L’”Operazione elettorale speciale” ideata dalla presidente del Consiglio con l’indicazione di voto alle prossime elezioni europee non è quella del nome Giorgia Meloni “detta Giorgia”, ma il primo vero test sulla riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta a suffragio universale del presidente del Consiglio.
Approfittando di queste elezioni nazionali con un sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza, la presidente del Consiglio in carica piega la legge elettorale invitando gli elettori a votarla per nome in tutte le circoscrizioni, nonostante si sia candidata dichiarando di non aver alcuna intenzione di voler assumere la carica di membro del Parlamento europeo.
Ma il vero obiettivo di questa “Operazione Giorgia” è quello di testare su sé stessa la determinazione di un sistema elettorale che introduce il meccanismo di legittimazione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, riforma fortemente voluta dal Governo che l’attuale maggioranza parlamentare sta portando avanti con estrema determinazione.
Inoltre, analizzando bene i risultati finali di queste prossime elezioni con sistema proporzionale, si potranno valutare gli scenari che attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio eletto il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità.
Nella sostanza, mentre il dibattito si concentra sulla scelta molto discutibile e che può far sorgere contestazioni sul nome “Giorgia”, quale donna del popolo, dietro alla frode agli elettori che votano dei candidati civetta, si cela un’operazione strategica: la prova generale sulla possibilità di essere eletta presidente del Consiglio dei ministri direttamente dal popolo, una volta approvata la sua riforma costituzionale sul Premierato.
ISRAELE: UNICO PAESE AD AVER SPERIMENTATO IL PREMIERATO CON ELEZIONE DIRETTA DEL CAPO DEL GOVERNO
L’unico caso al mondo di premierato con elezione popolare diretta del Capo del Governo è quello temporaneamente sperimentato dallo Stato di Israele. Nel 1992 la Knesset approvò una legge elettorale che prevedeva l’elezione diretta del premier da parte dei cittadini.
Il premierato israeliano durò soltanto fino al 2001, quando il parlamento decise di tornare al sistema elettorale precedente.
Vent’anni dopo, l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu ha rilanciato con forza l’elezione diretta, presentando una riforma ancora più radicale del modello di premierato, progetto bocciato dalla Knesset.
In conclusione, il premierato “puro” con elezione diretta da parte del corpo elettorale del Capo di Governo di uno Stato non esiste in alcuna nazione al mondo.
Qualora la riforma proposta dal governo Meloni fosse approvata, l’Italia rappresenterebbe un unicum nel panorama delle democrazie occidentali.