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Turchia Siria

Yehoshua, Erdogan e la realtà

L'intervento di Stefano Parisi

L’identità è la protagonista dei romanzi di Abraham B. Yehoshua ed è anche la parola che la scrittore israeliano da molti anni lega al Mediterraneo, una identità mediterranea come base comune per vivere in pace tra palestinesi e israeliani. Eppure sappiamo come il Mediterraneo abbia vissuto secoli di relazioni profondamente conflittuali, così come sappiamo quanto è grande l’odio contro gli ebrei di Israele, anche nel Mediterraneo. Ma seguendo quella suggestione, nei giorni scorsi Yehoshua ha scritto un editoriale su Repubblica intitolato “La Turchia che vorremmo” dove si parla, per l’appunto, della Turchia che serve al Mediterraneo.

Yehoshua, che non è uno sprovveduto, si rende conto che la Turchia di Erdogan è un regime profondamente illiberale che negli ultimi vent’anni ha fatto tanti passi indietro, stretto nella morsa della islamizzazione, ma nonostante tutto lo scrittore auspica che la repubblica turca possa rispettare i diritti civili, non distrugga ciò che resta dello stato kemalista laico e moderno, metta un freno alla politica di potenza neo-ottomana verso Grecia, Cipro e la Libia. Beh, verrebbe da dire ‘se mia nonna avesse le ruote’… Perché conosciamo fin troppo bene qual è la distanza fra i desiderata di Yehoshua e la realtà del regime turco di oggi.

La Basilica di Santa Sofia trasformata da Atatürk da moschea in museo, il 10 luglio scorso, con decreto presidenziale, è stata riaperta da Erdogan al culto islamico. Di moschee del resto Erdogan se ne intende, ne ha fatte costruire migliaia in Turchia e ne sta finanziando a centinaia in Europa e nei Paesi Occidentali. Luoghi di culto, per carità.

Dopo il blitz di Santa Sofia, Erdogan ha anche annunciato di voler “liberare la moschea di al-Aqsa” a Gerusalemme. Il governo dei Fratelli Musulmani ormai è saldamente al potere nella Repubblica turca da anni, ha drogato le Primavere arabe trasformandole in inverno islamico. Le purghe contro gli oppositori interni contano decine di migliaia di arresti, prima e dopo il tentato ‘colpo di stato’ del 2016.

La Turchia reprime i curdi e spalleggia il terrorismo jihadista in Siria. Per arrivare al Mediterraneo, con le “flottilla” e il sostegno dato da Erdogan ai terroristi di Hamas a Gaza. E tutto questo nel silenzio tante volte complice degli Usa e della debole Unione europea, che hanno permesso ad Erdogan e ai falchi del militarismo turco più aggressivo di proiettarsi nel Mediterraneo, minacciando un partner della Nato come la Grecia nell’Egeo e incuneandosi nella Libia lasciata sguarnita dalle potenze occidentali. A mio avviso L’Europa deve tornare a occuparsi a tempo pieno del Mediterraneo, senza abbandonarlo a Erdogan, anzi, contrastando l’espansionismo turco. Bisogna impedire al ‘Sultano’ di allungare i suoi artigli sulle aree marittime dei Paesi costieri del Mediterraneo, sulle risorse energetiche, sulla Libia e il Nord Africa. Non compiacerlo con la innocenza a dir poco disarmante di Yehoshua.

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