Un mito si riconosce se resiste al passare del tempo. E mitico può esserlo a pieno titolo anche un film. Lo conferma “C’era una volta in America” di Sergio Leone che, riproposto nei giorni scorsi nelle sale cinematografiche quarant’anni dopo la sua uscita, ha riscosso un grande successo di pubblico. Di quel film e del lavoro per realizzarlo aveva raccontato tutto Piero Negri Scaglione con “Che hai fatto in tutti questi anni”. Però, per conoscere meglio la grandezza di un regista come Sergio Leone, conviene non limitarsi al suo ultimo capolavoro. Meglio ripercorrere vita e carriera di un artista geniale diventato celebre proprio sessant’anni fa con il leggendario “Per un pugno di dollari”. E per farlo basta leggere “Il cinema è mito. Vita e film di Sergio Leone” di Marcello Garofalo (Minimum Fax, 537 pagine, 20 euro).
Più che una biografia di un regista è la storia di una grande passione per il cinema che inizia sin da quando Leone è ancora un ragazzo. Ne sente il fascino già in famiglia. Suo padre Vincenzo, famoso con lo pseudonimo di Roberto Roberti, è una star del mutoche ha lavorato con celebrità come Francesca Bertini. Ma non scende a compromessi con il regime fascista, dice di no a Mussolini e gerarchi e la sua brillante carriera si blocca per molti anni. Tempi difficili che il giovane Sergio non dimentica e quando per alcuni lavori deve trovare uno pseudonimo inglese sceglie Bob Robertson in omaggio alla figura paterna. Scrive presto la sua prima sceneggiatura, “Viale Glorioso”, che però chiude in un cassetto dopo aver visto “I vitelloni” di Federico Fellini.
Ma da subito Sergio Leone dimostra la propria abilità nelle tecniche di ripresa. C’è il suo talento nella mitica corsa delle quadrighe fra Ben Hur e Messalla o nelle scene di massa di Quo Vadis. La strada è aperta per diventare un regista affermato. E Cinecittà in quegli anni non è avara di opportunità. Il primo film, “Il colosso di Rodi”, non è un grade successo e del resto appartiene a un genere che Leone non ama più di tanto. Ma poi, nel 1964, arriva “Per un pugno di dollari”. E il libro di Marcello Garofalo non è solo una ricostruzione storica ma un’autentica miniera di episodi dalla scelta degli attori al primo incontro con Clint Eastwood alla querelle per l’accusa di plagio da parte del regista giapponese Akira Kurosawa. Ogni difficoltà viene superata e al terzo giorno nelle sale “Per un pugno di dollari” è un boom di incassi. Inizia così la trilogia del dollaro. E registi come Kubrick e Tarantino diranno poi di aver imparato qualcosa da Leone. Il mito continua con la seconda trilogia: “Giù la testa”, “C’era una volta il West” e soprattutto “C’era una volta in America sono altrettanti capolavori di cui Garofalo racconta ogni dettaglio.
All’elenco di grandi film ne manca uno: quello sui mille giorni dell’assedio di Leningrado che Sergio Leone aveva deciso di realizzare. La sua morte prematura a soli sessant’anni lascia il progetto incompiuto.Resta la certezza che sarebbe stato l’ennesimo capolavoro di quel mito indimenticabile che si chiama Sergio Leone.