Eppure c’è un nesso fra quanto è accaduto in Russia e in Italia, fra la morte procurata da Putin in Siberia al suo giovane oppositore Alexey Navalny, al quale non bastavano i 19 anni di detenzione comminatagli ma bisognava che fossero abbastanza duri per farlo morire, e l’esibizione a Roma del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Che, assunta la guida di una manifestazione d sindaci contro le autonomie differenziate delle regioni, peraltro previste dalla Costituzione per una modifica a suo tempo introdotta dal suo partito, ha scelto divani e divanetti di Montecitorio per attribuirsi con uno dei suoi abituali paradossi la parta destinata con un insulto alla premier Giorgia Meloni. La parte della “stronza”, o dello “stronzo” al maschile, o neutro, che la stessa Meloni all’atto dell’insediamento a Palazzo Chigi preferì per le sue funzioni o carica di presidente del Consiglio.
Ciò che accomuna la Russia e l’Italia, o più modestamente, se preferite, due personaggi come Putin e De Luca è l’abuso. L’abuso della forza e del potere da parte di un Putin che si considera una mezza reincarnazione di Pietro il Grande ma in realtà è solo la brutta copia di Stalin, attribuitosi il compito di “denazificare” l’Ucraina invadendola, mettendola a ferro e fuoco e sfidando un Occidente -ahimè- che sembra sempre già stanco di una guerra che pensava di poter liquidare in meno tempo, prima che le si sovprapponesse quella scatenata in Medio Oriente da chi ritiene che debbano essere denazificati anche gli ebrei.. Dall’altra parte, da noi, fra Napoli e Roma, è esploso il fenomeno latente da tempo di abuso della democrazia.
Questo abuso non è di un governo al quale si attribuì peraltro la colpa un anno e mezzo fa di nascere nel centenario della marcia fascista su Roma, e perciò fascista anch’esso, ma di un po’ tutte le componenti della variegata opposizione, a cominciare dalla maggiore, per ora, Già, perché oltre a non dissociarsi, almeno sino al momento in cui scrivo, dalla “stronza” data dal suo collega di partito ad una Meloni che non più tardi di qualche giorno fa le ha permesso con l’astensione della maggioranza l’approvazione alla Camera di una mozione su Gaza che fa accapponare la pelle per una certa miscela di demagogia e disinvoltura, la segretaria del Pd ha condiviso tutte le proteste di De Luca. “La patriota divide l’Italia” gridava un titolo di Repubblica apposto in prima pagina ieri su ‘un’intervista della stessa Schlein.
Così peraltro la segretaria del Nazareno, recuperando il “Nonostante il Pd” di un recente libro di De Luca contro di lei, si è di fatto ritrovata con lui nel titolo che l’Unità di Piero Sansonetti ha proposto ai lettori per sostenere il governatore pur maleducato della Campania: “De Luca (nonostante il Pd…) pende la testa del Sud e assale Palazzo Chigi”. Il cui portone per fortuna era chiuso ieri quando il governatore vi è arrivato davanti per reclamare di entrarvi.