skip to Main Content

Legislative Francia

Tutte le prossime convergenze tra Francia e Italia. Parla Darnis (Iai)

Presente e scenari dei rapporti Italia-Francia secondo Jean-Pierre Darnis, docente di Relazioni italo-francesi all'università di Nizza e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) a Roma.

“Tra Italia e Francia, siamo in una nuova fase, in un nuovo ciclo. Era già iniziata con il Conte 2, ma un clima positivo si è decisamente rafforzato con l’arrivo di Mario Draghi alla guida del governo”.

Jean-Pierre Darnis è una di quelle figure che intercettano tendenze e problemi tra Italia e Francia. È d’altra parte il suo mestiere: insegna all’università di Nizza proprio “Relazioni italo-francesi” ed è consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) a Roma.

“Le relazioni tra Francia e Italia sono state tese per anni – continua Darnis in questa conversazione con Startmag – almeno dopo il 2006, quando ancora Chirac e D’Alema gestivano interessi comuni nel Libano. Abbiamo visto problemi negli investimenti francesi in Italia e una mancata reciprocità francese nell’accogliere gli investimenti italiani in Francia. Ci sono state incomprensioni e rivalità sul dossier libico, oppure sulla gestione dell’immigrazione. Il massimo della crisi avvenne a inizio 2019, quando Macron era da un lato in campagna per le elezioni europee e dall’altra alcuni sovranisti italiani incontravano le frange estreme dei gilet gialli. Fu richiamato a Parigi per consultazioni l’ambasciatore francese a Roma, Christian Masset, l’ambasciatrice italiana Teresa Castaldo fu convocata al Quai d’Orsay”.

“Le cose ora sono decisamente cambiate – aggiunge Darnis – Al di là della vicenda in senso stretto, di un gesto in sé complesso, nei rapporti tra Francia e Italia un segnale è certamente venuto anche dall’arresto dei 12 brigatisti a Parigi. Vi era già una tendenza alla collaborazione, ma certamente la presenza di Draghi l’ha accelerata, su molti temi. Con Draghi vi è una voglia naturale di convergenza, ora l’Italia è più forte, con Draghi è cresciuta”.

Si parla di un trattato Italo-francese con dei capitoli settoriali, come il transfrontaliero, la ricerca.

Non credo sia decisivo che ci siano capitoli specifici, come sui trasporti, l’università, la sanità. Il trattato prevederà soprattutto dei meccanismi di consultazione permanente, cioè delle dinamiche che rendono i rapporti facili e duraturi, che permettono di conoscersi e di coltivare le convergenze, anche in ambito europeo. Sono cose semplici, che producono grandi effetti, come la presenza di un numero significativo di ministri di un Paese che si unisce al Consiglio dei ministri dell’altro Paese, una o due volte all’anno. Oppure gli incontri parlamentari permanenti, o la frequenza sistematica dei contatti bilaterali, al di là del semplice incontro annuale.

Quali altri aspetti sono fondamentali?

Anche lo scambio dei direttori dell’amministrazione centrale è fondamentale. Vanno a lavorare due o tre anni nell’altro Paese e quando tornano, se non capiscono qualcosa di un’iniziativa o di una posizione su un dossier specifico, alzano semplicemente il telefono e chiamano, hanno le consuetudini per sentire un collega, un amico, per farsi spiegare le situazioni. Si crea una sociologia comune tra due sistemi che sono diversi e che possono produrre anche posizioni diverse. Aiuta intanto a evitare gli errori di interpretazione, e ce ne sono stati molti negli anni recenti… Mano a mano che questo risanamento delle idee progredirà, emergeranno con forza delle convergenze naturali, sul ruolo dell’industria e dello stato nell’economia per esempio.

Anche senza un trattato si sono già viste collaborazioni, in politica estera o nell’industria come nell’incontro tra i ministri Giancarlo Giorgetti e Bruno Le Maire del 19 marzo scorso.

Ci sono margini di progresso enormi per la collaborazione in politica estera nello spazio che la Francia chiama del Maghreb e del Sahel e l’Italia del Mediterraneo e dell’Africa subsahariana. L’Italia si sta unendo agli sforzi di pace, alla task force Takuba, ha una presenza in Niger. Vi sono questioni annose legate al dossier libico, che sono assolutamente importanti per tutti in termini politici, perché riguardano la sicurezza. Anche per ricordare un fatto recente, proprio dal sud della Libia sono partite le milizie che hanno attaccato il Ciad, ed è durante l’ultimo attacco che è morto il presidente Idriss Deby. Sappiamo che ci sono degli scambi tra le intelligence, ed è un fatto positivo.

E dell’incontro Giorgetti-Le Maire cosa pensa?

Abbiamo visto una convergenza tra il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il ministro dell’economia Bruno Le Maire, che si sono ritrovati su una visione europea di azione pubblica molto decisa nel campo dell’economia, di intervento dello stato dell’industria, con una convergenza reale. Il trattato aiuterà a creare delle abitudini, a istituzionalizzare i rapporti, ci saranno settori che si potranno far progredire, superando le esperienze mal riuscite di investimenti incrociati, come è stato il caso di STX e Fincantieri. Anche la ricerca ha grandi spazi di convergenza e anche la cultura. Uno dei miglior risultati della collaborazione franco-tedesca è l’ufficio franco-tedesco per la gioventù, che sistematizza l’insegnamento delle lingue rispettive, gli scambi di studenti. Rispetto alle passate generazioni, nei tempi recenti si sono perse un po’ delle nostre conoscenze reciproche, anche per una predominanza dell’inglese. Si può riscoprire il rapporto con la Francia e con l’Italia, riprendere le consuetudini del passato.

Si ha uno scenario di approvazione del trattato?

Sappiamo che ci stanno lavorando, che una prima versione è stata già scambiata tra Italia e Francia. Penso che la parte più importante sia quella dei meccanismi permanenti. Alcuni argomenti avranno una funzione di bandiera, perché si sta cooperando nella ricerca, e penso anche al CNR italiano e al CNRS francese, o alle università, oppure ai lavori in corso sull’intelligenza artificiale. Sempre che nel frattempo non capiti qualcosa, credo che per la fine dell’anno avremo il trattato.

Back To Top