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Kosovo

Vi spiego qual è il vero rapporto del Gruppo Wagner con Putin

Come mai, in una Russia in cui ogni critica alle forze armate è reato, il capo del Gruppo Wagner, Prigozhin, non è finito in galera? Ipotesi e analisi nell'approfondimento del generale Carlo Jean

 

Il capo del Gruppo Wagner – Yevgeny Prigozhin – continua ad attaccare con pesanti insulti, come quelli di essere incapaci e traditori da fucilare nella Piazza Rossa, i vertici del Ministero russo della Difesa, in particolare il ministro Shoigu e il capo di SM Generale Gerasimov, da gennaio responsabile dell’“operazione militare speciale” in Ucraina. Li accusa in particolare di limitare i rifornimenti di munizioni al Gruppo Wagner che da settembre attacca Bakhmut, subendo rilevanti perdite. Lascia intendere che lo facciano per impedire ai suoi miliziani di conseguire una vittoria, che le forze armate russe non sono capaci di ottenere, per impedirgli di accrescere il suo prestigio e la sua influenza politica.

La cosa strana non consiste solo nella polemica pubblica fra i capi militari e quelli delle milizie, nel corso di un conflitto sanguinoso, ma anche nel fatto che le seconde sfuggano al comando e controllo dei primi e, soprattutto, nel fatto che Putin non riesca a far cessare la rissa. Di certo, essa indebolisce il suo prestigio di comandante in capo, fa sorgere dubbi nell’opinione pubblica circa la capacità del Cremlino di conseguire una vittoria e testimonia le divisioni e lotte interne al vertice della Federazione Russa, nonché che le cose in Ucraina non vadano bene, smentendo clamorosamente l’ottimismo della propaganda di Mosca. Anche internazionalmente, la posizione di Putin risulta indebolita.

LE DOMANDE SENZA RISPOSTA SUL CASO WAGNER-CREMLINO

L’intera questione pone interrogativi a cui nessuno ha sinora dato una risposta convincente, Come mai, in una Russia in cui ogni critica alle forze armate è reato, Prigozhin non è finito in galera? Fino a che può durare la protezione che Putin dà a quello che viene chiamato “il suo cuoco”? Perché Putin ha tanto bisogno di Prigozhin e del gruppo Wagner da non poter imporre al primo di starsene zitto? E’ quest’ultimo in condizioni di ricattarlo? Oppure Putin teme l’aumento dei poteri e dell’influenza politica dei generali, che aumenta in ogni conflitto? Quali possono essere le conseguenze di un dissidio tanto palese nel vertice politico-militare di Mosca?

Foreign Affairs e The Economist hanno analizzato ampiamente tali questioni, senza però giungere a conclusioni attendibili. Ci rifaremo soprattutto alle loro analisi, approfondendo prima che cosa è il Gruppo Wagner e poi la personalità di Prigozhin, per concludere con un’ipotesi sul come il loro scontro con i generali si collochi nel dissidio esistente al Cremlino fra i fautori di una strategia più radicale e le personalità più pragmatiche, che taluni identificano – a parer mio erroneamente – con quello fra “silovichi” e “oligarchi”.

COSA SAPPIAMO DEL GRUPPO WAGNER

La data e le modalità di costituzione del Gruppo Wagner sono incerte. Taluni la fanno risalire alla seconda guerra di Cecenia, per consolidamento ed espansione delle “guardie di protezione” delle attività imprenditoriali di Prigozhin a San Pietroburgo, soprattutto nel settore della ristorazione. Il nome Wagner deriverebbe dal nome di battaglia del capo di tale “guardie del corpo”, un ex-spetnatz di nome Utkin. Tale compagnia militare privata, a differenza di quelle USA (Halliburton, Blackwater, ecc.) non divenne un contractor dei militari, ma rimase, come lo furono le bande cosacche del passato e il reparto inviato da Stalin nella guerra di Spagna agli ordini del leggendario colonnello Xanti, alle dipendenze dei rispettivi capi, collegati direttamente con la corte zarista. La Wagner fornì i “piccoli uomini verdi” per la Crimea e le regioni secessioniste del Donbas; fu impiegata in Siria e in Libia ed è oggi presente in una ventina di Stati africani. È raccordata con il Cremlino tramite il GRU (Servizio Militate di Intelligence) e anche il FSB (Intelligence interna) per le azioni nelle repubbliche ex-sovietiche e l’SVR (Intelligence estera), per il resto del mondo. In Africa e Medio Oriente si autofinanzia con traffici illeciti (soprattutto migranti, oro e diamanti e con la protezione personale dei vari autocrati locali). Per l’Ucraina la Wagner è stata autorizzata a reclutare carcerati, che vengono graziati dopo sei mesi di servizio al fronte, ma giustiziati (anche decapitati dallo stesso Prigozhin) in caso di diserzione o resa. Sembra che in Ucraina abbia raggiunto i 50,000 effettivi, di cui 10.000 volontari ben pagati, e il resto carcerati, impiegati a Bakhmut come carne da cannone, con perdite molto rilevanti. L’accusa rivolta allo Stato Maggiore russo di non fornire munizioni è smentita dagli ucraini, secondo i quali non vi sono state diminuzioni nell’intensità del fuoco d’artiglieria.

TUTTO SU PRIGOZHIN

Prigozhin è un elemento pittoresco. Nato a San Pietroburgo (la città di Putin) nel 1961, fu condannato a 12 anni di carcere nel 1981 per frode, furto di appartamenti e rapina, e scarcerato dopo 9 anni di prigione. Rivelò subito un brillante spirito imprenditoriale divenendo proprietario di una catena di ristoranti, tra cui uno galleggiante su una nave ancorata nella Neva, luogo preferito da Putin per i suoi pranzi ufficiali e di compleanno (vi invitò Chirac e Bush). Fu certamente  lì che nacque la sua amicizia con Putin, che lo aiutò a creare la grande catena di ristorazione “Concord Catering” (seconfo Navalny fornì cibo avariato alle scuole di Mosca, intossicando migliaia di studenti). Divenne miliardario, proprietario di jets e elicotteri e fornitore delle forze armate.  Il suo impero imprenditoriale è diversificato. Tra l’altro possiede una societò di cubersecurity. Gode dell’amicizia di taluni generali, specie di Surovikin che aveva preceduto Gerasimov come comandante in Ucraina e certamente di elementi radicali come Medvedev e Dugin.

Finora è stato sostenuto anche dal Ministero degli Esteri che lo utilizza con una certa disinvoltura – anche perché le sue attività possono essere negate – per la penetrazione in Africa e in Medio Oriente, essenziale per ridare alla Russia lo status di grande potenza. Tale utilità e il fatto che si autofinanzi largamente con l’esportazione di armi russe, spiega in parte almeno la tolleranza di Putin per le “sparate” di Prigozhin contro i vertici militari, Non è però escluso che il presidente russo non si fidi molto dei suoi generali e ne tema un’azione di forza al Cremlino per esautorarlo dal potere, soprattutto se la situazione in Ucraina volgerà al peggio. Tale motivo potrebbe essere confermato dalla “tradizionale” rivalità fra i servizi d’intelligence, da cui Putin proviene, e le forze armate, parzialmente impermeabili al controllo politico. Impossibile è un giudizio affidabile al riguardo Quello che è certo è che il potere di Putin non è completo né indiscusso. Esistono al Cremlino fazioni in lotta fra di loro, anche se non si può sapere quale stia prevalendo. Il fatto che personaggi “pittoreschi come Prigozhin abbiano tanto peso non fa stare tranquilli sulla possibilità che le decisioni di Mosca siano del tutto prevedibili e razionali e che non siano influenzate dalle lotte per l’influenza e il potere anche nel “cerchio magico” di Putin.

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