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Sanità Pnrr

Come e perché la politica ha fallito nella sanità. Parola di medico

L'intervento di Stefano Biasioli

Questa torrida estate ha fatto perdere la sinderesi (capacità di connettere, di distinguere tra bene e male) a parecchie persone. È indecente vedere, per le strade cittadine, uomini e donne abbigliati come se fossero in spiaggia. Uomini con “canotta ” (o torace totalmente scoperto) e infradito. Donne con larghe parti scoperte, anche se l’età e la ciccia incombente richiederebbero una totale copertura, ottenuta con vesti leggere.

Ma è ancora più indecente che, con un siffatto abbigliamento, si entri nelle corsie di un ospedale. Abbigliamento indecente e pericoloso, per sé e per le persone ricoverate, che si vanno a visitare.

Indecenti sono coloro che vanno in ospedale e in ambulatorio senza silenziare il proprio telefonino, causando così disagio e arrabbiature ai sanitari e ai pazienti.

Indecenti sono quei parlamentari che non rispettano, con un vestiario acconcio, il loro ruolo istituzionale e la (tanta o poca?) sacralità delle aule parlamentari.

Indecenti sono coloro che ritengono che una qualunque legge varata dal parlamento possa essere violata per presunti scopi umanitari o “interpretata da magistrato di turno”.

Risultato? Sullo stesso argomento e sullo stesso testo legislativo, pareri diversi tra magistrati inquirenti e giudicanti, con risultati “discutibili”, “buffi”, “disorientanti”.

ITALIA PATRIA DEL DIRITTO?

Ai tempi dei romani, forse. Non certamente oggi.

Si pensi al disastro amministrativo-economico-procedurale della triste vicenda delle banche venete. Si pensi alla eterogeneità delle decisioni della magistratura in tema di migranti, irregolari, economici e “non politici”.

Si pensi alla presenza di “nuovi schiavi” tra i migranti irregolari, raccolti in campi profughi indecenti (chi si ricorda di Cona ?) e prede facili per i caporali di giornata o per traffici di sostanze illecite.

Si pensi a quanti immigrati abbiano residenze fasulle, per giustificare l’accesso al nostro sistema sanitario.

Si pensi alle faide “scoperte” all’interno della magistratura.

Si pensi alle migliaia di fascicoli “contro qualcuno o qualcosa”, aperti 1-3-5-10-15 anni fa e lasciati marcire, con continui rinvii, per la gioia degli avvocati e l’incazzatura dei soggetti interessati (siano esse denuncianti o denunciati).

OSPEDALI E TRIBUNALI

Da vecchio medico ospedaliero mi chiedo e vi chiedo: Perché in ospedale le cartelle dei malati vanno chiuse alla dimissione e/o dopo il completamento delle indagini e del ciclo di terapia e invece nei tribunali i fascicoli possono invecchiare, ingiustificati?

Perché, in ospedale, se un primario non “chiude” una cartella (diagnosi, lettera di dimissione, Drg) la direzione ospedaliera interviene rapidamente per “danno clinico ed economico all’Ente”?

Perché il presidente di un tribunale o chi per lui non effettua analoghi controlli operativi sui magistrati del tribunale stesso ?

Nel Servizio Sanitario Nazionale è ormai nota la produttività dei singoli sanitari e delle singole strutture. Qual’è la produttività del sistema giudiziario, in toto e per singolo tribunale?

Lo so, è un tema scottante. Ma non c’è diritto garantito, in assenza di una certezza sui tempi delle azioni legali in essere.

Problema di organico? Numero basso di magistrati e di amministrativi?

E, allora, che ne è del cronico sotto-organico dei medici e dei sanitari in Italia?

Sempre di più è evidente che, da circa 20 anni, la politica ha fallito in campo sanitario. Ha fallito perché non ha saputo programmare il numero dei professionisti della sanità.

Chi scrive ha, durante le trattative all’Aran per il Ccnl 2002-2003 dei medici ospedalieri, ripetutamente previsto la futura carenza dei medici. Inascoltato, purtroppo.

E di tutto si parla, oggi, in Italia (tra i politici e tra i cittadini) tranne della necessità di riformare il Ssn, datato 1978.  E di tutto si parla, oggi, in Italia, tranne della necessità di modificare pesantemente l’assetto della giustizia italiana, per evitare che la giustizia si trasformi in ingiustizia.

L’orizzonte appare molto buio.

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