Fine settimana di ordinaria violenza e politica nella Germania che si appresta a entrare nella campagna elettorale per le Europee, mentre in tre Länder dell’Est (Sassonia, Turingia e Brandeburgo), già è vivace la competizione per le più sentite elezioni regionali di settembre.
A Dresda, in Sassonia, la campagna elettorale è stata insanguinata da un brutale attacco di venerdì sera al parlamentare europeo dell’Spd Matthias Ecke, aggredito mentre stava affiggendo i propri manifesti elettorali.
Ecke, che è anche il candidato di punta dei socialdemocratici alle Europee in Sassonia, è apparso subito molto grave ed è stato trasportato in ospedale per essere operato d’urgenza. Le sue condizioni sono considerate dai medici soddisfacenti e non corre pericolo di vita. Ad aggredirlo, secondo le testimonianze, sarebbero state quattro persone. Una, un diciassettenne non noto alla polizia per precedenti politici, si è costituito, gli altri sono tuttora in fuga e ricercati.
Il gruppo sarebbe stato anche protagonista di una seconda aggressione, avvenuta a breve distanza, questa volta nei confronti di un attivista dei verdi di 28 anni che – anche lui – stava affiggendo manifesti elettorali.
Per completare il fine settimana di violenza politica, sabato mattina, nella cittadina di Nordhorn, in Bassa Sassonia, un Land nel nord-ovest della Germania, un deputato regionale di Alternative für Deutschland è stato malmenato in uno stand informativo che il partito di estrema destra aveva organizzato nel centro della città.
L’aggressione di Dresda ha mobilitato manifestazioni di solidarietà e protesta nella serata di domenica a Berlino e nello stesso capoluogo sassone. La ministra dell’Interno Nancy Faser (Spd), dopo aver stigmatizzato la violenza, ha annunciato per questa settimana una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno di tutti e 16 i Länder tedeschi per discutere dell’aumento della tensione politica e per individuare misure capaci di riportare la situazione sotto controllo. In vista misure per rafforzare i dispositivi delle forze dell’ordine.
Ma proprio dagli agenti di sicurezza arriva un monito (e un rimprovero). Il sindacato della polizia tedesca DPolG vede nell’attuale escalation di violenza contro i politici tedeschi l’inizio di una nuova fase di tensioni. “La Germania deve prepararsi al fatto che gli attacchi contro i politici aumenteranno nei prossimi anni”, ha dichiarato il presidente del sindacato Rainer Wendt in un’intervista alla Neue Zürich Zeitung. E, secondo Wendt, le strategie che il governo ha finora adottato indicano che il problema non è stato compreso: nel paese mancano 50.000 agenti di polizia e quest’anno la ministra Nancy Faeser ha tagliato il budget della polizia federale di 500 milioni di euro. Si vedrà se il vertice fra i responsabili politici di federazione e Länder di questa settimana invertirà la rotta e adotterà misure concrete o se prevarrà la retorica dello sdegno e della denuncia. Finora la collezione di dichiarazioni di solidarietà politica soprattutto per l’aggressione all’europarlamentare Ecke è nutrita (dal cancelliere al suo vice fino agli esponenti di ogni livello) e un po’ ovunque si lancia il grido di allarme alla difesa della democrazia.
Il fine settimana ha tuttavia regalato anche sprazzi di politica più tradizionale. In primo piano il confronto interno alla Cdu in vista del congresso di tre giorni che si apre oggi, lunedì 6 maggio. Dibattito tornato interessante da quando appare chiaro che – dopo una legislatura sabbatica – dovrebbe essere proprio l’alleanza di Cdu e Csu (Union) a offrire al paese il prossimo cancelliere. Friedrich Merz, l’uomo che dopo gli altrui fallimenti si è accollato il compito di ridisegnare il partito post-merkeliano, sarà riconfermato presidente e di conseguenza lanciato di diritto verso la candidatura alla cancelleria. Anche per questo è già un leader sulla graticola, soprattutto della stampa. Che forse non gli perdona i suoi tratti più conservatori, nonostante abbia riportato il partito sopra la soglia del 30% nei sondaggi.
Anche gli analisti dei flussi elettorali dubitano però che Merz sia il candidato giusto per riportare la Cdu al governo. Manfred Güllner, direttore dell’istituto Forsa, parla esplicitamente di un “gap Merz”. “Come leader dell’opposizione, Merz non sta riuscendo a coinvolgere alcuni gruppi elettorali fondamentali per il successo dell’Union come le donne e quella fascia determinante di votanti del centro”, ha detto Güllner all’Handelsblatt, “e nella fase finale della campagna elettorale il cancelliere dell’Spd Olaf Scholz potrebbe forse riconquistare quegli elettori che non vedono il paese in buone mani con Merz, a causa di insufficiente apprezzamento ed esperienza”.
Secondo simulazioni di Forsa, in un fotofinish serrato fra Scholz e Merz, il cancelliere uscente prevarrebbe seppur di poco, nonostante il suo partito al momento sia ben oltre 10 punti sotto il consenso attribuito alla Cdu. Al contrario un confronto fra Scholz e Hendrik Wüst, il presidente del popoloso Land del Nordreno-Vestfalia e contraltare “merkeliano” i Merz dentro la Cdu, vedrebbe il secondo vincente.
Il riequilibrio al centro è il tema della composizione della nuova dirigenza della Cdu, compito che spetta ai delegati del congresso. Se l’alchimia riuscirà la candidatura di Merz potrebbe uscirne rafforzata, arricchita da un personale politico in grado di rappresentare tutte le anime del partito e di proporsi agli elettori nella sua complessità. Tuttavia sarà il caso anche di mettere alla prova i dubbi di sondaggisti e quotidiani e capire se questa nostalgia della Cdu merkeliana (a proposito, Merkel snobberà il congresso) abbia un senso nella Germania polarizzata di oggi, così diversa da quel paese quieto e quasi assopito che la cancelliera governò per quasi quattro lustri. Su questo però le prime risposte arriveranno presto: dal voto europeo di giugno e dai tre voti regionali di settembre.