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Escalation

Vi racconto gli ultimi sfizi dello zar Putin in Russia

Il post di Gianni Bessi, blogger di Start Magazine Tutto ama rappresentarsi in grandi proporzioni, tutto quello che c’è: montagne e foreste, e visi e labbra e piedi. L’ha scritto Nikolaj Vasil’evič Gogol uno dei grandi della letteratura, un maestro del realismo ma con una grande passione per la satira e il grottesco… E spesso…

Tutto ama rappresentarsi in grandi proporzioni, tutto quello che c’è: montagne e foreste, e visi e labbra e piedi. L’ha scritto Nikolaj Vasil’evič Gogol uno dei grandi della letteratura, un maestro del realismo ma con una grande passione per la satira e il grottesco… E spesso oggi ci sembra di dondolare tra il reale e il grottesco

Se è vero che tutto ama rappresentarsi in grandi proporzioni, come ci ricorda l’autore del ‘Cappotto’, uno dei simboli della modernità con cui amiamo mostrare il nostro stato sociale, la nostra importanza è l’automobile. E uno Zar, anche se eletto a furor di popolo e non per discendenza dinastica, deve avere una vettura adeguata al proprio status: Vladimir Putin ha abbandonato la tradizionale Mercedes-Benz S 600 Pullman Guard per puntare su una nuova limousine presidenziale, la Kortezh, cioè ‘corteo’.

Un mezzo colossale, costruito in Russia dall’ente di stato Nami Research Institute insieme al colosso russo dell’industria militare Rostec e dalla Sollers JSC, una holding che detiene diverse aziende tra le quali figurano anche la Uaz e la Kamaz.

Un simbolo che aggiunge forza all’immagine di Vladimir Vladimirovič Putin, Владимир Владимирович Путин in russo, di cui Houseofzar ha seguito le ultime vicende con la consueta curiosità puntata come un cannocchiale.

Di questo ‘zarizzazione’ si è accorta anche la rivista Time, che ha messo il presidente russo in copertina titolando Rise of strongman, (Link II trilogia Siloviki vs Strongman 30 marzo nda) comprendendo che nulla è causale nella simbologia putiniana e della nuova Russia che ritorna a essere sempre più ‘madre’, riprendendosi un passato che la rivoluzione bolscevica sembrava solo apparentemente avere cancellato.

I giornali, i commentatori, gli analisti stanno esaminando minuziosamente tutti i simboli, i messaggi, le parole, le premonizioni, i segnali, dell’insediamento dell’uomo forte del Cremlino.

Dall’abbraccio al patriarca Kirill, alla stretta di mano energetica all’inossidabile ex cancelliere Gerard Schröder presidente del North Stream2, un messaggero per l’appuntamento del 18 maggio nella località sportiva Sochi con frau Merkel leader al terzo mandato in Germania, terra centrale dell’Europa da dove passano tutti i processi di tensione o di distensione, fino alle parole su nuovi o vecchi alleati dalla Cina all’Iran.

L’uomo è animale simbolico e anche la geopolitica, materia che in sostanza tratta di statisti e delle loro decisioni, è anch’essa fatta di simboli. Non è solo documenti e trattati ma anche capacità mediatica: la domanda che segue a questo tripudio di simboli è “quale tweet starà bruciando sui polpastrelli del grande concorrente di Putin nella nuova guerra fredda del gas, il presidente americano Donald Trump?”.

Intanto Putin non recede dalla sua politica economica pragmatica, che ha nell’export energetico l’asset principale, ma con l’obiettivo dell’aumento progressivo del reddito del ceto medio. Come le decisioni di una maggior interazione tra le aziende statali e le piccole e medie imprese nazionali. E a loro volta stabilire relazioni di sviluppo tecnologico con aziende estere. L’ammiraglia Kortezh ne è testimonianza visto che utilizza diverse componenti fornite da aziende internazionali, comprese le italiane Brembo e Blowtherm. Un progetto industriale da 200 milioni di dollari da cui deriveranno altre quattro tipologie di vetture (Suv, minivan e berline a passo corto o lungo).

Quelli di houseofzar segnalano che il primo viaggio di Putin sulla nuova automobile presidenziale è stato quello per raggiungere il Cremlino. Basta sostituire l’auto con una carrozza e l’immaginazione fa il resto. Era dai tempi di Michail Gorbačëv che un leader russo non si sedeva su un automobile progettata e costruita in Russia. E anche questo è politica. Anzi è Madre Russia, un’idea che ha resistito alla gloria e alla caduta di imperi e soviet.

(editing Paolo Pingani)

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