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Solo locale la sconfitta del centrodestra in Umbria?

Perché in Umbria ha vinto il centrosinistra con Stefania Proietti ed è stato sconfitto il centrodestra con la governatrice leghista Donatella Tesei. La nota di Sacchi

Se la netta conferma della sinistra in Emilia-Romagna con la vittoria del neogovernatore Michele De Pascale era abbastanza prevedibile, non era affatto scontato il ritorno al rosso antico dell’Umbria, con la sconfitta della governatrice leghista Donatella Tesei e l’affermazione della candidata di centrosinistra, sindaco di Assisi, Stefania Proietti (nella foto con Elly Schlein).

Ritorno al rosso antico, dunque, non certo perché rosso è il colore del rossetto molto marcato di Proietti, ma perché nonostante lei si presenti come civica e centrista (Gianfranco Rotondi ha svelato che è anche iscritta alla sua Dc) Proietti è una vera combattente della politica dei No. Pochi lo sanno, ma al suo insediamento sarà subito chiamata a sbrogliare una grana con un’altra sindaca umbra molto tosta, recentemente riconfermata, e di centrodestra. È Roberta Tardani, sindaco di Orvieto, una delle città più importanti dell’Umbria rimaste al centrodestra come Foligno e Todi.

Tardani recentemente ha avvisato Proietti che in caso di suo insediamento alla guida di Palazzo Donini non pensasse minimamente a ampliamenti di discariche come quella di Orvieto, dopo aver detto no e poi no al termovalorizzatore che era nel programma di Tesei, sostenuta dal centrodestra. Quel programma che poco francescanamente Proietti ha strappato, riducendolo in tanti pezzetti, mentre sotto un ospedale urlava al megafono accanto a Elly Schlein che Tesei aveva smantellato la sanità umbra.

Una campagna martellante, dopo che ospedali di centri importanti sono stati depotenziati proprio dal Pds-Ds-Pd, alla quale Tesei ha ribattuto colpo su colpo portando anche esempi concreti come l’ampliamento proprio del settore pubblico divenuto maggioranza con il quale la Regione ha salvato, rilanciandolo, l’Istituto clinico Tiberino, ex Prosperius, un centro di riabilitazione considerato eccellenza nazionale, dove vengono da tutta Italia a curarsi.

In questi cinque anni di governo di centrodestra a trazione leghista decisiva per il clamoroso cambio dopo sessanta anni di potere profondo rosso, Tesei ha proiettato l’Umbria, guidata fino ad allora da un gruppo di potere di ex funzionari di partito, un sistema nel quale lavorava chi aveva la tessera della “ditta”, verso un futuro di crescita e sviluppo. Potenziato l’aeroporto di Sant’Egidio con oltre 500.000 presenze da portare a mille, installate fermate sul sistema ferroviario di Alta Velocità.

Purtroppo gli elettori non hanno premiato questa politica. E gli elettori “hanno sempre ragione”, come ha affermato Matteo Salvini.

Il centrodestra dovrà molto riflettere su una sconfitta altamente evitabile che ha visto scarsa mobilitazione sul territorio della coalizione, ad eccezione della presenza di Salvini che ancora una volta ha battuto l’Umbria in lungo e in largo.

La coalizione ha anche registrato uno scarso amalgama nella sua presenza umbra, ad eccezione della manifestazione unitaria finale di Perugia. Ognuno è parso esaltare soprattutto le proprie peculiarità.

Ma anche la politica di Forza Italia alla conquista del centro pure con lo ius scholae non è parsa molto premiante visto che le percentuali sono rimaste più o meno le stesse così come per la Lega, mentre FdI che resta la prima forza della coalizione è scesa sotto il 20 per cento con il Pd nettamente primo partito.

Il lavoro di Tesei era appena iniziato. Ma a interromperlo è stato un campo davvero molto largo che Proietti ha saputo costruirsi con il sostegno dei potenti Francescani di Assisi, gli stessi che alle marce della “pace” si schieravano con Enrico Berlinguer contro gli euromissili a Comiso e il premier Bettino Craxi che li fece installare schierandosi con l’Occidente.

Nel campo largo di Proietti ci sono poi solidi legami con il Vaticano. E l’appoggio dei cosiddetti “giornaloni” con una esplicita campagna per lei durata per giorni e giorni. Mentre l’Umbria, tranne qualche eccezione, era scomparsa dal radar dei giornali e media di area di centrodestra. Mediaset ormai così “piddinizzata” compresa, ad eccezione di qualche minuto concesso da Paolo Del Debbio.

Se “Donatella”, colpita e non sufficientemente difesa dal centrodestra, tranne che da Salvini, anche da schizzi di fango giudiziario per una inchiesta aperta e chiusa a pochi giorni dal voto perché il reato non è più reato, avesse vinto, sarebbe davvero stato quasi a dispetto di tutto e tutti.

Il centrodestra ha molto da riflettere sulla brutta doccia fredda umbra. C’è da riflettere sulla necessità di un vero amalgama sui territori, senza dannose e inutili competizioni interne, perché il prossimo anno si voterà anche in Veneto. E l’ostilità di FdI e Fi al terzo mandato impedisce a Luca Zaia, il governatore più votato e amato d’Italia, di ricandidarsi, rischiando di favorire la sinistra.

Il brutto incidente umbro può essere un campanello d’allarme per il governo nazionale. Pesa sicuramente anche una politica che non ha ancora dato sufficienti segnali sulla riduzione delle tasse a quel ceto medio che ha preferito non andare a votare. Mentre cinque anni fa con la Lega che fece da traino, insieme con l’azzurro allora sindaco di Perugia Andrea Romizi, fu determinante per il cambio dopo sessanta di potere rosso.

Considerare la sconfitta umbra solo un risultato locale sarebbe un grave errore per la maggioranza di governo.

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