Skip to content

spagna

Tutte le pene economiche di Sanchez in Spagna

In Spagna il Il governo di Pedro Sánchez è in stallo: non ha una maggioranza stabile e non è in grado di approvare leggi cruciali per l'economia e la giustizia. Estratto dalla rassegna stampa sul canale Telegram di Giuseppe Liturri.

UNA LEGISLATURA MORTA

(ABC, 23 luglio 2025)

Punti chiave:

  • Il governo di Pedro Sánchez è privo di azione politica, incapace di approvare leggi significative senza il sostegno del PP o dei nazionalisti, evidenziando una legislatura in stallo.
  • La bocciatura del decreto anti-blackout, abbandonato da Podemos, BNG, Junts e PP, conferma la fragilità della coalizione e l’isolamento del governo.
  • Il ritiro di due misure chiave, come la riduzione dell’orario lavorativo e la riforma giudiziaria, sottolinea l’incapacità di Sánchez di portare avanti un’agenda progressista.

Il governo di Pedro Sánchez naviga in un vicolo cieco, privo di una maggioranza stabile e incapace di approvare leggi cruciali, come emerso dal plenum del Congresso del 22 luglio 2025. L’esecutivo, descritto come un “fantasma” politico, dipende dai nazionalisti o dal PP per legiferare, ma entrambe le opzioni si rivelano fragili. “La responsabilità del PP era confrontare il PSOE con la realtà, pura e smunta, della legislatura spezzata che Sánchez ha voluto avere e con i soci che ha scelto per averla”, si legge nell’articolo, sottolineando come il PP abbia scelto di non salvare il governo, lasciando che la sua debolezza emergesse pienamente.

Il decreto anti-blackout, proposto per evitare nuovi blackout dopo quello del 28 aprile, è stato bocciato da Podemos, BNG, Junts e PP, segnando una sconfitta simbolica. Junts, in particolare, ha ribadito che i suoi voti non sono un “assegno in bianco”, mentre il PP ha accusato il governo di non assumersi responsabilità. Sánchez, assente per una tournée in America Latina, ha evitato anche il confronto su due misure chiave ritirate: la riduzione della settimana lavorativa a 37,5 ore e la riforma dell’accesso alle carriere giudiziarie e fiscali, osteggiate da imprenditori, giudici e procuratori.

Questa legislatura, definita “morta”, evidenzia un governo che governa senza capacità legislativa, alimentando un “fraud democratico”. La dipendenza da alleati instabili come Junts, che chiedono concessioni su temi come l’amnistia, e la mancanza di un bilancio statale completano il quadro di un esecutivo che ha perso legittimità funzionale, incapace di rispondere alle esigenze del paese.

LA SCONFITTA DEL DECRETO ELETTRICO RATIFICA LA DEBOLEZZA DEL GOVERNO

(ABC, Juan Casillas ed Emilio V. Escudero, 23 luglio 2025)

Punti chiave:

  • Il decreto elettrico anti-blackout, proposto dopo l’oscuramento della penisola iberica del 28 aprile, è stato bocciato da Podemos, BNG e Junts, alleati di Sánchez.
  • Il PP ha giustificato il suo voto contrario denunciando la mancanza di responsabilità del governo per il blackout: “Non è compito dell’opposizione salvare Sánchez”.
  • La fragilità della coalizione di governo emerge anche dal rifiuto di Junts al decreto sui fondi alle comunità autonome, evidenziando tensioni su temi come l’amnistia.

La sconfitta del decreto elettrico anti-blackout segna un duro colpo per il governo spagnolo di Pedro Sánchez, già indebolito da scandali e proteste. Il provvedimento, nato per rafforzare la stabilità del sistema energetico dopo il blackout di 24 ore del 28 aprile, è stato respinto in un plenum straordinario da Podemos, BNG e Junts, partner della sua investitura. Il PP, confermando il suo “no” all’ultimo, ha affondato il decreto, con il deputato Guillermo Mariscal che ha accusato l’esecutivo: “Non si sono presi nessuna responsabilità”.

Le aziende energetiche, come Iberdrola ed Endesa, spingevano per il decreto, che prevedeva nuovi poteri di controllo per la CNMC e Red Eléctrica, impulso alla rete per l’industria e meno ostacoli allo sviluppo sostenibile. Tuttavia, Podemos lo ha definito un favore al “oligopolio” elettrico, mentre Junts, per bocca di Míriam Nogueras, ha ribadito che i suoi voti non sono “un assegno in bianco”, criticando il governo anche sui fondi alle autonomie e su questioni come l’ufficialità del catalano in UE e l’amnistia per Puigdemont.

Nonostante l’approvazione di altre misure, come riforme regolamentari e tre leggi, il governo ha dovuto rinviare proposte chiave, come la riduzione dell’orario lavorativo a 37,5 ore e la riforma giudiziaria. La giornata, segnata dall’assenza di Sánchez, in tournée in America Latina, ha confermato la precarietà della sua coalizione, con il PP che invita a cercare sostegno nelle urne e Junts che minaccia ulteriori distacchi.

LA SPAGNA DEI DAZI

(El Mundo, Carlos Mármol, 23 luglio 2025)

Punti chiave:

  • Il protezionismo economico, con i dazi, ha plasmato l’asimmetria territoriale tra il nord e il sud della Spagna, favorendo regioni come la Catalogna a scapito di altre.
  • La borghesia industriale catalana, protetta dai dazi, ha consolidato privilegi economici e politici, culminati nel “cupo catalano”, un sistema di finanziamento regionale asimmetrico.
  • La perdita delle colonie e l’integrazione nell’UE hanno spinto il nazionalismo catalano a puntare sull’influenza politica per mantenere i privilegi, minando la coesione nazionale.

La Spagna è segnata da una storica divisione tra nord e sud, alimentata dal protezionismo economico. Carlos Mármol analizza come i dazi abbiano favorito l’industrializzazione di regioni come Catalogna e Paesi Baschi, mentre aree come Andalusia, Valencia o Galizia sono rimaste indietro. “España no es la Arcadia que algunos pintan: es un país de riqueza mediana cuyo mercado interior es muy modesto”, dichiarava Francesc Cambó, figura chiave del catalanismo, per giustificare i dazi che proteggevano l’industria tessile catalana dalla concorrenza britannica, creando un mercato captive a scapito dei consumatori spagnoli.

Dal XVIII secolo, con i Borbone, i dazi hanno garantito privilegi alle élite catalane, rafforzati durante la Restaurazione con l’arancel di Cánovas del 1891. La perdita delle colonie, come Cuba e Filippine, ha spinto il nazionalismo catalano a cercare compensazioni attraverso l’influenza politica, culminata nel “cupo catalano”, che sancisce un sistema di finanziamento asimmetrico. Questo modello, secondo Mármol, perpetua una Spagna disuguale, dove il nord si considera artefice esclusivo della propria prosperità e il sud vittima di una congiura.

L’integrazione europea ha smantellato i dazi tradizionali, ma il nazionalismo catalano ha trovato nella politica un nuovo strumento per mantenere i privilegi, trasformando l’influenza in un’industria alternativa. Il risultato è una nazione frammentata, dove il “cupo” rappresenta l’estremizzazione di un protezionismo politico che sacrifica la coesione nazionale a favore di pochi, perpetuando un’eredità di disuguaglianze territoriali.

Torna su