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Biden

Vi racconto mosse e politiche trumpiane di Biden

Biden non proclamerà mai: “Make America Great Again!”, ma la sua amministrazione lo sta facendo con molto più impegno e efficacia di Trump. Ecco perché. Il corsivo di Teo Dalavecuras

 

Si è “sorpreso” il presidente Joe Biden quando ha saputo, nel novembre scorso, che gli avvocati incaricati di chiudere il suo vecchio ufficio privato nel Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement, di quand’era vice di Barack Obama, erano inciampati in una piccola collezione di documenti “classified”, ben riposti al riparo da sguardi indiscreti. Documenti che secondo i media americani riguarderebbero tra l’altro Ucraina, Siria e Iran, ma di cui Biden ha fatto sapere di ignorare il contenuto.

Per i giornalisti italiani provvisti di un po’ di memoria, l’associazione sarà subito scattata con il pagamento di cui l’indimenticabile ex ministro Claudio Scajola avrebbe beneficiato “a sua insaputa” (indimenticabile proprio per quelle tre parole divenute proverbiali, che gli hanno garantito un posto nella storia, quanto meno la storia del lessico italiano nel primo decennio di questo secolo). Lo si rileva senza la minima intenzione di avvicinare alla figura del presidente americano quella decisamente più modesta del pur longevo Sindaco di Imperia, ma solo perché c’è qualcosa che intenerisce in questa reazione così umana, quasi fanciullesca, che a tutti i livelli si traduce in una dichiarazione ripetuta dall’eternità: “non lo sapevo”.

Per i media americani e internazionali che, a differenza dell’estensore di queste righe, devono occuparsi di cose serie, l’associazione non poteva non scattare con l’irruzione dell’8 agosto 2022 nella tenuta di Donald Trump in Florida, la storica Mar-a-Lago, dove la Fbi ha trovato larga messe di documenti relativi al ruolo istituzionale di Trump.

Qualche avvocato di Biden si è premurato di esortare i media a non confondere “le mele con le arance”, ma in realtà non ce n’era bisogno. Le differenze sono state da subito enfatizzate: la Cnn ha compilato uno specchietto dove si contrappongono: i 10 documenti riservati (di cui “alcuni” top secret) trovati nell’ufficio di Biden ai 325 (di cui 80 top secret) trovati nelle proprietà di Trump; la cooperazione di Biden agli ostacoli frapposti da Trump; la premura degli avvocati di Biden che dopo il ritrovamento hanno avvisato gli archivi nazionali all’inattività degli avvocati di Trump.

Ora si sente già parlare di un secondo ritrovamento, ma questo riguarda la sostanza, che lascio volentieri agli specialisti della cronaca parapolitica, che hanno le qualità richieste agli artificieri: certi scoop a scoppio ritardato (il primo ritrovamento è di novembre scorso ma è emerso solo in questi giorni) sono come le ciliegie, poi magari si esagera e possono risultare indigeste; vedi Mani Pulite e trent’anni dopo il Qatargate, che è già diventato Kaili-Giorgi-Panzeri-Cozzolino Gate lasciando opportunamente in ombra il Qatar per non innervosirlo oltre misura.

Utili gli specchietti della Cnn, ma anche l’utente medio dei mezzi d’informazione è pienamente consapevole dell’abissale differenza tra i due presidenti. Del resto, se centinaia e centinaia di alti esponenti dell’intelligence, della diplomazia e della politica estera e di sicurezza americana, tra cui personaggi mitici come Madeleine Albright, durante l’ultima campagna presidenziale avevano firmato uno stentoreo manifesto a sostegno di Biden, qualche motivo ci sarà stato: di Biden l’establishment americano e quindi occidentale si può fidare, di Trump no. Poi, a chiunque può capitare di dimenticarsi in un cassetto o in una cassetta di sicurezza qualche carta di lavoro, e se di lavoro fai il presidente degli Stati Uniti è inevitabile che queste siano carte top secret.

Un aspetto mi lascia lievemente incuriosito: che i media occidentali siano così poco interessati a approfondire il paradosso che emerge dietro le evidenti differenze, persino antropologiche, tra i due presidenti. Il fatto cioè che, in molte e non secondarie questioni Biden abbia proseguito e potenziato le politiche impostate, coi suoi modi rozzi, certo, da Trump. Il protezionismo economico Usa, per esempio, allora come oggi giustificato con esigenze di sicurezza, ma che è ormai arrivato a spazientire perfino un paese europeo più filo-americano della Polonia se possibile, i Paesi Bassi; che sia pure in bel modo fanno notare al grande fratello di oltre-atlantico che un conto è la sicurezza e un altro la lotta economica (a proposito della richiesta americana di imporre un divieto alle esportazioni della ASLM – la più grande azienda high-tech europea – verso la Cina, solo in parte giustificabile con preoccupazioni inerenti alla sicurezza, ma che alla grande azienda dei Paesi Bassi costerebbe un terzo del fatturato).

Quando è stato interpellato dai giornalisti sul ritrovamento dei documenti riservati nel suo vecchio ufficio, Biden era in Messico impegnato in un vertice con i suoi omologhi canadese e messicano. La politica di contenimento delle immigrazioni da parte dell’amministrazione Biden in questi anni, se si deve credere ai media vicini all’attuale governo, si è notevolmente inasprita rispetto agli anni di Trump, pure oggetto a suo tempo di un’insistita campagna mediatica per il dichiarato proposito di far costruire un muro al confine con il Messico.

Insomma, Biden non proclamerà mai: “Make America Great Again!”, ma la sua amministrazione lo sta facendo con molto più impegno e efficacia di Trump, e questo è un paradosso, se stiamo alla vulgata che ha contrapposto e contrappone i due come la notte e il giorno.

C’è poi un risvolto che in teoria dovrebbe interessare i media europei: il fatto che questo MAGA sub specie di crociata per la democrazia si attui in buona parte a spese dell’Europa, ma anche qui si registra pochissima curiosità, benché non tutti tocchino i vertici del Corriere della Sera che, presentando l’ultima newsletter della casa di Via Solferino (“Europe Matters”) titola “L’Europa? Modello per gli Usa”: ma si sa, la classe non è acqua.

Nel frattempo, i media si concentrano sulle differenze tra le “mele” e le “arance”: encomiabile zelo.

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