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Industriali

Tutti i subbugli nel governo tedesco su Ucraina, Nord Stream e conti pubblici

Che cosa succede nel governo Scholz. Fatti, approfondimenti e scenari

Quantomeno la tempistica dell’annuncio è apparsa sospetta. A causa di vincoli di bilancio, la Germania non fornirà all’Ucraina denaro fresco, poiché, secondo il governo, il sostegno dovrebbe essere finanziato principalmente dagli interessi sui beni russi congelati e non dal budget statale. A pochi giorni dalle conferme giudiziarie e di stampa sul coinvolgimento dell’Ucraina (forse fino ai più alti livelli militari e politici) nell’attentato che due anni fa fece saltare i due tubi del gasotto russo-tedesco Nord Stream, la comunicazione del ministero delle Finanze di Berlino può apparire come una ritorsione.

Se tale non è, allora è un caso di tipica mancanza di sensibilità da parte delle autorità tedesche quando si tratta di soldi e conti. Sul bilancio per il prossimo anno il governo in effetti continua a litigare, nonostante prima delle ferie estive i leader dei tre partiti di coalizione avessero assicurato un accordo generale. Nei particolari, invece, il tiro alla fune prosegue, e ora nel mezzo delle revisioni al ribasso del ministro liberale delle Finanze Christian Lindner sono finiti i soldi a Kiev.

L’attuale piano di bilancio per il 2025 prevede 4 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina, scriveva nel fine settimana la Frankfurter Allgemeine Zeitung, questi beni sono già stati promessi e non si intravedono nuovi soldi per il sostegno futuro. In una lettera inviata ai ministeri degli Esteri e della Difesa, Lindner scriveva burocraticamente che “nuove misure possono essere adottate solo se i finanziamenti sono garantiti nei piani di bilancio”.

Lindner sta cercando in tutti i modi di tenere stretti i cordoni della borsa nella eterna convinzione che anche in tempi di crisi economica, come quelli che la Germania sta vivendo da mesi, la cosa più sensata sia di aderire al freno costituzionale al debito, che limita la quantità di nuovo debito che il governo può contrarre.

Tuttavia proprio in queste settimane l’Ucraina è impegnata in un’offensiva nella regione di Kursk che, nelle strategie dei comandi militari di Kiev (e probabilmente della Nato) serve a mettere pressione su Vladimir Putin e conseguire vantaggi territoriali da giocare sul tavolo di augurabili prossime trattative di tregua.

Lindner ha escluso che tale stretta sugli aiuti abbia qualcosa a che fare con le indagini giudiziarie sull’attentato al Nord Stream, ma nella giornata di domenica l’ufficio stampa del suo ministero ha dovuto fare una parziale marcia indietro, affermando che nonostante la mancanza di fondi, avrebbe “esaminato la fornitura a breve termine di fondi aggiuntivi”. Tuttavia, ha aggiunto la nota ministeriale, l’Ucraina dovrebbe giustificare le sue esigenze aggiuntive””per rispettare tutte le normative di bilancio e per poter richiedere l’autorizzazione dal Bundestag tedesco su questa base”.

Il governo, nella persona del suo cancelliere Olaf Scholz, sulla questione tace. L’opposizione cristiano-democratica condanna la mossa di Lindner, sostenendo con toni retorici che la lotta per la libertà dell’Ucraina ora soffre per le dispute interne della maggioranza a Berlino. Invece di fornire a Kiev denaro fresco dal bilancio federale, il governo mira a trovare altre strade per sostenere il paese dilaniato dalla guerra, sperando di utilizzare gli interessi dei beni russi congelati, ha detto il vice capogruppo dell’Unione al Bundestag Johann Wadephul.

Ma secondo Lindner, è proprio in questo modo che l’Ucraina potrebbe coprire una parte significativa delle sue esigenze militari. Gli alleati dell’Ucraina hanno confiscato circa 300 miliardi di dollari dopo l’inizio della guerra di aggressione russa, osserva il portale di informazione europeo Euractiv, “e i paesi del G7 hanno deciso durante il loro ultimo vertice in Italia di utilizzare gli interessi del denaro per finanziare un prestito di 50 miliardi di dollari per Kiev. Tuttavia, non è ancora chiaro se lo strumento funzionerà, poiché è altamente controverso dal punto di vista legale e potrebbe creare un precedente negativo”.

La questione ucraina piomba nel mezzo della fase finale della delicata campagna elettorale regionale che vedrà fra poche settimane gli elettori di tre Länder orientali recarsi alle urne: Turingia e Sassonia il 1° settembre, Brandeburgo il 22 settembre. Oltre alla forte presenza di AfD, spesso prima forza nei sondaggi, i partiti tradizionali devono confrontarsi con l’ascesa del movimento populista di sinistra dell’ex pasionaria della Linke Sahra Wagenknecht (Bsw, Bündnis Sahra Wagenknecht).

L’appoggio all’Ucraina, che Wagenknecht come AfD critica in maniera sostanziale, sta diventando uno dei temi cruciali delle campagne elettorali e potrebbe essere uno di quelli dirimenti per eventuali “coalizioni alla francese”, immaginate come cordone sanitario nei confronti dell’estrema destra di AfD. In Länder dove l’opinione pubblica è fin dall’inizio ostile a Kiev e prevalentemente filo-putiniana (il caro energia gioca un ruolo importante in questo orientamento), le notizie giudiziarie e di stampa sul coinvolgimento di Kiev (e forse della Polonia) nel sabotaggio del Nord Stream sono benzina sul fuoco.

Intanto sul piano diplomatico la vicenda apre anche una nuova frattura fra Berlino e Varsavia. Sorprendono soprattutto i toni utilizzati dal governo polacco nei confronti di quello vicino, specie se accostati al miele reciprocamente profuso da quando il “popolare” Donald Tusk è tornato al potere. Varsavia è irritata dalle dichiarazioni dell’ex capo dell’intelligence tedesca August Hanning, secondo cui Polonia e Ucraina avrebbero collaborato all’attacco al gasdotto. Varsavia e Kiev hanno ripetutamente negato.

Ma Tusk è andato oltre e nel fine settimana ha usato toni insolitamente aspri per commentare in inglese sulla piattaforma X: “A tutti i promotori e sponsor del Nord Stream 1 e 2: l’unica cosa che dovreste fare oggi è chiedere scusa e rimanere in silenzio”. Nessun commento da Berlino, ma un inconsueto appoggio istituzionale da parte della presidenza della Repubblica polacca, ancora in mano ai conservatori del Pis. Il presidente del Consiglio nazionale per la sicurezza nel palazzo presidenziale, Jacek Siewiera, ha infatti aggiunto al commento del premier: “Cattive notizie per i destinatari: su questo argomento in Polonia esiste un consenso solido come la roccia”. Fra i destinatari, certamente anche la cancelleria a Berlino.

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