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Tutto su Vittorio Pisani, nuovo capo della Polizia che fece imbestialire Roberto Saviano

Vittorio Pisani è il nuovo capo della Polizia. Curriculum e curiosità (non solo su Saviano...)

 

Vittorio Pisani? “Il nuovo capo della polizia è il classico esemplare di ciò che si definisce, con formula un po’ abusata, uno «sbirro di razza»; investigatore specializzato in criminalità organizzata e cacciatore di latitanti, Vittorio Pisani — calabrese di nascita e napoletano di adozione, ma tifoso del Milan, 56 anni tra dieci giorni — incarna il funzionario cresciuto alla scuola delle Squadre mobili e dell’Anticrimine, espressione di una generazione formatasi all’indomani delle stragi mafiose che trent’anni fa misero in ginocchio il Paese e provocarono una riscossa dello Stato fondata proprio sulla lotta ai clan”.

Così scrive oggi sul Corriere della sera Giovanni Bianconi, giornalista esperto del settore, molto addentro alle questioni legate ai Servizi e alla magistratura.

Ma vediamo le nomine decise ieri dal governo e poi il profilo completo di Pisani.

LE NOMINE DEL GOVERNO: NON SOLO PISANI ALLA POLIZIA

I partiti di maggioranza trovano infine un accordo sulle nomine riguardanti Rai, Polizia, prefetto di Roma e Guardia di finanza. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti – assente alla riunione odierna poiché impegnato in Giappone con il G7 – ha deliberato la designazione di Roberto Sergio quale componente del Consiglio di amministrazione della Rai. Il Mef adesso, in Assemblea, formulerà al Consiglio di amministrazione formale proposta di nomina di Sergio quale amministratore delegato. Sergio prenderà quindi il posto lasciato vacante dal dimissionario Carlo Fuortes per la restante durata del mandato.

VIA LIBERA DEL GOVERNO A DE GENNARO E PISANI

Su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il Cdm ha approvato la nomina dell’attuale numero due dell’Aisi, Vittorio Pisani, a Capo della Polizia, ruolo finora ricoperto da Lamberto Giannini, a sua volta nominato nuovo Prefetto di Roma. Sciolto infine anche il nodo riguardante il successore di Giuseppe Zafarana al vertice della Guardia di finanza. Alla fine, sulla base di un accordo politico, si è deciso di puntare sul comandante in seconda Andrea De Gennaro (qui l’approfondimento di Start Magazine). La sua nomina sarà formalizzata in occasione della prossima riunione del Cdm, dopo il ritorno di Giorgetti.

LE PAROLE DI MELONI

A entrambi Giorgia Meloni ha augurato “un grande successo in questo nuovo e delicato incarico, per il quale potranno contare sul pieno sostegno del governo”. Per la premier, d’altronde, Pisani e Giannini sono “due servitori dello Stato di grande competenza ed esperienza che contribuiranno a rafforzare la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni”. Soddisfatto per le nomine anche il vicepremier Matteo Salvini: “Da parte mia e di tutta la Lega, congratulazioni a Pisani, nuovo capo della Polizia. Grazie e buon lavoro a Lamberto Giannini, neoprefetto di Roma”.

CHI E’ VITTORIO PISANI, NUOVO CAPO DELLA POLIZIA

Il nuovo capo della polizia è Vittorio Pisani, classe 1967, dirigente superiore della Polizia di Stato, (attuale vicedirettore dell’Aisi) è stato capo della mobile di Napoli e ha diretto attività investigative che hanno condotto alla cattura del boss del clan dei casalesi Antonio Iovine e del capoclan Michele Zagaria.

LA BIOGRAFIA DI PISANI

Calabrese di nascita, ma napoletano di adozione, Pisani ha trascorso a Napoli molti anni della sua carriera. Funzionario responsabile di diverse sezioni della squadra mobile di Napoli dal 1990 al 1999, nel 1998 è stato promosso per merito straordinario al grado di vice questore aggiunto per una operazione di polizia giudiziaria di straordinaria importanza nel contrasto all’Alleanza di Secondigliano. Dal 1999 al 2004 ha ricoperto l’incarico di funzionario coordinatore di indagini in materia di criminalità organizzata e di ricerca latitanti presso il Servizio centrale operativo della polizia di Stato. Dirigente della squadra mobile di Napoli dal 2004 al 2011, nel corso dell’incarico ha ricevuto numerosi encomi ed encomi solenni per operazioni di polizia giudiziaria di particolare importanza contro la criminalità organizzata, tra cui le catture di diversi capi di camorra latitanti.

LE TAPPE DELLA CARRIERA DI PISANI

Vice consigliere ministeriale presso la Direzione centrale anticrimine dal giugno 2011 al dicembre 2012, ha diretto le attività investigative che hanno condotto alla cattura del capo della camorra latitante Michele Zagaria.

ACCUSE E ASSOLUZIONE

“Nel 2011 – ha ricordato Il Sole 24 Ore – Vittorio Pisani fu coinvolto nell’inchiesta sul presunto riciclaggio di denaro sporco da parte del clan di camorra Lo Russo in lussuosi ristoranti di Napoli gestiti dai fratelli Iorio, dei quali era amico. La Procura, all’epoca guidata da Giovandomenico Lepore, gli contestava i reati di rivelazione di segreto, favoreggiamento, abuso d’ufficio e falso. Il rinvio a giudizio avvenne pochi giorni dopo l’arresto del boss Michele Zagaria. Ma Pisani da quelle accuse è stato completamente scagionato e assolto con formula piena in tutti i gradi di giudizio”.

LE POLEMICHE PER LA SCORTA A SAVIANO

Nel 2009 Vittorio Pisani, all’epoca capo della squadra mobile di Napoli, rilasciò un’intervista al Magazine del Corriere della Sera, in cui spiegava di non condividere la decisione di concedere la scorta a Roberto Saviano, autore di «Gomorra», libro dato alle stampe tre anni prima. «Demmo parere negativo. Tantissime persone impegnate contro i clan restano senza difesa» disse tra l’altro il poliziotto.

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU VITTORIO PISANI

 Il nuovo capo della polizia è il classico esemplare di ciò che si definisce, con formula un po’ abusata, uno «sbirro di razza»; investigatore specializzato in criminalità organizzata e cacciatore di latitanti, Vittorio Pisani — calabrese di nascita e napoletano di adozione, ma tifoso del Milan, 56 anni tra dieci giorni — incarna il funzionario cresciuto alla scuola delle Squadre mobili e dell’Anticrimine, espressione di una generazione formatasi all’indomani delle stragi mafiose che trent’anni fa misero in ginocchio il Paese e provocarono una riscossa dello Stato fondata proprio sulla lotta ai clan.

Da lì si avviò la catena dei «mobilieri» al vertice dell’istituzione: Fernando Masone, Gianni De Gennaro, Vittorio Manganelli e Alessandro Pansa hanno guidato la Pubblica sicurezza per un ventennio, tra il 1994 e il 2015, e allevato una nidiata di poliziotti destinati a una brillante carriera. Pisani l’ha trascorsa quasi tutta fra questura di Napoli e Servizio centrale operativo, attività in strada e con l’orecchio sempre teso a intercettazioni e «soffiate», ma anche cultore del Diritto applicato alle indagini e autore di pubblicazioni scientifiche; protagonista di inchieste e catture di boss importanti (soprattutto di camorra) e qualche incidente di percorso: le polemiche per il parere contrario alla scorta assegnata all’allora giovane scrittore Roberto Saviano e un processo per presunto favoreggiamento e rivelazione di segreto dal quale è uscito con una doppia assoluzione, in primo grado e in appello; e il suo accusatore, l’ex camorrista pentito Salvatore Lo Russo, condannato per calunnia.

Una vicenda giudiziaria che, hanno scritto i giudici nella sentenza divenuta definitiva, «ha finito per trasformarsi in un processo alla carriera dell’imputato, alla sua moralità, alla sua stessa persona e di riflesso all’importante ufficio cui era preposto (in quel momento capo della Mobile, ndr)». Lasciandolo però senza macchia. Da indagato, i magistrati gli avevano imposto il divieto di dimora a Napoli, e in quel frangente Pisani era tornato a lavorare a Roma, alla Direzione anticrimine, da dove ha guidato la cattura di Michele Zagaria, il boss del clan dei Casalesi, un anno dopo quella dell’altro capo Antonio Iovine.

Da quelle operazioni è nata la fiction Rai Sotto copertura, con l’attore Claudio Gioè nei panni di Pisani che nel frattempo è salito di grado approdando alla guida del Servizio Immigrazione del ministero: altro ufficio divenuto strategico dove è stato apprezzato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini durante il governo Conte I e dall’allora capo di gabinetto Matteo Piantedosi, che nel 2019 l’hanno promosso a vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto interno.

Con Piantedosi rientrato al Viminale da titolare, e il governo Meloni deciso a far rientrare nella giostra dello spoils system pure il vertice della polizia, il nome di Pisani è emerso come una candidatura quasi naturale per sostituire Lamberto Giannini, nominato poco più di due anni fa. Un’esperienza interrotta bruscamente soprattutto per dare un segno di discontinuità rispetto al passato più recente incarnato più che da Giannini dal suo predecessore: il prefetto Franco Gabrielli, nominato nel 2015 da Matteo Renzi e divenuto il faro di Mario Draghi in materia di sicurezza, al punto di sceglierlo come sottosegretario con delega ai servizi segreti.

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI REPUBBLICA SU VITTORIO PISANI

Il futuro capo della polizia aveva cominciato a bruciare le tappe subito dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita a Roma. Nel 1990, vinto il concorso in polizia, arriva a Napoli. Dopo quattro mesi alle volanti, passa alla squadra mobile. Nel 1997, ad appena 30 anni, diventa capo della sezione Omicidi e si costruisce la fama di cacciatore di latitanti. Per le sue indagini sul cartello camorristico “dell’Alleanza di Secondigliano” viene promosso vicequestore aggiunto per meriti straordinari e nel 1999 va a Roma, al Servizio centrale operativo, dove resta per cinque anni. Qui mette a segno uno dei colpi ai quali è più legato: l’arresto di Francesco Prudentino, boss della Sacra corona unita pugliese, scovato nel 2000 in Grecia, dove Pisani resta sei mesi per seguire l’operazione. Nel 2004 torna a Napoli per guidare la Mobile: una squadra di 400 poliziotti, 40 gruppi investigativi e 9 dirigenti che raggiunge risultati di enorme spessore, risolvendo delitti e arrestando boss come Eduardo Contini, Vincenzo Licciardi, Cesare Pagano, Salvatore Russo e killer come Ugo De Lucia, assassino di Gelsomina Verde, vittima innocente della faida di Scampia. In quegli anni, scrive un libro intitolato Informatori, notizie confidenziali, segreto di polizia. Fa discutere una sua intervista del 2009, dove dice di aver dato parere negativo all’assegnazione della scorta all’autore di Gomorra, lo scrittore Roberto Saviano. Dal 2012 si occupa della gestione del fenomeno migratorio e per cinque anni dirige il Servizio centrale dell’Immigrazione a Roma anche quando (nel 2018) al Viminale arriva Matteo Salvini. A luglio del 2019 il governo Conte lo nomina vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto interno. Da oggi è il numero uno della polizia di Stato. Un’altra sfida, per il cacciatore di latitanti

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