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Londra

Tutte le difficoltà di Boris Johnson

Che cosa preoccupa il premier Boris Johnson? Il punto di Daniele Meloni L’estate di Boris Johnson è torrida come non mai. E non solo per i 37 gradi che hanno fatto irruzione a Londra e nelle principali località turistiche d’Oltremanica. Un recente sondaggio dell’istituto demoscopico YouGov dava il Labour a soli 2 punti dai Tories,…

L’estate di Boris Johnson è torrida come non mai. E non solo per i 37 gradi che hanno fatto irruzione a Londra e nelle principali località turistiche d’Oltremanica. Un recente sondaggio dell’istituto demoscopico YouGov dava il Labour a soli 2 punti dai Tories, 38% contro 40. Un altro dava il leader Laburista Sir Keir Starmer di 4 punti davanti a lui come gradimento personale. Silly season titillation? Chissà.

Certo è che il caso dei voti degli studenti delle superiori abbassati causa un algoritmo “tarato” male e i continui sbarchi illegali di immigrati a Dover stanno creando più di un grattacapo al premier, che deve anche fare i conti con un partito – il suo – tornato in ebollizione dopo la luna di miele post-voto. Alcuni parlamentari hanno chiesto espressamente le dimissioni del suo ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, reo di avere gestito male la questione scuola in tempi di coronavirus. Williamson ha chiesto scusa a tutti gli studenti penalizzati dalle votazioni di fine anno ma ha annunciato una retromarcia che consentirà a tutti i meritevoli di iscriversi alle università prescelte. Per ora prosegue nel suo ruolo di ministro ma in molti si pongono dubbi sulla sua affidabilità. L’MP di Scarborough è un alleato chiave di Johnson, così come lo era stato di Theresa May, che lo aveva nominato Segretario di Stato alla Difesa prima di estrometterlo dal suo cabinet per alcuni rivelazioni confidenziali che lo stesso Williamson aveva fatto alla stampa riguardo alle discussioni su Huawei tenutesi nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Dopo questo ulteriore episodio sembra che la sua carriera politica – che ha già aveva subito un’ammaccatura non da poco ai tempi delle sue dimissioni di ministro della Difesa – possa definirsi conclusa.

Quello che deve preoccupare Johnson è anche la posizione sempre più critica del quotidiano più diffuso del Regno Unito, il Daily Mail, da sempre sostenitore del partito Conservatore. La retromarcia sugli A-Levels ha portato la testata diretta da Geordie Craig a mettere in prima pagina il duo Johnson-Williamson disegnato nei panni di Stanlio e Ollio e con un titolo eloquente: “Ecco un altro bel pasticcio combinato dal governo”. L’ultima volta che due politici britannici furono raffigurati come i due famosi comici americani fu nel 1993, quando il Daily Mirror presentò con gli stessi panni e lo stesso titolo John Major e Norman Lamont dopo il Mercoledì Nero che portò la sterlina fuori dallo SME. (Bene rimarcare che dopo la clamorosa uscita l’economia britannica uscì dalla recessione e non ci fu nessun cataclisma come pronosticato).

Cosa deve temere attualmente Johnson? Queste scosse ci sono state, ci sono e ci saranno. Il partito Conservatore non è mai tenero con i suoi leader e le ambizioni di chi prima sembrava un neofita della politica si stanno rivelando appieno. I giornali stanno reclamizzando a gran voce Rishi Sunak, il giovane Cancelliere dello Scacchiere, già etichettato come “competente” per la gestione dell’economia durante il Covid-19. E poi c’è Priti Patel, in prima linea nella lotta alla tratta degli esseri umani e nei confronti dell’immigrazione clandestina.

Johnson comanda una maggioranza di 79 deputati, un’enormità rispetto ai numeri dei suoi predecessori Cameron e May. Ipotizzare che qualcosa si sia rotto nel rapporto tra lui e il partito sembra veramente troppo dopo 1 solo anno di governo e un brillante risultato elettorale. Ma il premier che gli inglesi hanno mandato a Downing Street a furor di popolo farebbe bene a non sottovalutare i segnali che gli arrivano da più parti. Se l’estate è caldissima, l’autunno – con la fine del congedo lavorativo (furlough) e le discussioni per gli accordi commerciali con l’UE – si preannuncia quantomeno impegnativo.

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