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Tutti i nuovi piani della Cina in Africa (anche sul debito degli Stati africani)

Lunedì 3 settembre è iniziato a Pechino il Forum della Cooperazione Cina-Africa. L'articolo di Lorenzo Bernardi per Start Magazine

La guerra commerciale con gli Stati Uniti è appena iniziata e la Cina è pronta a rilanciare uno dei suoi progetti economici più impegnativi: gli investimenti in Africa. Lunedì 3 settembre è iniziato a Pechino il Forum della Cooperazione Cina-Africa. Nella capitale cinese si sono dati appuntamento i leader di oltre 50 Stati africani per il summit triennale nel quale si consolida la partnership fra il gigante asiatico e l’Africa. Come in passato, Xi Jinping annuncerà un corposo piano di investimenti. Quello varato tre anni fa, a Johannesburg, ammontava a 60 miliardi, mentre quest’anno lo stanziamento toccherà i 126 miliardi.

GLI INVESTIMENTI CINESI IN AFRICA

La Cina negli ultimi dieci anni ha avviato una strategia precisa in Africa: investimenti in cambio di risorse. Queste ultime hanno contribuito in maniera sostanziale a fare del Dragone la seconda economia mondiale, mentre gli Stati africani hanno ottenuto in cambio infrastrutture realizzate dalle imprese cinesi, soprattutto strade e ferrovie. Una rete che si inserisce nella Belt and Road, un piano infrastrutturale per collegare, sia via terra che via mare, il Sudest asiatico, il Medio Oriente e l’Europa.

LO SQUILIBRIO COMMERCIALE

Uno dei temi principali in discussione al Forum sarà lo squilibrio della bilancia commerciale. Ad oggi, è pesantemente sbilanciata a favore della Cina, che importa materie prime ed esporta prodotti finiti, con evidente vantaggio economico. Gli Stati africani tenteranno di strappare a Pechino un accordo per una maggior esportazione delle loro imprese manifatturiere in Africa. Qualche esempio ha già segnato la strada: BAIC Group, un’azienda produttrice di auto (controllata dallo Stato), ha annunciato di avviare la produzione di auto elettriche in Sudafrica.

IL PROBLEMA DEL DEBITO

L’Africa comunque è sempre più cinese. Lo dicono i numeri: i commerci fra Pechino e gli Stati africani sono cresciuti nell’ultimo anno del 14%, arrivando a 170 miliardi. Il problema segnalato da molti è lo squilibrio di questa crescita: il debito africano nei confronti della Cina sta crescendo, tanto da porre in dubbio che possa essere ripianato. Secondo molti analisti, questo porterà le nazioni africane a cedere progressivamente i loro asset strategici a Pechino. Bloomberg scrive che ci sarebbe già un piano cinese per la ristrutturazione del debito degli Stati africani.

Si parla già da tempo di “colonialismo cinese”: la presenza del Dragone in Africa è fortissima dal punto di vista economico e comincia ad affermarsi anche sul piano militare e strategico: Pechino ha aperto la sua prima base navale all’estero a Gibuti, nel Corno d’Africa.

LA GUERRA COMMERCIALE CON GLI USA

L’ulteriore spinta degli investimenti cinesi si inserisce in un contesto globale delicato, soprattutto a causa della guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti. Nel tentativo di consolidare la superiorità americana, Donald Trump ha imposto dazi su importazioni di acciaio e alluminio, a cui Pechino ha risposto con misure analoghe. I ruoli tradizionali sembrano così essersi invertiti: oggi è la Cina a spingere per “un’economia globale aperta”, come ha dichiarato Xi Jinping a margine di un incontro con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. E mentre Pechino cerca nuovi mercati, Washington alza i muri.

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