Gloria Origgi è una filosofa, vive a Parigi è direttrice di Ricerca al CNRS, Institut Nicod, dell’Ecole Normale Supérieure. Che conseguenze può avere la condanna di Marine Le Pen sul sostegno a RN? Può diventare, come per Trump, l’evento decisivo per aumentare il suo consenso? O è la fine di una leadership?
Marine Le Pen è stata condannata a quattro anni di prigione, di cui due da scontare effettivamente, probabilmente con braccialetto elettronico, e soprattutto a cinque anni di ineleggibilità.
Questo significa che Marine Le Pen sarà esclusa dalle elezioni presidenziali del 2027. L’impatto sulla politica francese è ancora in evoluzione, ma certamente i politici francesi sono sotto shock.
Questa sentenza cambia radicalmente lo scenario delle presidenziali del 2027. Marine Le Pen resta comunque parlamentare all’Assemblea Nazionale francese.
Il candidato del Rassemblement National sarà sicuramente Jordan Bardella, che sui social ha già lanciato un appello alla mobilitazione per sostenere Marine Le Pen, denunciando l’ingiustizia della condanna.
Bardella ha scritto su Twitter che, con la condanna di Marine Le Pen, è stata condannata la democrazia francese stessa. Adesso è importante osservare la reazione dell’opinione pubblica e capire se ci sarà un sostegno massiccio alla leader del Rassemblement National.
Anche il premier ungherese Viktor Orbán ha già espresso pubblicamente il suo sostegno a Marine Le Pen.
È noto che oggi sentenze di questo tipo vengono spesso reinterpretate e percepite diversamente dall’opinione pubblica. Al momento è ancora troppo presto per comprendere appieno le reazioni della piazza francese, ma certamente si tratta di un terremoto politico.
Dopo le elezioni di questa estate, i successivi governi francesi si sono trovati ostaggio di RN, in che modo la destra ha esercitato la sua influenza?
Marine Le Pen e il Rassemblement National, dopo la dissoluzione delle Camere francesi nel giugno 2024, hanno certamente remato contro tutti i governi successivi, prima quello guidato da Barnier e adesso quello di Bayrou. La strategia seguita da Marine Le Pen, che era anche sotto pressione per questo processo e per la sentenza appena arrivata, è stata quella di destabilizzare continuamente Macron.
L’obiettivo, perseguito dal Rassemblement National con la complicità, in realtà, anche dell’estrema sinistra francese di Jean-Luc Mélenchon, era far cadere sistematicamente ogni governo, fino a indurre Macron alle dimissioni e provocare quindi elezioni presidenziali anticipate.
Questo però non è avvenuto. Anzi, Macron, considerando la situazione internazionale, ha riguadagnato consensi nei sondaggi e aumentato la sua popolarità.
Ora Marine Le Pen è esclusa dalla corsa presidenziale del 2027 per effetto della sentenza. Si arriverà quindi, più o meno tranquillamente, al termine naturale della legislatura nel 2027.
Va però ricordato che Marine Le Pen resta ancora parlamentare nell’Assemblea Nazionale francese, perché la sentenza non influisce sul suo mandato parlamentare. Continuerà probabilmente a cercare di indebolire i governi sotto la presidenza di Macron.
Tuttavia, questa condanna sembra rassicurare almeno in parte rispetto alle possibili perturbazioni politiche, e rende ormai improbabile lo scenario di elezioni anticipate prima del 2027.
Quali leadership alternative stanno emergendo in vista del 2027? Chi riempirà il vuoto di Macron per sfidare la destra?
Dunque, con questa sentenza sicuramente assisteremo a un cambiamento di scenario: non ci troveremo più davanti al classico dibattito presidenziale Macron-Le Pen, quello che ha caratterizzato le ultime due elezioni presidenziali francesi.
Sappiamo già chi prenderà il posto di Marine Le Pen: il suo delfino Jordan Bardella, che oggi gode addirittura di una popolarità superiore alla stessa Le Pen in Francia.
Bardella, inoltre, ha il vantaggio di non essere associato alla storia controversa e sulfurea della famiglia Le Pen. È più giovane, proviene dalle classi popolari, riscuote molta simpatia soprattutto tra i giovani, ed è anche un comunicatore più efficace rispetto a Marine Le Pen.
Dall’altra parte, invece, regna ancora una grande incertezza. Non si sa ancora chi raccoglierà l’eredità politica di Macron. Potrebbe essere un politico di destra: oggi emerge con forza Bruno Retailleau, attuale ministro degli Interni, un politico chiaramente di destra che ha abbracciato la linea dura anti-immigrazione tipica dell’estrema destra, riuscendo così a intercettare ampi consensi.
Altri nomi restano sullo sfondo, alcuni anche nell’area macronista. In questi giorni sui social si parla molto di Dominique de Villepin, figura storica della politica francese legata a Jacques Chirac.
Tuttavia, de Villepin non ha una vera base elettorale né una solida rete politica nel Paese, e quindi al momento sembra più un fenomeno mediatico che una reale opzione politica con radicamento nel territorio.