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Ucraina

L’Ucraina è tenuta in vita dalla finanza mondiale e minacciata dalla crisi demografica

L'Ucraina ha raggiunto un accordo per ristrutturare oltre 20 miliardi di dollari di debito internazionale. Ma il paese è in bancarotta già da prima dell'invasione russa e dipende dall'aiuto finanziario esterno. L'analisi di Ugo Poletti.

Il governo dell’Ucraina ha trovato pochi giorni fa un accordo per ristrutturare il debito internazionale di oltre 20 miliardi di obbligazioni in dollari in scadenza con i suoi maggiori creditori (tra cui Amundi SA, BlackRock Inc and Amia Capital LLP). Inoltre, il paese attaccato dalla Russia riceverà una prima tranche sui profitti generati dagli asset russi sequestrati in diversi paesi.

UCRAINA, PAESE TECNICAMENTE IN BANCAROTTA

Sono delle buone notizie per bilancio statale ucraino, a cui si aggiungono quelle dell’export in crescita fino ai livelli prima della guerra. Però, questo non cambia la realtà di un paese tecnicamente in bancarotta già da prima dell’invasione russa del febbraio 2022, che non sarebbe economicamente sostenibile senza l’aiuto finanziario esterno. Senza i prestiti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario internazionale non ci sarebbero abbastanza entrate fiscali in Ucraina per pagare pensioni e stipendi della pubblica amministrazione. Questi aiuti vengono forniti da anni per due ragioni: 1) l’aspettativa di una crescita economica in grado di ripagare il debito; 2) la scelta di Stati Uniti e Europa di sostenere l’Ucraina per ragioni politiche. Sul perché sia così importante sostenere l’indipendenza dell’Ucraina, puntellandola con cospicui aiuti finanziari, ne parleremo in un prossimo articolo. Riguardo alle aspettative economiche del paese in guerra, occorre fare un approfondimento.

UN PAESE POVERO, MA RICCO DI RISORSE

L’Ucraina è un paese povero con un reddito pro-capite superiore solo ai paesi del Caucaso (Kighisistan, Tagikistan, Uzbekistan), ma inferiore persino alla Moldavia e al Montenegro. Nel 2021, prima dell’invasione russa suo PIL pro-capite era arrivato a 4.828 dollari. Nel 2023, dopo due anni di conflitto è piombato a 2.207 dollari, pari al 17% della media mondiale. Eppure gli ucraini non cessano di fare analisi ottimistiche. A dire il vero, a differenza di altri paesi a basso reddito che soffrono crisi prolungate, l’economia dell’Ucraina dispone di abbondanti risorse in termini di terreni agricoli, risorse naturali, capitale umano e infrastrutture in grado di sostenere livelli più elevati di crescita, di sviluppo economico e di benessere sociale.

L’ECCESSIVO OTTIMISMO DEGLI UCRAINI

Anche sulla base di queste ragioni il primo ministro Denis Shmigal aveva presentato a giugno del 2021 agli investitori esteri la National Economic Strategy 2030 (NES-2030). Questo documento firmato dal governo ucraino, fissava un obiettivo molto ambizioso: il raggiungimento di un livello del PIL pro capite pari a 10 000 USD entro il 2030, un valore tre volte superiore al livello del 2013. Gli esperti giudicarono quel traguardo irrangiungibile, soprattutto alla luce della brutta esperienza degli anni precedenti. Negli ultimi tre decenni si stima che l’Ucraina abbia perso più di mezzo trilione (1 trilione = mille miliardi) di dollari di opportunità commerciali e almeno un altro mezzo trilione di dollari in risorse sottoutilizzate. Se negli ultimi 30 anni le risorse fossero state utilizzate in modo più efficace, gli ucraini avrebbero potuto aspettarsi di guadagnare almeno altri trilioni di dollari di reddito lordo totale e di maggiore valore aggiunto prodotto; ciò ha avuto gravi implicazioni socioeconomiche in termini di perdita di reddito, ricchezza e accumulo di risparmio che avrebbero potuto rafforzare un’economia fragile e a basso reddito.

L’UCRAINA NEI FILM COME NELLA REALTÀ

Tutto questo è responsabilità di una amministrazione politica che non ha mai definito e portato avanti una strategia di sviluppo. Invece, ha sempre puntato a raccogliere prestiti esteri con la promessa virtuale di una crescita economica sopra il 5%. Nel famoso film televisivo “Servitore del Popolo”, in cui Zelensky era l’attore protagonista, c’è una scena esemplare dove al Presidente ucraino Goloborodko (lo stesso Zelensky) viene insegnato come ingannare i rappresentanti della Banca Mondiale per rinnovare il prestito. Il cinema si confonde con la realtà.

La mancanza di coordinamento tra i ministeri ucraini e il turnover continuo di ministri e consiglieri ha fatto negli anni scorsi più danni della corruzione diffusa. Anche nel presente, abbiamo visto continuare questa tendenza al cambiamento di ministri, che penalizza la continuità amministrativa. Pochi giorni prima dell’inizio della Ukraine Recovery Conference di Berlino, giugno 2024, preparata da mesi per incontrare i grandi attori finanziari, economici e politici esteri, il governo ucraino ha licenziato il ministro delle infrastrutture Aleksandr Kubrakov e Mustafa Nayyem, direttore dell’Agenzia statale per il restauro e lo sviluppo delle infrastrutture, due figure ben conosciute dalla comunità internazionale. Al di là delle motivazioni, questo è un ennesimo segnale di fragilità degli interlocutori ucraini.

DISTRUZIONE E CREAZIONE

Tuttavia, la distruzione arrecata dalla guerra in vaste aree del paese e la contrazione delle attività economiche, ha paradossalmente creato delle condizioni favorevoli per l’attrazione di investimenti esteri. Come in ogni guerra, dopo la distruzione c’è la ricostruzione. Arriva un momento di grande ripresa economica, come è successo in Italia e in Germania nel dopoguerra. Inoltre, le resistenza ucraina all’invasione russa ha messo in luce delle debolezze infrastrutturali ucraine, che gli Ucraini sono obbligati a sanare rapidamente, per evitare il collasso del paese. Per esempio, abbiamo scoperto una rete di distribuzione elettrica obsoleta, la carenza di produzione di energia, un sistema ferroviario da ammodernare, la mancanza di autostrade, di valichi e ponti per avere vie commerciali alternative. Tutte opere che saranno realizzate con partnership internazionali. Ma questo scenario suggestivo, che giustifica le diverse conferenze per la ricostruzione dell’Ucraina non fa i conti con una grave ipoteca: il declino demografico.

IL GRANDE PROBLEMA DEL DECLINO DEMOGRAFICO

In un periodo di 60 anni la popolazione dell’Ucraina è cresciuta da 43 milioni nel 1960, raggiungendo un picco di poco più di 53 milioni nel 1993 (2 anni dopo aver ottenuto l’indipendenza nel 1991), fino a circa 44 milioni nel 2020. Va tenuto presente che queste sono stime, perché l’Ucraina non effettua un censimento dal 2001 e vi è una grande incertezza sul numero effettivo di abitanti che oggi risiedono nel paese. Dal 1991 una parte crescente della popolazione ha lasciato il Paese per lavorare all’estero, con l’intenzione di ritornare. Dall’inizio delle ostilità nel 2014, il governo ucraino ha perso il controllo di tre territori (Crimea, e parte delle regioni di Donetsk e Lugansk), che però vengono ancora inclusi nel computo degli abitanti. Un censimento digitale dell’anno scorso stimava in circa 37 milioni la popolazione ucraina, con più di 6 milioni rifugiati all’estero, prevalentemente in Europa.

È uno scenario preoccupante, perché l’Ucraina rischia, non solo di avere poca forza lavoro per la ricostruzione, ma anche pochi consumatori per far crescere il mercato. Al netto della perdita di popolazione a causa del conflitto, oggi l’Ucraina ha una forza lavoro stimata intorno ai 20 millioni.

CERCASI MANODOPERA POLIGLOTTA

Inoltre, uno degli ostacoli all’attrazione degli investimenti diretti esteri in Ucraina nel passato è stata la difficoltà di attrarre manodopera con capacità linguistiche per gestire investimenti esteri su larga scala e di portare lavoratori specializzati non ancora disponibili nel mercato locale, come è avvenuto per il settore IT in Polonia, che ha avuto la capacità di attrarre talenti dall’estero. Gli scogli burocratici da affrontare per un manager straniero in Ucraina non sono indifferenti.

Un altro fattore grave è che molti degli Ucraini espatriati sono proprio quelli in grado di padroneggiare qualche lingua straniera, impoverendo l’offerta locale di manodopera poliglotta. Un risvolto positivo della medaglia è questi lavoratori all’estero rimandano in Ucraina i loro guadagni molto di più rispetto a quanto avviene in altri paesi. Odessa è un caso tipico, se si considerano le rimesse di capitani e marinai imbarcati, che rappresentano una entrata importante per l’economia della città. I lavoratori ucraini, quando possono, lavorano all’estero per livelli di reddito più elevati di quelli disponibili dove risiedono. Queste entrate in parte compensano i pochi investimenti stranieri.

COME RIPORTARE A CASA GLI UCRAINI ALL’ESTERO

Come invertire questo trend demografico negativo  e come riportare in Ucraina quei millioni di cittadini scappati dalla guerra insieme a nuovi lavoratori stranieri è una sfida che il governo non può non raccogliere, perché pregiudica il futuro del paese. E l’unica strada è quella di offrire la prospettiva di un paese migliore, con meno corruzione e una crescita economica tale da creare posti di lavoro.

LA RESILIENZA DEGLI UCRAINI DURANTE LA GUERRA

La tenacia della popolazione ucraina di fronte all’invasione e l’emergere di una nuova generazione attiva in economia e nella difesa della comunità. Per chi ha vissuto la guerra dall’inizio fino ad oggi, una delle cose sorprendenti è vedere la capacità di adattamento delle persone alle difficoltà di tempi così duri, incluso l’attaccamento al proprio lavoro. Una tempra che garantisce alla popolazione il flusso dei rifornimenti nei supermercati e nei negozi e l’erogazione di tutti i servizi. Una specie di mano invisibile che ha tenuto in vita l’economia ucraina.

Se si riuscisse combinare il carattere laborioso del popolo ucraino, con il talento della giovane generazione e il rientro di millioni di Ucraini che hanno lavorato in Europa e imparato diverse lingue, questa sarebbe una ricetta straordinaria per la ripresa dell’Ucraina. Speriamo che la leadership politica ucraina sia consapevole di questo e pronta a lavorare su una strategia di lungo periodo.

Basterebbe pensare al precedente storico di Caterina la Grande, che fece ponti d’oro a coloni europei (soprattutto tedeschi), offrendo terre e grandi vantaggi fiscali, per attrarre manodopera di qualità. Purtroppo questo è un esempio indigesto per Kiev, se si considera la pressione politica per la rimozione della statua dell’imperatrice dal centro di Odessa. Eppure è un esempio più utile di quello che va oggi per la maggiore dei Cosacchi: guerrieri valorosi, che nella storia hanno venduto i loro servizi a diverse potenze (Polonia, Svezia, Russia), ma anche pericolosi predoni a spese delle comunità locali (leggere “Taras Bulba”, Nikolai Gogol). Ci vogliono meno Cosacchi e più continuità nell’amministrazione statale.

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