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Un’inchiesta per Matilde Serao

“Luci sulla città. Un’inchiesta per Matilde Serao” (Feltrinelli) di Massimiliano Virgilio letto da Tullio Fazzolari 

Come cronista mondana, se avesse lavorato in America, Matilde Serao probabilmente sarebbe diventata una celebrità almeno quanto Elsa Maxwell. E come scrittrice, se non avesse manifestato pubblicamente la sua avversione al regime fascista, nel 1926 avrebbe certamente vinto il premio Nobel per la letteratura che invece venne assegnato a Grazia Deledda.

L’anno prima Matilde Serao aveva firmato il manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce e Mussolini volle vendicarsi ponendo di fatto un veto sulla sua candidatura. Ma quello che poteva avvenire e non è successo ha un’importanza relativa. Ciò che conta è che anche a distanza di un secolo Matilde Serao rimane una delle personalità  più significative nella storia del giornalismo italiano. Per conoscere il suo carattere indomito e il suo talento professionale non è necessario leggerne una biografia. C’è un modo più originale, altrettanto rigoroso ma anche meno asettico ed è un romanzo.

Massimiliano Virgilio con “Luci sulla città. Un’inchiesta per Matilde Serao” (Feltrinelli, 240 pagine, 18 euro) usa abilmente la tecnica della narrativa per ricostruire un fatto realmente accaduto. E non lo sceglie affatto a caso perché si tratta di uno dei primi episodi  in assoluto in cui il giornalismo italiano mostra la capacità di investigare per scoprire la verità anche quando non piace a parte dell’opinione pubblica e alle stesse autorità. Tutto si svolge nella Napoli di fine Ottocento negli anni in cui Matilde Serao e suo marito Edoardo Scarfoglio già riscuotono un buon successo pubblicando il quotidiano “il Mattino”.

La macchina da stampa di marca Marinoni da ottomila copie all’ora emetteva un fracasso infernale ma era un fragore liberatorio: il rumore significava che il giornale era pronto nonostante i cronici ritardi del collaboratore Ferdinando Russo. Il caporedattore dedicava metà del suo tempo a mediare i disaccordi fra Matilde e Scarfoglio. E il tipografo pur lavorando coscienziosamente pensava a come pagare i debiti di gioco. La caotica routine del giornale viene bruscamente interrotta da un delitto.

La vittima, Carlo Montanari, è un militante socialista, iscritto al fascio operaio indipendente e di fatto sindacalista dei calzolai napoletani. Ma soprattutto è un informatore di Matilde Serao alla quale aveva detto che le avrebbe raccontato notizie clamorose. E forse Montanari è stato ucciso proprio per questo. E ovviamente sarà Matilde a scoprire la verità indagando in tutta Napoli e vincendo l’ostilità di Scarfoglio che vorrebbe relegarla alle cronache mondane e di costume o ad articoli di cultura.

Poiché “Luci sulla città” pur essendo a pieno titolo un romanzo “storico” ha perfettamente la struttura del giallo non è consentito fare spoiler e si lascia l’epilogo dell’indagine al piacere della lettura. Massimiliano Virgilio è riuscito a conciliare le due passioni della Serao: la narrativa e il giornalismo che per lei voleva dire “raccontare la verità”. E sapeva farlo meglio degli altri.

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