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Sottomarini Israele

Vi presento i futuri sottomarini di Israele

Contratto tra il Ministero della Difesa di Israele e il gruppo cantieristico tedesco ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) per la fornitura di 3 nuovi sottomarini alla Marina Israeliana. L'approfondimento di Giovanni Martinelli

 

La svolta è sopraggiunta in maniera del tutto inaspettata, appena preceduta da alcune indiscrezioni circolate sulla stampa locale: quasi a sorpresa, giovedì scorso è stata infatti diffusa la notizia della firma del contratto tra il Ministero della Difesa Israeliano e il gruppo cantieristico tedesco ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) per la fornitura di 3 nuovi sottomarini alla Marina Israeliana.

E mai come in questo caso, il termine “svolta” appare quanto mai appropriato; perché questa stessa firma arriva al termine di un lungo periodo di stallo. Già nell’ottobre del 2017, era stato siglato un accordo ad alto livello (che aveva coinvolto direttamente i Governi dei 2 Paesi) destinato alla realizzazione proprio di questi sottomarini. Sennonché, di lì a poco, l’intero processo subì una battuta di arresto perché in Israele scoppiò un scandalo legato al presunto pagamento di tangenti; sia su questa fornitura, sia su quella di 4 navi di superficie commissionate sempre a TKMS.

Ne è seguita così un’indagine che ha finito con il coinvolgere diversi soggetti ma anche figure di spicco della politica Israeliana stessa; compreso l’ex-Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Una vicenda non ancora conclusa e che comunque aveva indotto entrambe le parti a fermare l’intero processo di acquisizione.

Era tuttavia evidente che la situazione non poteva rimanere bloccata all’infinito; e così, mentre da una parte la Germania ha reso meno stringenti i vincoli posti in precedenza, dall’altra, in Israele è prevalsa l’esigenza di soddisfare le esigenze sempre più pressanti della propria Marina. Questi nuovi 3 battelli saranno infatti fondamentali per assicurare l’operatività della sua componente subacquea; perché una volta consegnati, essi andranno a sostituire gli altrettanti sottomarini della classe Dolphin.

Proprio questi ultimi sono i testimoni del rapporto ormai ultra-decennale con TKMS; a queste 3 unità costruite in Germania negli anni ‘90 e consegnate alla Marina Israeliana all’inizio del millennio, nel corso degli ultimi anni hanno poi fatto seguito altri 3 battelli di tipo migliorato definiti Dolphin-II (o classe Tanin). Ora il cantiere Tedesco (leader mondiale del settore) realizzerà nell’arco dei prossimi 9 anni anche queste nuove unità della classe Dakar; ancora una volta secondo le specifiche esigenze di Tel Aviv.

Sennonché, a questo punto l’attenzione si sposta sulle loro caratteristiche; perché le prime indicazioni (e soprattutto indiscrezioni) fanno pensare che quelle in questione saranno piattaforme “particolari”. Il primo indizio lo fornisce già il costo complessivo dell’intero programma, che secondo fonti Israeliane è sensibilmente aumentato rispetto alle indicazioni iniziali; 3 miliardi di € in totale, 600 milioni dei quali a carico della Germania (che a ogni occasione utile contribuisce in questo modo a favore di Tel Aviv). E ciò contro gli 1,8 miliardi inizialmente stimati.

Ora, al di là del fatto che la commessa in oggetto riguarda anche una serie di servizi accessori, tale incremento alla fine non può che giustificarsi se non con caratteristiche tecniche e operative molto spinte. Come lascia intendere pure il rendering diffuso dalla stessa TKMS; una sorta di anticipazione di questi futuri sottomarini.

Ebbene, a fronte di linee generali che sembrano richiamare, sia pure con alcune modiche, quelle dei Dolphin-II e che quindi confermano l’innovazione introdotta su questi battelli (l’introduzione cioè di un sistema AIP, Air Indipendent Propulsion, su “celle a combustibile” per aumentare l’autonomia), la vera novità è rappresentata dalla vela; o meglio, dalle sue dimensioni che appaiono insolitamente “importanti”.

Un dettaglio messo in relazione con la possibile presenza al suo interno di VLS (Vertical Launch System) per missili a lungo raggio. Un’ipotesi tutt’altro che infondata perché, nonostante la questione resti avvolta dal segreto, è comunque opinione molto diffusa che anche i 6 sottomarini Dolphin già in servizio hanno una caratteristica speciale. La disponibilità cioè di ben 10 tubi lanciasiluri; 6 dei quali utilizzabili per il lancio di siluri mentre gli altri 4 (di dimensioni maggiori) sono in realtà, e con ogni probabilità, impiegabili per il lancio di missili da crociera appositamente sviluppati da Israele. E cioè, i Popeye Turbo; ordigni che dovrebbero avere una gittata di ben 1.500 Km e che, soprattutto, dovrebbero disporre di una testata nucleare.

Ecco dunque il punto: di fatto, tutti questi battelli (presenti e futuri) rappresentano/rappresenteranno la “punta di diamante” del deterrente nucleare Israeliano. In una chiara nonché inequivocabile funzione anti-Iran. Piattaforme capaci di spostarsi pressoché indisturbate, dotate di capacità operative sofisticate ed estremamente letali; in pratica, le “armi perfette” nell’arsenale di Tel Aviv.

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