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Vi racconto la storia (in breve) di Borgo Egnazia

"A proposito di Borgo Egnazia, resort di Fasano, scelto da Giorgia Meloni (grazie Presidente) per il G7". La testimonianza di Fabiano Amati, avvocato, assessore all'Urbanistica nel comune di Fasano dal 1999 al 2001, poi assessore al Bilancio della regione Puglia, ora consigliere regionale

Ma è vero che Borgo Egnazia è tutta nuova? Si, è vero. Non c’era nulla. Ed è questo il fatto più significativo. Il più straordinario. Quello che, chiudendo la bocca a ogni polemica, sarebbe da dire con Karl Kraus: “Anche la vecchia Vienna un tempo era nuova”.

Ma io non sono Kraus e mi pare che tra un secolo, senza voler fare comparazioni, nessuno si ricorderà quanto nuova era la vecchia Borgo Egnazia nel 2010, anno d’inaugurazione, così come nessuno si ricorda quanto nuovo era nel 1200 il vecchio Castel del Monte.

Fatto sta che Borgo Egnazia e altre decine di strutture sorte nel giro di poco più di vent’anni hanno contribuito a cambiare Fasano e pure un po’ di Puglia.

Nel fare di questi giorni (anche polemico) in pochi si fermano, però, a calcolare il punto di partenza della Puglia a cavallo tra gli ultimi due secoli.

Fasano era una delle “capitali” del contrabbando. Qualche anno prima dell’operazione Primavera, nelle strade e nei tratturi sfrecciavano i blindati di “bionde”, mietendo anche vittime, e la regione si definiva turistica solo perché a luglio e ad agosto si chiudeva per ferie, indossando gli abiti delle vacanze: via pantaloni lunghi e mocassini, dentro bermuda, infradito, mexico o zoccoli Dr. Sholl, anche nelle versioni imitazione. I turisti, in pratica, eravamo noi stessi, i pugliesi.

In questo quadro, allo scoccare del 2000, Sergio Melpignano, fasanese ingegnoso trapiantato a Roma, presentò al Comune la pratica Borgo Egnazia, assieme ad altri 31 imprenditori e in variante al Piano regolatore, inseguendo la sua vena visionaria che all’epoca si faticava addirittura a capire.

Il Consiglio comunale, nella seduta del 10 agosto 2000, nel giro di poche ore e all’unanimità, approvò le 32 pratiche di variante al PRG, innescando ciò che poi sarà eseguito dalle amministrazioni successive di tutti i colori politici.

E pensare che quella sera, quella del 10 agosto 2000, dominava la paura, forse il terrore, in quel Consiglio comunale del sindaco Donato De Carolis. “Sono certo che scendendo di qui troveremo la camionetta ad aspettarci”, mi disse Pierino Dell’Anno per sedare il mio entusiasmo irresponsabile di assessore proponente e pensando ai fatti di pochissimi anni prima; a un’alba del 1993, quando erano state ingiustamente arrestate e destinate al carcere cinque persone, tra politici e tecnici, per un cambio di destinazione d’uso (senza opere) di una masseria, ossia per aver fatto ciò che oggi è auspicato, sancito per legge e abbondantemente incentivato con finanziamenti pubblici.

Una combinazione dunque di volontà imprenditoriale e decisione politico-amministrativa, ci ha portato dove siamo.

È tutta nuova Borgo Egnazia? Si, è tutta nuova. Cosa c’era prima in quel luogo? Nulla. Non c’era nulla in quel luogo. È stata fatta una cosa nuova per arricchire le cose vecchie. E i risultati di questo metodo, dell’unico metodo da riconoscere nell’amministrazione pubblica, sta dando i suoi frutti e in forme addirittura inimmaginabili pur per i più sfrenati ottimisti.

“La vecchia Fasano e la vecchia Puglia un tempo erano nuove”. Così speriamo che si dirà di noi.

Fabiano Amati

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