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Ucraina

Ucraina: la follia di Putin, gli errori di Zelensky

L'Ucraina fra Putin e Zelensky. L'analisi di Michele Marsonet, professore Ordinario di Filosofia della scienza e di Metodologia delle scienze umane nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova

È semplicemente folle negare la responsabilità della Federazione Russa per l’invasione dell’Ucraina, ma ritengo anche che l’intera questione sia stata gestita in modo pessimo da tutti, occidentali compresi. Putin, informato male dai suoi servizi segreti (che non sono più quelli dei tempi dell’Urss) non ha capito i forti sentimenti anti-russi di buona parte della popolazione ucraina, retaggio dell’occupazione zarista prima e di quella sovietica poi.

È vero che i due Paesi condividono secoli di storia comune e che l’origine di entrambi risale alla Rus’ medievale di Kiev. Le lingue tuttavia non sono uguali, anche se si assomigliano parecchio. La situazione è molto difficile perché nessuno vuole fare concessioni.

A tale proposito dico qualcosa di poco popolare in questo momento, che vede dominare una sorta di “pensiero unico”. A me pare che Volodymyr Zelensky abbia conservato parecchie caratteristiche dell’attore comico, che era il suo precedente lavoro, e che sia meno eroico di quanto molti pensano. Mi ricorda per alcuni versi Beppe Grillo, anche se per sua fortuna il cabarettista genovese non ha mai dovuto misurarsi con le bombe.

Tuttavia, tornando a Zelensky, quando vedi che il tuo popolo è sottoposto a forti sofferenze e rischia il genocidio qualche concessione va pur fatta, soprattutto se il nemico è più forte. Concessioni su Donbass e Crimea per esempio. Né trovo così irricevibile la richiesta che l’Ucraina diventi un Paese neutrale come la Finlandia. Capisco perfettamente che agli ucraini non piaccia, ma la situazione di un Paese va sempre valutata in base ai rapporti di forza che intrattiene con quelli vicini.

La neutralità, per quanto indigesta, risolverebbe molti problemi. Oppure Zelensky pensa davvero che Kiev possa diventare una nuova Stalingrado, con gli ucraini nel ruolo dei difensori ex sovietici e i russi in quello degli attaccanti tedeschi? Sarebbe un dramma indicibile, una battaglia casa per casa o rovina per rovina. Alla fine è assai probabile che i russi prevarrebbero comunque, ma il prezzo che gli ucraini pagherebbero sarebbe comunque altissimo.

Qualcosa di simile gli ha detto il premier israeliano Naftali Bennett, che di guerra se ne intende essendo un ex militare che ha svolto in passato anche delicate missioni all’estero per l’esercito di Gerusalemme. La risposta del presidente ucraino è stata un netto “no”, forse è convinto che sia preferibile la distruzione del suo sventurato Paese alla resa condizionata.

Non si è ancora capito fino a che punto si spingerà la lucida follia di Vladimir Putin ma è chiaro che, potendo anche contare sul sostegno cinese, non è minimamente intenzionato a lasciar perdere. La Russia, nazione imperiale per eccellenza, ha da sempre la sindrome dell’accerchiamento. L’espansione della Nato a oriente ha aggravato tale sindrome.

D’altra parte molti Paesi ora indipendenti e che prima facevano parte dell’Unione Sovietica temono un suo ritorno sotto altre forme, ed è comprensibile. Sarebbero necessari dei trattati bilaterali di garanzia reciproca, con la Russia che s’impegna a garantire la loro indipendenza in cambio della neutralità. Ma è difficile arrivarci partendo da un quadro come quello attuale.

Che dire, poi, della richiesta di istituire una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina? È ovvio che gli occidentali non l’abbiano accolta, poiché essa aumenterebbe a dismisura il rischio di uno scontro – anche nucleare – tra aerei Usa e russi. Del tutto pacifico che Biden e Macron abbiano rifiutato. La solidarietà per l’aggressione subita non può spingersi sino al punto di trascinare l’intero Occidente in un conflitto che rischierebbe di essere atomico.

Concludo notando che, nella situazione attuale, l’Ucraina avrebbe bisogno di un presidente diverso, poco propenso a pronunciare discorsi nei parlamenti di Stati stranieri. Non certo arrendevole, ma meno efficace dal punto di vista televisivo e comunque più attento a impedire la distruzione del proprio Paese. Anche perché Putin, che assomiglia sempre più a un autocrate folle, possiede purtroppo le chiavi per attivare il suo enorme arsenale nucleare.

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