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Wall Street tifa Kamala Harris. Parola della Cnn

Da un approfondimento della Cnn emergono le forti relazioni già oggi sussistenti tra la candidata alla Casa Bianca del Partito Democratico e pezzi importanti dell’establishment economico anche di Wall Street

Malgrado le venature fortemente progressiste delle ricette del suo programma elettorale, Kamala Harris ha attirato l’attenzione e la simpatia di una parte di Wall Street e dei maggiori ambienti economici d’America, che appare a questo punto divisa tra sostenitori dell’attuale vicepresidente e seguaci di Trump e delle sue reboanti promesse. Ecco cosa scrive Cnn in un approfondimento da cui emergono le forti relazioni già oggi sussistenti tra la candidata alla Casa Bianca del Partito Democratico e pezzi importanti dell’establishment economico.

WALL STREET TIFA HARRIS?

Non era scontato che nei più influenti ambienti economici d’America si sviluppasse una certa considerazione per Harris. In fin dei conti infatti, osserva Cnn, lei resta pur sempre la vice di un leader come Biden che si è distinto per una pesante retorica contro l’avidità delle grandi imprese e che ha inoltre ostacolato alcune ambiziose operazioni di fusione.

“Harris ha una relazione migliore con Wall Street di quanto l’avesse lo stesso Biden”, spiega a Cnn Jeffrey Sonnenfeld, fondatore e presidente dello Yale Chief Executive Leadership Institute.

Per Sonnenfeld, che come ricorda Cnn è conosciuto come il “sussurratore dei Ceo”, i migliori rapporti sono giustificati da una retorica meno appuntita sulla lotta di classe rispetto a quella che caratterizza il presidente uscente.

FIUME DI DENARO PER HARRIS

Ed è proprio dai magnati della California come da molti ambienti di Wall Street che sta arrivando un copioso fiume di denaro nelle casse della campagna elettorale di Kamala, in un flusso decisamente anomalo rispetto alle tradizionali propensioni repubblicane delle grandi Corporation.

Alla fine di luglio, secondo fonti di Cnn, il presidente di Blackstone Jonathan Grey avrebbe versato oltre 400.000 dollari all’Harris Action Fund, che ha beneficiato anche di un assegno da 100.000 firmato dal Ceo di Avenue Capital Group Marc Lasry.

Sorprende di meno ma è comunque rimarchevole il sostegno di George Soros e di suo figlio Alex, che l’ha anche espresso pubblicamente il mese scorso con un post su X.

Anche secondo Roger Altman, fondatore e presidente senior di Evercore, la campagna elettorale di Harris sarà “molto ben finanziata” grazie a questi ed altri autorevoli appoggi.

LE B UONE AMICIZIE DI KAMALA HARRIS

Nel corso della sua non breve carriera Harris ha formato relazioni solide con alcuni degli uomini d’affari più importanti d’America come il presidente di Lazard Ray McGuire e il cofondatore di Centerview Partners Blair Effron, figure che potranno senz’altro fornire buoni consigli alla candidata dem.

Altri consigli arriveranno dagli incontri in agenda come quello avuto qualche settimana fa col vicepresidente di JPMorgan Peter Scher e, ancora prima, col Ceo di JPMorgan Chase Jamie Dimon.

GLI ENDORSEMENT

Nulla può testimoniare meglio il nascente sodalizio dell’endorsement ricevuto da Harris martedì sera alla Convenzione democratica di Chicago da parte dell’ex Ceo di American Express Ken Chenault, secondo il quale la candidata dem ha virtù incomparabili rispetto a quelle del suo sfidante Trump.

“Lei sa – dichiara a Cnn Chenault – che un’economia di mercato ha bisogno di un governo forte ed efficace. Kamala Harris capisce che abbiamo bisogno di aiuto per trasformare le buone idee in aziende solide, e che possiamo creare lavori ben pagati aiutando i produttori a crescere”.

Nulla a che vedere dunque con la visione di Trump, sottolinea l’ex Ceo: a differenza del suo sfidante, rimarca, Harris “sa che il modo peggiore per costruire un’economia avanzata è la diffusione su larga scala di dazi che non farebbe altro che aumentare i prezzi, danneggiare di consumatori e le imprese e distruggere posti di lavoro”.

IL DILEMMA DEI CEO

Naturalmente Cnn non può che ricordare lo speculare interesse con cui altre porzioni degli ambienti economici più in vista guardi alle proposte dell’altro candidato alla Casa Bianca, a favore del quale si sono espresse figure del calibro del Ceo di Blackstone Stephen Schwarzman e del fondatore del Key Square Group Scott Bessent.

Come sottolinea Burns McKinney, managing director di NFJ Investment Group alcuni grandi investitori non possono che guardare con favore alla promessa trumpiana di un taglio delle tasse e, all’opposto, nutrire perplessità su certe ricette di stampo populista emerse nell’agenda di Harris.

Il problema, rileva l’emittente di Atlanta, è che il programma del tycoon comporta gravi rischi: di deficit che esploderebbe anzitutto, e di costi oggettivi dei dazi che verrebbero sostenuti dai consumatori costretti a pagare prezzi più alti. Due fattori che contribuirebbero fatalmente a innalzare l’inflazione.

Per la medesima ragione – l’inflazione – forti perplessità si appuntano però anche sul programma economico di Harris. Bocciata sonoramente poi la sua proposta di alzare il prelievo fiscale sulle imprese dal 21 al 28%.

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