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Germania Elezioni

Vi racconto come in Germania si tifa contro le sanzioni alla Russia

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

La Russia è stata riammessa da martedì mattina nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Ora la sua delegazione potrà partecipare all’elezione del segretario generale, grazie a una procedura speciale avallata al termine di un dibattito fiume sulla questione. La decisione pone fine alla grave crisi istituzionale con Putin dopo l’annessione della Crimea nel 2014 nonostante la forte opposizione dell’Ucraina, che difatti non ha nascosto la propria delusione denunciando il “tradimento” degli europei. Infatti la riammissione potrebbe rapprersentare il primo tassello di un processo di riavvicinamento fra Mosca e Bruxelles, osteggiato da Gran Bretagna, Baltici e gran parte dei paesi orientali ma sostenuto da influenti ambienti economici e politici di paesi dell’Europa occidentale (soprattutto in Germania e Italia) come primo passo verso un graduale allentamento delle sanzioni economiche.

MOSCA RIAMMESSA AL CONSIGLIO D’EUROPA, UN “TRIONFO” PER PUTIN

Per Putin è indubbiamente un successo, addirittura “un trionfo” secondo la valutazione di Fredy Gsteiger, analista diplomatico della sempre attenta Radio tv svizzera. L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa era stretta fra due fuochi, vendersi l’anima o rischiare la propria esistenza, giacché Mosca, dopo aver ritirato la propria delegazione, aveva minacciato la completa uscita, ha scritto Gsteiger: “Si è scelta la prima variante, la Russia riottiene il proprio diritto di voto senza dover fare concessioni su Crimea e conflitto nel Donbass”. Ora la ritrovata delegazione russa potrà partecipare all’elezione del nuovo segretario generale.

SANZIONI ECONOMICHE, IL GOVERNO TEDESCO MANTIENE LA LINEA PRUDENTE

I progressi in Donbass, delineati negli accordi di Minsk stipulati dal quartetto di Normandia (Germania, Francia, Russia e Ucraina) sono da sempre il punto di riferimento della posizione ufficiale tedesca. Sia di coloro, come i socialdemocratici, che premono per un superamento a gradi che premi singoli adempimenti di quegli accordi, sia di quanti, come Angela Merkel, mostrano maggiore fermezza, chiedendo a Putin non piccoli passi ma di compiere passi sostanziosi e decisivi. Una differenza di toni che non ha impedito finora la prevalenza della linea merkeliana, alla ricerca di un faticoso equilibrio che salvaguardi l’interesse nazionale tedesco: Nord Stream 2. Tenere duro sulle sanzioni evita alla cancelliera di scoprirsi troppo sul versante trumpiano e contenere meglio le bordate del presidente americano contro il contestato gasdotto russo-tedesco. Finora Merkel è rimasta in equilibrio sul filo, nel fine settimana ci sarà ancora un faccia a faccia fra i due leader a margine del G20 in Giappone, al quale partecipa anche Putin. Nord Stream 2 non è più in cima alle preoccupazioni dopo l’escalation con l’Iran ma non è escluso che se ne parlerà negli incontri bilaterali.

AL FORUM ECONOMICO DI SAN PIETROBURGO NUOVE, CAUTE APERTURE DI BERLINO

Da parte sua, Berlino ha già compiuto autonomamente nuove aperture verso Mosca. Dopo cinque anni di assenza, un ministro del governo ha preso parte al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, l’evento che dal 1997 costituisce uno dei momenti più importanti della strategia economica e commerciale del Cremlino. Non un ministro qualsiasi, ma quello dell’Economia Peter Altmeier, fidatissimo di Merkel, il quale ha siglato con il suo omologo russo una lettera d’intenti per la creazione di una partnership per l’efficienza: i tedeschi aiuteranno l’arretrata economia russa a recuperare il terreno perduto sul piano tecnologico e centrare gli ambiziosi obiettivi di produttività del lavoro che il Cremlino si è dato. In discussione ci sono sostegni al settore dell’impiantistica industriale, un segmento che ha particolarmente sofferto per le sanzioni economiche. Il testo firmato fissa cinque punti ancora generici, secondo quanto riportato da Zeit online: l’ampliamento della collaborazione bilaterale, la creazione di condizioni favorevoli al perseguimento di un’efficiente attività economica, il sostegno a differenti forme di cooperazione, l’individuazione di imprese russe e tedesche interessate a impegnarsi assieme e la promozione di corsi per la riqualificazione professionale dei lavoratori. Esperti russi saranno invitati in Germania per viaggi di studio nei campi dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e della digitalizzazione (campo in verità quest’ultimo sul quale la stessa Germania sconta un grave ritardo nei confronti di Usa e dei giganti asiatici).

GLI INDUSTRIALI PRETENDONO L’ABOLIZIONE DELLE SANZIONI

Se si scende nel concreto, il passo del governo tedesco appare prudente, in perfetto stile Merkel. Sarà per questo che il mondo economico tedesco, da tempo sulle barricate sul tema delle sanzioni che vorrebbe venissero abbattute, non sembra accontentarsi. “È un piccolo passo in avanti”, ha detto all’Handelsblatt Heinz Hermann Thiele, capo della bavarese Knorr Bremse, leader mondiale nei sistemi frenanti nell’ambito ferroviario e dei veicoli industriali, “ma gli imprenditori hanno bisogno di grandi passi politici”. Gli ha fatto eco il presidente delle aziende specializzate nella costruzione di macchinari industriali Carl Martin Welcker, che ha chiesto al governo di ripensare le sanzioni: “L’effetto politico di tali misure contro la Russia è quasi nullo, mentre quello economico nei confronti delle aziende tedesche impegnate nel commercio con Mosca è immenso”, ha detto all’Augsburger Allgemeine.

STUDIO IWH: IMPATTO SANZIONI RELATIVO MA ESIZIALE PER ALCUNE AZIENDE DELL’EST

In verità, un recente studio del think-tank economico Iwh, l’Institut für Wirtschaftsforschung di Halle, ha ridimensionato l’effetto delle sanzioni alla Russia sul complesso dell’economia tedesca. Secondo Oliver Holtemöller, esperto per le previsioni congiunturali dell’Iwh, le sanzioni non hanno prodotto un danno sproporzionato e l’effetto negativo è stato contenuto. Le esportazioni verso la Russia costituivano nel 2018 il 2% di quelle totali tedesche, una leve flessione rispetto al 2,4% registrato di media nei vent’anni precedenti. Sono altri i partner commerciali importanti per la Germania, soprattutto dal punto di vista qualitativo, tanto più che il contemporaneo calo del prezzo del petrolio avrebbe indebolito lo stesso la forza di acquisto dei russi. Ma se si sposta lo sguardo dall’intera Germania alle sue regioni orientali, il quadro cambia e assume più i contorni disegnati da Welcker: se è vero che le aziende tedesco-orientali sono meno impegnate in Russia rispetto a quelle occidentali, per alcune di esse le sanzioni si stanno rivelando esiziali, aggiungono i ricercatori dell’Iwh.

LA RIVOLTA DEI LÄNDER ORIENTALI E LA PROVOCAZIONE DEL PRESIDENTE CDU DELLA SASSONIA

Da questa ottica non può dunque sorprendere che proprio dai presidenti dei nuovi Länder (come vengono chiamate le regioni dell’ex Ddr) sia arrivata, in contemporanea con il forum di San Pietroburgo, una nuova, robusta ondata di appelli al governo di Berlino per l’abolizione delle sanzioni. Dal Meclenburgo al Brandeburgo i massimi rappresentanti politici regionali (tutti socialdemocratici) si sono espressi per un nuovo corso di collaborazione con la Russia e per la caduta delle sanzioni, ricalcando in fondo la tradizione di apertura a Est risalente all’Ostpolitik di Willy Brandt e le più attuali posizioni dell’ex cancelliere Gerhard Schröder, il grande protettore tedesco di Nord Stream 1 e 2. Ma c’è chi si è platealmente spinto più in avanti: il presidente della Sassonia Michael Kretschmer, un cristiano-democratico dal profilo molto conservatore che è alla guida del Land economicamente più avanzato di tutta la Germania orientale. Kretschmer è andato a sostenere l’abolizione delle sanzioni direttamente dal podio di San Pietroburgo, dove si è intrattenuto in un colloquio cordiale con Vladimir Putin lodandolo come “persona straordinaria” e dichiarandosi “incrollabilmente impegnato con coraggio per un futuro comune fra Russia e Sassonia”. A Berlino hanno storto il naso, sia quelli del governo che i suoi compagni di partito della Cdu. Kretschmer, che è all’inizio di una campagna elettorale molto difficile con Afd alle calcagne, ha incassato l’ovvio rimbrotto della sua vacillante capa Annegret Kramp-Karrenbauer, e ha rilanciato con un invito ufficiale a Putin in Sassonia. Magari a Dresda, dove il presidente russo fu agente del Kgb dal 1985 al 1990.

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