e Gran Bretagna hanno bombardato 60 obbiettivi militari in 23 aree dello Yemen controllato dagli Houthi. Raid potenti con un centinaio di missili a guida satellitare sganciati dai caccia e anche Tomahawk lanciati dalle navi.

L’Italia non partecipa alla missione navale a guida americana e non ha firmato, assieme a Francia e Spagna, il documento che giustifica i raid promettendo nuovi attacchi.

Ecco il punto della situazione dal punto di vista delle relazioni internazionali.

LA MOSSA E LE PAROLE DELL’AMERICA

Gli Stati Uniti non “esiteranno a intraprendere ulteriori azioni” contro gli Houthi se necessario, ha affermato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della casa Bianca, John Kirby, a bordo dell’Air Force One. “Gli Houthi sono quelli che hanno voluto un’escalation qui”, dice. Alla domanda se ci siano stati impatti economici a seguito degli attacchi, Kirby ha risposto di no. Alla domanda se gli Usa considerino gli Houthi un’organizzazione teroristica, Kirby ha risposto che “non e’ stata ancora presa alcuna decisione”, sottolineando che gli Houthi erano stati precedentemente cancellati dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere.

LA POSIZIONE DI TURCHIA E RUSSIA

Dopo l’immediata reazione dell’Iran già nelle prime ore della mattinata, anche Russia e Turchia condannano con parole durissime l’operazione anglo-americana. Il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitry Peskov definisce “illegittimi” gli attacchi, e una dichiarazione della portavoce di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri di Mosca, “condanna fermamente queste azioni irresponsabili” e aggiunge che “un’escalation militare nella regione del Mar Rosso potrebbe provocare una destabilizzazione della situazione in tutto il Medio Oriente”.

LE PAROLE RUVIDE DI ERDOGAN

Ancora piu’ dure le parole del presidente turco, Receep Erdogan, secondo cui Usa e Gran Bretagna “hanno intenzione di far diventare il Mar Rosso un mare di sangue”. Il presidente turco parla di “azione sproporzionata” “dinanzi alla quale anche l’Iran si vorra’ difendere. Gli Houthi comunque continueranno a rispondere con tutte le forze che hanno e abbiamo le nostre fonti che ci dicono che hanno risposto e risponderanno agli attacchi”, continua. Un portavoce degli Houthi conferma le parole di Erdogan e minaccia: “non e’ possibile per noi non rispondere a queste operazioni”.

COSA DICONO GLI HOUTHI

Gli Houthi fanno sapere che gli attacchi hanno provocato “la morte di cinque combattenti Ansar Allah e il ferimento di altri sei” e ribadiscono che continueranno a “prendere di mira le navi israeliane”. Washington e Londra difendono l’operazione.

COSA DICE BIDEN

Gli attacchi, dice il presidente Usa Joe Biden, sono un “chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i suoi partner non tollereranno attacchi al loro personale ne’ permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la liberta’ di navigazione in una delle rotte commerciali piu’ critiche del mondo”.

IL COMMENTO DI SUNAK

Anche il primo ministro britannico Rishi Sunak, oggi in visita a Kiev, tiene il punto e aggiunge che il Regno Unito deve inviare un “segnale forte” e che gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso sono sbagliati e non possono essere effettuati “impunemente”. Obiettivo del Regno Unito e’ quello di “allentare l’escalation” e “ripristinare la stabilita’” nella regione.

LE PAROLE DI TAJANI

“Noi abbiamo aderito ad una dichiarazione politica di condanna per gli attacchi degli Houthi alle navi mercantili nel Mar Rosso, abbiamo sempre condannato la loro azione, partecipiamo con la nostra marina militare all’operazione Atalanta (Ue) che garantisce la sicurezza del trasporto marittimo. C’è un’altra iniziativa americana e britannica, riteniamo che sia legittimo, però l’Italia non può partecipare a missioni di guerra se non c’è l’approvazione del Parlamento”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Tg2 Post.

Per la difesa del traffico marittimo nel Mar Rosso l’Italia “lavora ad una missione europea con compiti più ampi rispetto a quella attuale, Atalanta, dedicata soprattutto alla lotta alla pirateria”, ha detto anche il ministro degli Esteri a Tg2 Post parlando delle minacce degli Houthi. “Siamo in contatto costante con gli alleati europei e la prossima riunione del Consiglio esteri ha già all’ordine del giorno la missione europea nel Mar Rosso. C’è una resistenza spagnola ma vedremo cosa si deciderà, ma l’Italia insieme alla Francia ha chiesto e ottenuto che venga messa all’ordine del giorno la decisione di dar vita a una nuova missione o a una missione più allargata di Atalanta, alla quale già noi partecipiamo”.

Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso hanno una importante “ricaduta economica, perché ad esempio il trasporto di un container dal Mediterraneo alla Cina costa 4 volte di più di 15 giorni fa, le assicurazioni sono aumentate del 3 per cento, e i tempi sono più lunghi perché bisogna fare il giro dell’Africa se non si passa da Suez, quindi a subire i danni sono i porti italiani”, ha aggiunto Tajani a Tg2 Post: “Fino a qualche giorno fa passavano circa 400 navi da Suez ogni giorno, oggi ne passano 250, quindi quasi la metà”.

Torna su