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Il costruttore polito

Un costruttore chiamato De Gasperi

“Il costruttore” (Mondadori) di Antonio Polito letto da Tullio Fazzolari

 

In nessuna parte del mondo la gratitudine è un sentimento che s’adatta alla politica. E l’Italia non fa eccezione. Basti pensare a come nel 2022 è stato dato il benservito a Mario Draghi dopo che aveva salvato il paese dalla pandemia. Epilogo anche peggiore era toccato quasi settant’anni prima ad Alcide De Gasperi. Il 28 luglio 1953 il presidente del Consiglio democristiano venne sfiduciato da liberali, socialdemocratici e , repubblicani che, fino a pochi mesi prima, facevano parte della maggioranza. Dopo le polemiche sulla legge truffa , finiva in maniera in maniera abbastanza ingloriosa l’era dei governi  De Gasperi durata ben otto anni. Quanto accaduto in quel lungo periodo lo ricostruisce perfettamente Antonio Polito con “Il costruttore” (Mondadori, 204 pagine, 19 euro).

Il titolo del libro è tutt’altro che casuale. La politica italiana degli ultimi decenni, fra “rottamatori” e “apritori di scatolette di tonno”, ha come leitmotiv la demolizione dello status quo. Cui segue quasi sempre la malinconica constatazione che il cambiamento non ha portato i miglioramenti sperati. Degli anni di governo di De Gasperi , invece, Polito riepiloga un lungo elenco di risultati concreti. L’Italia passa senza troppo traumi dalla monarchia alla repubblica. Viene preservata l’integrità del territorio nazionale e, attraverso un intenso lavoro diplomatico, vengono poste le basi affinché questo includa la splendida città di Trieste. Si riescono a ottenere i massicci finanziamenti del Piano Marshall indispensabili per la ricostruzione del paese. Con l’adesione alla NATO nel 1951 si sceglie in maniera il campo occidentale. Si avviano i contatti per la creazione della Comunità economica europea. Alla genialità di Enrico Mattei viene data l’opportunità di fondare l’ENI anziché liquidare l’Agip. Nasce la Cassa del Mezzogiorno per sostenere lo sviluppo del Meridione. E soprattutto al Sud arrivò una riforma agraria che nessuno in precedenza aveva mai avuto il coraggio di fare. Risultati alla mano (e si chiede scusa per averne sicuramente tralasciato qualcuno), De Gasperi fu un grande costruttore. Pur con tutte le sue imperfezioni, l’Italia democratica e repubblicana è quella che lui ha iniziato a edificare sin dalle fondamenta.

“Il costruttore” però non è solo un saggio di storia. Dalle vicende del periodo De Gasperi Polito con un’intuizione originale estrapola cinque “lezioni” che i politici oggi dovrebbero leggere e assimilare. La prima è che una vera democrazia deve opporsi a tutte le tendenze totalitarie. La seconda è che le scelte di politica interna sono conseguenti  a quelle di politica estera. La terza lezione mette una pietra tombale sulle sterili polemiche degli ultimi decenni: il rigore in economia serve a finanziare lo sviluppo ma la crescita va utilizzata per le riforme sociali. E ancora: investire bene sul Meridione porta benefici anche al Nord. Può riuscire in tutto questo (ed è la lezione finale) solo quel leader capace di comprendere che la sua forza sono le istituzioni e non i partiti. L’eredità politica di De Gasperi si riassume in questi cinque punti. Ma si fa fatica a individuare qualcuno in grado di raccoglierla.

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