Politico, testata americana appartenente al gruppo Axel Springer (Bild e tante altre cose), che è certamente l’organizzazione mediatica più addentro ai misteri poco gloriosi delle istituzioni di Bruxelles, delle quali spesso e volentieri ma non sempre funge da house organ, il 20 febbraio scorso ha scritto che “secondo un funzionario della Ue i Commissari erano solo autorizzati a ripostare il messaggio del presidente della Commissione europea del 20 gennaio a Trump, senza aggiungere per nessun motivo nemmeno una parola di loro iniziativa”. E, casomai la notizia non fosse abbastanza eloquente, Politico aggiungeva: “Questa supervisione è ormai il segno caratteristico della permanenza di von der Leyen al vertice della Commissione, col suo stile di comando più che mai improntato al controllo, sin dall’inizio del suo secondo mandato. É un accentramento del potere che a molti sembra tendere verso un modello totalmente presidenziale sotto la mano ferma della 66enne ex ministro della difesa germanica”.
Ieri, in un articolo dedicato alla preparazione del vertice di emergenza del 6 marzo prossimo, la stessa testata riferisce che “le capitali degli Stati membri temono che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sfrutterà la crisi per estendere le competenze di Bruxelles a nuove aree e rafforzare la sua capacità di condizionare i governi nazionali”. Prosegue ricordando come “durante la pandemia da Covid-19 avesse lasciato ai margini gli Stati membri per acquistare vaccini per loro conto e, all’inizio della guerra in Ucraina, avesse preso il comando della politica di sanzioni verso la Russia e di invio di armi a Kiev. Grazie a questo approccio centralizzatore si era guadagnata il nomignolo di Queen Ursula”.
Se si aggiunge: 1. il cordone sanitario intorno alla Federazione Russa, che già da prima dell’invasione dell’Ucraina isolava Putin dall’Occidente ed era sorvegliato a vista da von der Leyen; 2. le durissime sanzioni, alcune senza precedenti, imposte sostanzialmente un minuto dopo che l’esercito russo ebbe attraversato il confine con l’Ucraina, di fatto dettate da von der Leyen agli Stati membri senza lasciar loro il tempo di discuterne; 3. la sponsorizzazione senza riserve di Zelensky. Se si tiene presente tutto questo, con un’inferenza elementare si arriva alla conclusione che la decisione dell’amministrazione Trump di spezzare il cordone sanitario che isola Putin per von der Leyen – e anche per Zelensky – è una prospettiva esiziale da contrastare con qualsiasi mezzo. Soprattutto per von der Leyen che grazie al clima bellicista generosamente alimentato dai media in questi tre anni ha potuto trasformare la Commissione Europea in una sorta di obbediente scolaresca e vdL in detentrice di un potere solitario il cui esercizio è sempre meno sindacabile dagli Stati membri.
Se le cose stanno cosi, la riunione dei “volonterosi” di Londra però non promette niente di buono per Queen Ursula: è il segno che qualcuno in Europa sta cominciando a porsi il problema di contenere la inarrestabile proiezione di potere personale della presidente e di restituire agli Stati membri quella titolarità esclusiva della politica estera che è scolpita nei trattati ma di cui von der Leyen è determinata ad appropriarsi (basta pensare all’imbarazzante sceneggiata alla corte di Erdogan contro Charles Michel qualche anno fa). Quel che è sicuro però è che von der Leyen, potendo contare quanto meno sull’incondizionato appoggio dei grandi media europei, di gran parte dei piccoli Stati membri (soprattutto baltici), e probabilmente anche dell’establishment del Department of State, non mollerà la presa se non dopo aver giocato tutte le sue carte, e la museruola ai Commissari così come il corpo a corpo di Zelensky con Trump e Vance alla Casa Bianca sono solo un primo assaggio.
Non è senza significato che Donald Tusk, che ben conosce le logiche interne delle istituzioni di Bruxelles, pur essendo a capo di un Paese anti-russo per definizione come la Polonia, non si identifichi oggi con le posizioni di von der Leyen. E la nuova intesa tra Starmer e Macron non è detto che vada interpretata come segno di un riavvicinamento del Regno Unito a Bruxelles: potrebbe anche segnalare una presa di distanza di Macron dalla inquilina di Palazzo Berlaymont.
In ogni caso, è il momento di procurarsi un buon sigaro e una bottiglia di whisky, e se è proprio necessario i popcorn, perché lo spettacolo sarà di sicuro interesse.