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Vi racconto l’ultima renzata di Renzi

Matteo Renzi? Quasi un figliuol prodigo del Pd della Schlein e di Cuperlo. I Graffi di Damato

Ho appreso da Matteo Pucciarelli, leggendone su Repubblicail racconto” della festa dell’Unità a Melzo, nella “provincia profonda di Milano”, del nuovo, penultimo ritorno di Matteo Renzi fra il pubblico del Pd. Che lo ha accolto persino con ovazioni come ospite e interlocutore di Gianni Cuperlo. Il quale a suo tempo, ma sempre in questo secolo, non nell’altro, si dimise da presidente del partito non sopportando politicamente Renzi come segretario, e contemporaneamente anche presidente del Consiglio. Come nella Dc, da cui lo stesso Renzi proveniva con la famiglia, avevano voluto fare solo il corregionale Amintore Fanfani e l’irpino Ciriaco De Mita ricavandone alla fine, anche loro, più guai che altro.

Poco è mancato che il pubblico e lo stesso Cuperlo non chiedessero all’ospite, e amico ritrovato, di tornare nel partito smettendola di contare i pochi, pochissimi decimali della sua nuova formazione politica. Magari, se si fossero spinti a tanto, Renzi pur di sorprenderli avrebbe accettato,

Il caso ha voluto che il quasi figliol prodigo del Nazareno arrivasse a Melzo nello stesso giorno della rivolta giudiziaria contro l’urbanistica presuntivamente corruttrice e corrotta di Milano. E lui è riuscito a parlarne apprezzando acrobaticamente sia i magistrati inquirenti sia il sindaco milanese finito fra la settantina degli indagati, di cui ha personalmente garantito competenza, onestà e serietà.

Ma oltre alle notizie della Pirellinopoli seguita alla Tangentopoli di 33 anni fa, ha accompagnato Renzi a Melzo l’eco, diciamo così, dei festeggiamenti a Roma e dintorni dei primi mille giorni trascorsi da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, in fase ormai di sorpasso anche del suo governo -di Renzi- durato fra il febbraio del 2014 e il dicembre del 2016.

Della Meloni ormai il predecessore toscano ha un’ossessione. Per quanto ne scriva e ne dica il peggio possibile, deridendone più o meno la stabilità istituzionale, elettorale e sondaggistica, la sente minacciosamente e concretamente lanciata verso il Quirinale. Dove nessuna donna -come prima di lei a Palazzo Chigi- è mai riuscita ad arrivare nella storia della Repubblica.

“Non credete alle balle. Loro – ha gridato Renzi aspirando al massimo tutto il possibile – vogliono mettere le mani al Quirinale. Non con Ignazio La Russa, con Giorgia Meloni. Se prendono il Colle viene meno un sistema istituzionale”. Alla scadenza del secondo mandato di Sergio Mattarella, nel 2029, mancano tre anni e mezzo, pari a circa 1300 giorni. Un’eternità di angoscia per il senatore di Scandicci.

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