Caro Direttore,
Le scrivo con molta preoccupazione.
Da quando la Russia ha invaso militarmente l’Ucraina per riportarla sotto il suo controllo, sembra più chiaro quale sia lo scontro mondiale in corso: da una parte le democrazie, dall’altra chi della democrazia ha paura.
Osservo in sequenza queste due mappe. Generalizzando un po’, mi pare che le democrazie condannino l’invasione russa e si schierino in difesa dell’Ucraina, mentre le dittature approvino l’aggressione russa – o perlomeno non la condannino, come nel caso della Cina.
Mi sembra che Putin e Xi Jinping chiedano al mondo di considerare modelli alternativi a quelli occidentali, come il modello russo-cinese, che in pratica mira ad abolire lo stato di diritto.
I due leader lo hanno scritto nero su bianco nella dichiarazione congiunta prima dell’inizio della guerra in Ucraina e lo continuano a chiedere attraverso la violazione quotidiana dei diritti umani.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito si oppongono a questa visione illiberale del mondo e offrono aiuto completo all’Ucraina, mentre Germania, Francia e Italia sembrano un po’ titubanti. Il motivo non sembra essere soltanto la dipendenza energetica da Mosca, ma anche i tanti affari avviati negli ultimi vent’anni con la Russia, sia nel settore pubblico che in quello privato. Pesa anche tanto, in vista delle elezioni, la consistente opinione pubblica europea di tradizione antiamericana.
Il risultato è un Occidente diviso davanti alla guerra di Putin.
UE RUSSO-CINESE O AMERICANA?
Parlamentari, eurodeputati, opinionisti, giornalisti, direttori di importanti quotidiani e riviste, professori e ricercatori universitari, italiani ed europei, continuano a dare la colpa alla Nato per aver “provocato” la Russia.
Chiedono a Zelensky di arrendersi e di dare a Putin qualche pezzo di Ucraina sperando che basti per fermare la guerra.
Chiedono alla UE di essere “equidistante” tra Washington e Mosca; chiedono all’Italia di “sganciarsi da mamma America”, accusando gli Stati Uniti di essere come la Russia, citando le guerre dal Vietnam all’Iraq.
Chi chiede queste cose, però, ignora che l’UE non è autonoma, perché la sua sicurezza dipende interamente dalla Nato e dall’arsenale nucleare statunitense.
Quindi, in sostanza, queste persone chiedono di mettere in pericolo la nostra sicurezza.
Più che parlar male degli Stati Uniti, forse, sarebbe più opportuno augurarsi che gli americani continuino a volerci difendere, anche se siamo ignoranti e ingrati. Anche se gli Stati Uniti non sono senza peccato.
Chi rimprovera l’Occidente per la guerra contro Russia e Cina, potrebbe cambiare per un attimo prospettiva e provare a rimproverare Russia e Cina per la guerra contro l’Occidente.
PERCHÉ LA NATO È UN BENE PREZIOSO
Per gli Stati Uniti la Nato simboleggia dal 1949 una necessità imprescindibile per poter difendere i propri confini nazionali, una questione di sicurezza: la sicurezza stessa degli Stati Uniti dipende da ciò che accade fuori dai suoi confini; in particolare, l’area critica è proprio l’Europa.
Per gli europei la Nato è storicamente un’alleanza che ha significato impegnare la potenza militare americana nella difesa della loro sicurezza, con il duplice scopo di contenere l’Unione Sovietica e controllare il risorgere della Germania.
Dunque, il punto di partenza di ogni analisi dovrebbe essere che, senza gli Stati Uniti, l’Unione Europea non è stata (e non è ancora) in grado di difendersi. Non è autonoma. Per questo la Nato è un bene prezioso.
PERCHÉ MALEDIRE LA NATO FA IL GIOCO DI PUTIN
Oggi, in sostanza, il significato della Nato non sembra cambiare, se non per il fatto che al posto dell’Unione Sovietica c’è la Russia di Putin.
Nel 1949 l’intuizione americana, derivante dall’esperienza di due guerre mondiali, fu molto acuta, poiché la concezione statunitense comprese che le “guerre da quel momento in poi sarebbero state di natura globale e gli Stati Uniti sarebbero stati inevitabilmente coinvolti” (D. Ellwood, Rebuilding Europe, Longman Publisher, Londra 1991, p. 104).
La Nato fu dunque “una via essenziale per la difesa delle nazioni democratiche contro qualsiasi tipo di aggressione” (R. Steel, The End of Alliance, The Viking Press, New York 1962, p. 25).
La possibilità che l’Europa potesse cadere sotto il controllo sovietico poneva gli Stati Uniti nella condizione di dover utilizzare tutti i mezzi a disposizione pur di evitare un nuovo tentativo di aggressione.
“Nel mondo di oggi, il Nord Atlantico non rappresenta più una vasta barriera che separa due continenti, ma il mare interno di una comunità strettamente legata. Le sue vie marittime e le acque adiacenti servono un gruppo di nazioni che sono state nutrite in tradizioni comuni e che condividono un comune rispetto per lo stato di diritto” (NATO Information Service, The NATO Handbook, Londra 1952).
Indebolire l’Alleanza dall’interno è proprio ciò che Putin desidera per spazzare via la democrazia, prima in Ucraina poi nel resto d’Europa.
QUANTO COSTANO LIBERTÀ E DEMOCRAZIA
Come ha ricordato il Professor Vittorio Emanuele Parsi, “Nel sistema internazionale vivono anche le democrazie, ma non solo le democrazie, e affinché le democrazie possano sopravvivere c’è un costo che va pagato. Visto che siamo in una fase di transizione ecologica cerchiamo di avere anche una ecologia politica che ci faccia capire che niente è gratis, né l’ambiente in cui viviamo né l’uguaglianza, né la libertà e neppure un ambiente sicuro per le democrazie. Ecco cosa sta mettendo a repentaglio la guerra di Putin”.
“Quello che fa male – ha spiegato Parsi – è vedere persone, governi e intere popolazioni, che si fanno abbindolare dalla proposta russa e cinese, in cui vedono finalmente un regolamento di conti con quell’Occidente che ha un passato coloniale, e questo diventa una specie di regolamento di conti nei loro confronti. Tutto vero. Ma per prendersi la vendetta con il rancore del passato, si fregano il futuro anche loro, perché un futuro come lo immaginano russi e cinesi è una globalizzazione con lo sfruttamento dei più deboli senza neanche scomodare il senso di colpa, senza neanche il costo o l’impiccio della libertà”.
Questo è ciò che Russia e Cina sembrano temere di più: la richiesta di libertà e diritti da parte della società civile, in una parola: la democrazia.