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Javier Milei

Vi racconto lo scandalo vaccini Vip in Argentina

Che cosa succede sui vaccini anti Covid in Argentina? L'approfondimento di Livio Zanotti, autore del ildiavolononmuoremai.it

 

 

Ha generato immediatamente una polemica che aggiunge altro veleno alla politica argentina la rivelazione che alcuni notissimi personaggi hanno approfittato della loro amicizia con il ministro della Sanità per saltare la fila e farsi vaccinare in via riservata contro il Covid.

Deve accadere un po’ dovunque in questo nostro pianeta, in cui le case farmaceutiche proprietarie dei diversi vaccini si guardano bene dal facilitare l’accesso al prezioso farmaco, ben più preoccupate invece di garantire i loro super-profitti (tanto peggio per chi intanto muore: o questo è moralismo?).

Tuttavia, in un governo che si dichiara “giustizialista” (eredità nominalistica del passato: oggi è un più o meno assennato populismo di centro-sinistra), lo scandalo è assicurato, clamoroso e non gratuito.

Infatti il presidente della Repubblica, Alberto Fernandez, ha subito reagito esigendo le dimissioni del ministro della Sanità e nominando al suo posto la vice che è una riconosciuta esperta in vaccini. E il ministro in questione, Gonzalez Garcìa Gines, un medico fino a ieri considerato dai più un onest’uomo, ha detto di cadere dalle nuvole (“ero in trasferta di lavoro…”); ma se n’è andato subito con la coda tra le gambe. Lasciando la patata bollente nelle mani già sbruciacchiate dei vaccinati anzitempo e fuori luogo. Tra i quali un paio di ex ministri, parlamentari, capi sindacali, alti commis d’État, un giornalista, scrittore e militante dei diritti umani con fama di “integerrimo”, Horacio Verbitski, che in quanto tale catalizza inesorabilmente i sarcasmi di nemici e amici, nonché un’inchiesta penale aperta dal magistrato di turno.

È accaduto tutto mentre il sistema sanitario di Buenos Aires (che come si addice a una megalopoli con milioni di abitanti ha un suo proprio governo – di centrodestra – che gestisce autonomamente la pandemia in atto) avvertiva gli ultra-ottantenni di annotarsi per essere vaccinati tra i primi, in quanto tra i più vulnerabili. Prima di loro era toccato al personale medico-sanitario.

Ma le 40mila dosi disponibili sono esaurite prima che i centralini allestiti per ricevere le prenotazioni potessero decongestionarsi dal ben più nutrito assalto degli aventi diritto. Così che le disillusioni di quanti sono rimasti disattesi – una maggioranza – e l’indignazione per chi si era comodamente vaccinato in sala VIP, si sono frullate insieme in un cocktail dei più acidi.

Non c’è pertanto da stupirsi che nessuno (tranne forse i loro familiari più stretti) abbia accettato come attenuante la circostanza che i vaccinati VIP sono per la maggior parte più o meno anziani, alcuni in delicate condizioni di salute e altri in procinto di accompagnare il Presidente in un viaggio di Stato (da cui sono stati immediatamente cancellati).

L’Argentina -avvertono sociologi e commentatori politici – è il paese della grieta (cioè una società fratturata da un’apparentemente insanabile contrapposizione delle opinioni).

Il Cile, governato dal centrodestra, dall’altra parte della cordigliera andina si sta proteggendo dal Covid con un vaccino cinese. In Argentina, quando il governo peronista decise l’acquisto del vaccino russo Sputnik V che ora tutti vogliono, senza distinzioni di idea politica, razza o religione, fu accusato dall’opposizione più scatenata di voler avvelenare gli argentini con l’intruglio rosso.

ildiavolononmuoremai.it

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