La triste, tragica uccisione dell’autista del Pistoia Basket ricorda un dato di realtà che tendiamo a sottovalutare: non è la rilevanza dei problemi a spingerci verso atti estremi, anzi. Spesso dietro le fesserie peggiori si annidano i più futili motivi: come in questo caso, nel quale un uomo è stato ammazzato per la rivalità tra due squadre di basket. Pistoia e Rieti, figuriamoci, neanche stessimo parlando di Sinner e della Davis disertata.
La coloritura pseudo-ideologica degli assassini, la loro afferenza all’estrema destra, non contraddice ma conferma la considerazione. Troviamo un pretesto per commettere un atto insensato e a posteriori, magari, lo ammantiamo di politichese.
Sarebbe bene tenerne conto quando, per esempio, dibattiamo del Medio Oriente e riteniamo che le manifestazioni Pro Pal siano espressione di chissà quale consapevolezza geopolitica. Sarebbe bene leggerli davvero i social dei quali tanto si sparla, per scoprire come la polarizzazione e l’hate speech impazzino nelle conversazioni sul miglior o peggior ristorante, come ci si scanni verbalmente su pancetta e guanciale per gricia e carbonara.
La complessità della politica e delle problematiche socio-economiche, la ricchezza e la povertà materiali e morali, lo sviluppo e il rispetto dell’ambiente, i desideri individuali e la necessità di norme severe, in poche parole la felicità e la sofferenza delle persone, sono questioni tanto serie e difficili da affrontare, per non dire da risolvere, che chi ci si impegna con un minimo di serietà non ha tempo e voglia di accapigliarsi a suon di slogan, della cui inadeguatezza è ben cosciente. È quando, al contrario, abbiamo voglia di sbrigarcela con qualche frase fatta che scegliamo un motivo a caso e lo impacchettiamo come se fosse una cosa seria.
Così tutto si riduce a talk, a show, a chat. E così ci caschiamo tutti: semplici cittadini, vip di qualunque settore, leader di partito o di azienda.