skip to Main Content

Volo Dell'aquila

Il Volo dell’Aquila: perché non possiamo non dirci post-napoleonici

La recensione di “Il volo dell’Aquila. L’epopea di Napoleone in 50 istantanee” (Salvatore Santangelo e Piero Visani, Castelvecchi) a cura di Paolo Rubino.

La cultura storiografica del XX secolo è stata improntata dal trionfo della visione marxiana, figlia di maggior successo intellettuale della potente matrice hegeliana; essendo questo il tratto caratteristico e connotante dell’identità europea contemporanea.

Pochi dubbi che il metodo dialettico sia, a tutt’oggi, lo strumento euristico dell’intelletto umano più potente e che esso sia alla base della prevalenza della cultura “occidentale” su scala planetaria. Ma è altrettanto vero che la storiografia di matrice “dialettica”, nell’intento di trarre insegnamenti progressivi e predittivi, abbia generato anche derive moralistiche e pedanti. Prima di Hegel, però, la storiografia europea non era una tabula rasa.

La lettura del “Il volo dell’Aquila. L’epopea di Napoleone in 50 istantanee”, di Salvatore Santangelo e Piero Visani edito da Castelvecchi, ha il merito di raccontare la figura di Napoleone Buonaparte, in occasione del bicentenario della sua morte, con un metodo che ricorda Plutarco o Svetonio o anche gli annalisti. Un rinfrancante tuffo in un modello culturale europeo più antico di Hegel che ci riporta agli anni aurei del liceo classico, modello forse troppo umiliato dalle più recenti riforme del sistema scolastico.

Le 50 istantanee di Santangelo e Visani sono altrettanti affreschi che trasportano il lettore senza filtri, intermediazioni e interpretazioni direttamente sui campi di battaglia, nelle tende degli accampamenti, nei vicoli dei duelli tra ufficiali, nei talami delle dame, nelle sale da ballo e nelle stanze della politica.

Il clima, i pensieri, gli stili umani del ventennio napoleonico, preromantico ma pure già pieno di romantici personaggi, ci vengono restituiti con la tecnica della fotografia che lascia allo spettatore ampio spazio per immaginare volti, atteggiamenti e sentimenti dei protagonisti. Nelle 50 istantanee di Santangelo e Visani incontriamo figure eroiche dell’epopea napoleonica e le vediamo all’assalto furioso in una spregiudicata carica ussara, come pure nelle strade a far spietate stragi di civili. L’illustrazione di un mondo in cui il diritto bellico non era ancora stato corretto e codificato dalle Convenzioni di Ginevra che lo hanno trasformato in diritto internazionale umanitario. Eppure – nel caleidoscopio delle immagini di eroi – gli autori ci fanno leggere il futuro della civiltà umana post ancien régime, la formazione degli eserciti di popolo, spina dorsale degli Stati nazionali governati dalla borghesia democratica, le tecniche della guerra asimmetrica, le costituzioni autodeterminate e non più octroyées, la definitiva laicizzazione della guerra e del confronto politico.

Letto il Volo dell’Aquila, il lettore potrà forse interrogarsi se il Buonaparte reale corrispondesse di più alla sua rappresentazione potentemente romantica data da Tolstoj in “Guerra e Pace” (dove l’imperatore è il casuale prodotto emerso dallo scontro tra popoli) oppure – come per Santangelo e Visan – egli stesso Napoleone è motore della Storia. Ognuno di noi farà la scelta più congeniale con la propria formazione e le proprie inclinazioni, ma nessuno potrà mai dire che quelle 50 istantanee non gli abbiano restituito il profilo e le emozioni di un’epoca.

Back To Top