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Giorgetti

Vi racconto i balletti nel centrodestra

Che cosa dicono i giornali sui sommovimenti nel centrodestra

 

Per stare al gioco implicito del titolo del manifesto sulla prospettiva proposta da Matteo Salvini ed accettata da Silvio Berlusconi di una federazione fra i loro partiti, con quell’accento sull’e dei legami conseguenti, proviamo a ragionare su chi, dei due, potrà risultare il più vincolato, o meno favorito. Che è un po’ come ragionare su una complessa operazione variamente definita dai giornali vicini ad entrambi i partiti: dalla “Rivoluzione Centrodestra” del Giornale della famiglia Berlusconi al “Matteo e Silvio sposi (per Colle e governo” di Libero”.

Anticipata la settimana scorsa sulla sua Verità da Maurizio Belpietro come una riedizione del “Predellino” da cui era tentato Silvio Berlusconi, che nel 2007 dal predellino, appunto, di un’auto a Milano, in Piazza San Babila, aveva lanciato l’unificazione della sua Forza Italia e dell’Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini in un solo partito destinato a chiamarsi Pdl, acronimo di Popolo delle libertà, l’operazione è diventata decisamente opposta. “Il predellino di Salvini” ha titolato la Repubblica. Che suppone quindi il leader leghista promotore e Berlusconi in qualche modo costretto a seguirlo, a costo -nella nuova versione dei fatti anche di Belpietro- di “spiazzare anche i suoi”. Fra i quali non sono infatti mancate riserve esplicite, preoccupazioni di “annessione”, allarmi, nuovi esodi e quant’altro. Salvini invece potrebbe adesso difendersi meglio da Giorgia Meloni, minacciato com’è ormai da mesi di sorpasso elettorale, propedeutico ad una corsa ormai esplicita della giovane leader dei Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi in caso di vittoria del centrodestra nelle prossime elezioni politiche.

La lettura dell’operazione da parte di Repubblica, tutta favorevole più a Salvini che a Berlusconi, è in fondo condivisa dal sommario del titolo già ricordato del manifesto, centrato sulle reazioni negative in Forza Italia, enfatizzate anche nel titolo del Riformista sul “predellino di Berlusconi” sì, tuttavia col suo partito in “rivolta”. A sedare la quale temo che non basterà il vantaggio tutto personale, e peraltro assai improbabile, di Berlusconi prospettato dal titolo già citato di Libero sulla destinazione di Salvini a Palazzo Chigi e di Berlusconi al Quirinale, del cui titolare il mandato scadrù fra meno di otto mesi. Immaginare che possa essere eletto Berlusconi al posto di Mattarella in questo Parlamento, con i grillini in crisi, per carità, ma ancora provvisti della maggioranza relativa, mi sembra francamente azzardato, a dir poco.

E allora, dei due chi potrà risultare dall’operazione più legato all’altro? Mi sembra Berlusconi sul piano personale, anche se sul piano politico può avere ragione lo storico e politologo Giovanni Orsina sulla Stampa a sottolineare “la svolta al centro del capitano” leghista. Del cui merito potrebbe vantarsi Berlusconi, anche a costo di deludere e allarmare i fedelissimi, ai quali è stata attribuita di recente questa specie di massima opposta alla defezione di tanti forzisti verso la neonata “Coraggio Italia”, leghisti e meloniani: “Meno siamo e meglio stiamo”.

Certo, se l’epilogo fosse davvero questo, di Berlusconi si potrebbe dire che a furia di montare e smontare eredi o delfini in casa, cioè dentro la sua Forza Italia, egli ha finito per doverne cercare o subire uno da fuori. Del resto, a 85 anni da compiere a fine settembre egli non ha più l’età per i giochi di prima.

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