Il paragone viene fin troppo facile. Dopo Bettino Craxi e Silvio Berlusconi ora sarebbe aperta la “caccia” a Matteo Salvini. E certamente una similitudine c’è, pur trattandosi di personaggi e contesti molto diversi. Ma l’attacco mediatico-giudiziario, a ridosso delle elezioni europee, sembra avere una posta in palio ben più alta e cioè impedire a tutto il centrodestra di tornare al governo.
Insomma, un po’ come se si colpisse attraverso il ministro dell’Interno e leader della Lega ancora e anche sempre il solito Berlusconi e qualsiasi possibilità di ritorno di centrodestra o destracentro, visti gli equilibri di forza mutati nella coalizione a favore della Lega, a Palazzo Chigi.
Il senso della “caccia” a Salvini questo sembra avere per obiettivo, come già qualche giorno fa Augusto Minzolini ha acutamente fatto notare su Il Giornale. Ed ecco perché il Cav in questo ultimo scorcio di campagna elettorale batte sempre più il tasto sul fatto che Salvini si starebbe “rendendo conto” che è il caso di tornare con l’alleanza “naturale”, che resiste nelle giunte locali, vincente in tutte le ultime più significative elezioni regionali.
E se il ritorno del centrodestra o destracentro, con Salvini premier, al governo può apparire come il vero obiettivo nel mirino dell’offensiva giudiziaria, al tempo stesso l'”attacco” alla Lega sembra volto a infiacchire l’ambizione di Salvini di farla diventare forza perno del Paese, una sorta di quel partito della Nazione che sognava Matteo Renzi, con conseguente taglio delle ali.
Ed ecco perché Berlusconi si incunea ora a maggior ragione nella evidente difficoltà leghista. E insiste sul fatto che senza il resto del centrodestra Salvini rischia di restare intrappolato nel contratto di governo con i Cinque Stelle. I quali ai lunghi mesi del dominio leghista hanno ora reagito contrapponendo alla Lega la stessa sua strategia per proporsi loro invece come il perno del sistema. Cercando di diventare alla lunga, presentandosi ora come moderati, una sorta di nuovo centro che dà le carte a destra e a sinistra.
Qui è evidente il tentativo egemonico dei pentastellati sul Pd un po’ speculare a quello della Lega su Fi. La rispolverata “questione morale”, di berlingueriana memoria, non solo serve a cercar di tarpare le ali alla Lega ma anche a contendere consensi al Pd. Ma per ridisegnare il sistema a loro vantaggio i Cinque Stelle hanno bisogno di tempo, di far durare il governo il più possibile, cercando di depotenziare alla lunga, senza elezioni anticipate, il vantaggio elettorale leghista alle Europee. E soprattutto cercando di segare ogni possibilità di ritorno del centrodestra al governo. Cosa che potrebbe andar bene anche al Pd dal momento che tra tre anni ci sarà l’elezione del capo dello Stato e sarebbe la prima volta che farebbe da spettatore non avendo più dopo tantissimi anni una personalità vicina al centrosinistra sul Colle. Da qui anche i sospetti leghisti di manovre giallo-rosse.
Dietro alla cosiddetta “caccia” a Salvini si cela uno scenario dove la posta in palio è l’intero riassetto degli equilibri di potere del Paese.