skip to Main Content

Fase 2

Vi spiego cosa fa il Veneto di Zaia contro il Coronavirus

Ecco come si muove la Regione Veneto governata da Zaia contro il Coronavirus. Il post di Stefano Biasioli, primario nefrologo in pensione. presidente Fedespev provincia di Vicenza

Sia chiara una cosa. Non sono fan di Zaia e non ho mai fatto parte della coorte dei “laudatores” della giunta regionale veneta, da egli governata.

Ma, da quando è scoppiato il bubbone Covid-19 in Lombardia e poi subito dopo, in Veneto, ho maturato un profondo rispetto per quanto il governatore (con il suo gruppo) sta facendo nel tentativo, assai temerario, di contenere la virosi con atti e con decisioni dure, antipopolari ma necessarie.

Prima decisione, dura ma indispensabile: dichiarare zona off-limits Vo’ Euganeo, con i suoi 3.000 abitanti.

Seconda decisione: ampliare immediatamente gli spazi delle rianimazioni e dei reparti di malattie infettive.

Terza decisione: allestire tende di screening all’esterno degli ospedali, per separare i percorsi dei potenziali infettati da quelli dei malati ordinari.

Quarta decisione: tamponare a tappeto Vo’ Euganeo, i ricoverati, i nuovi malati, i sanitari impegnati sul fronte. Tamponare tutti i possibili soggetti, pur con i limiti legati alla carenza di tamponi.

Quinta decisione: metterci la faccia, con una conferenza stampa quotidiana per raccontare i numeri del contagio, i progetti e le difficolta quotidiane. Per ribadire mille volte la necessità di stare in casa, di uscire solo per necessità assolute, bardati a tutto punto.

Sesta decisione: la creazione di ospedali Covid-19, attrezzati a tutto punto, e la riapertura di ospedali dismessi (almeno 7) ove far affluire i pazienti guariti in quarantena e i pazienti più lievi.

Settima decisione: comperare direttamente i presidi sanitari mancanti (mascherine, letti per rianimazione, ossigenatori, tamponi, kits per la diagnostica rapida, analizzatori automatizzati etc) senza aspettare lo arrivo dei fondi governativi o della protezione civile nazionale.

Risultati parziali?

1) contenimento, in Veneto, dell’infezione, anche se la battaglia è ancora lunga;

2) 100.000 tamponi effettuati, nonostante le difficoltà logistiche;

3) 20.064 veneti in isolamento e seguiti a domicilio, evitando (nei limiti del possibile) l’accesso all’ospedale;

4) Produzione di milioni di mascherine “venete”, ad opera di industriali veneti, per tamponare la carenza di un fondamentale presidio difensivo individuale;

5) Un lavoro magnifico da parte di medici, infermieri, volontari, alpini, protezione civile… guidati da Zaia, Lanzarin, Bottacin, sulla base delle indicazioni di uno staff scientifico.

Sono questi i fatti veneti.

Spiace allora dover registrare le parole “offensive” del ministro Boccia che sabato ha affermato che “le regioni da sole sarebbero crollate… senza lo stato non ci sarebbe stato nulla”.

Domenica alla conferenza stampa delle 12,30 a una domanda su questo, Zaia ha pacatamente risposto, più o meno così: “Non siamo accattoni […] abbiamo una chiara idea di quanto il Veneto ha speso per questa battaglia e di quanto il Veneto abbia ricevuto da Roma. […] Non siamo stati riempiti di mascherine, da Roma […] ma la polemica la faremo a guerra finita. I 700.000 test rapidi li abbiamo comperati noi, non il governo […]. Abbiamo bisogno di 200.000 mascherine FFP3 al giorno, il governo ce ne ha mandate 3.210 in tutto. Abbiamo bisogno di 550.000 mascherine chirurgiche al giorno ma il governo ce ne ha date 682 in tutto. Debbo ringraziare i veneti che ci stanno dando tanti soldi, perché le spese sono tante. Debbo ringraziare gli industriali veneti, che ci hanno regalato mascherine e attrezzature. […] No, non entro in polemica con Boccia, ma ha fatto un grosso scivolone”

Stefano Biasioli

Primario Nefrologo in pensione

Presidente FEDERSPeV Provincia di Vicenza.

Back To Top