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Turismo Pubblica Amministrazione

Turismo e resilienza

Il post di Gianandrea Abbascià per la rubrica “Economia del gusto” Le parole sono importanti, frase celebre. Effettivamente, le parole hanno un peso e talvolta delicate conseguenze! Tantissime realtà, tra strutture ricettive di vario genere e operatori turistici, hanno registrato fortissime perdite e molte altre, ahimè, hanno “dovuto scegliere” di non proseguire. Il virgolettato è…

Le parole sono importanti, frase celebre. Effettivamente, le parole hanno un peso e talvolta delicate conseguenze!

Tantissime realtà, tra strutture ricettive di vario genere e operatori turistici, hanno registrato fortissime perdite e molte altre, ahimè, hanno “dovuto scegliere” di non proseguire. Il virgolettato è d’obbligo visto che purtroppo di fatto era una non scelta. L’estate fortunatamente, seppur in contrazione, ha dato respiro e ossigeno al comparto consentendo di rimanere a galla.

Ma il numero dei contagi torna a creare panico. Il problema è che la nuova stagione turistica è alle porte e, seppur con previsioni fatte da esperti e competenti, l’ipotesi di una chiusura-lockdown con un asse temporale di due mesi, per di più a Natale, è decisamente pericoloso.

Se è vero che non potremo sapere cosa potrà succedere da qui a una settimana, è però anche vero, a questo punto, che è doveroso essere cauti e non portarsi troppo in avanti con dichiarazioni — ripeto — anche se doverosamente motivate da personale qualificato. Coldiretti stima che un lockdown a Natale potrebbe essere “una mannaia da 4 miliardi per il turismo in Italia”.

Non sono certo un tecnico, ma da cittadino, come tanti, provo ad osservare per comprendere.

Si è passati, nel giro di un mese, da un dato pari a circa 1500 casi positivi agli oltre 10.000 —dato ufficiale aggiornato al 16 ottobre. Allora mi chiedo perché lanciare su Natale l’idea-concetto-ipotesi di un lockdown piuttosto che non farlo subito e magari mirato/circoscritto?

Abbiamo avuto mesi, quelli successivi al lockdown, più leggeri, per poter lavorare e ragionare, per farci trovare pronti.

Da quel che si apprende, i comparti del Commercio e delle Imprese sarebbero favorevoli all’adozione di piani di restrizione in modo da limitare spostamenti senza danneggiare le attività produttive fondamentali. Il punto però più importante, seppur delicato, è se siano disposte ad accettare un nuovo lockdown — se la situazione dovesse ulteriormente appesantirsi e peggiorare — da adottare però nel breve tempo, al massimo a novembre.

Il Centro studi di Confindustria stima a 0,8 % del Pil il costo settimanale di una chiusura-lockdown.

Dobbiamo provare ad allontanare quanto più possibile la famigerata espressione mala tempora currunt e per farlo dobbiamo cercare di aiutarci tutti, di collaborare rispettandoci e rispettando le regole del “gioco”.

Diverse e temporanee soluzioni possono essere adottate, per coinvolgere il comparto turistico.

Provare a “riutilizzare” strutture per altre necessità operative, utilizzare i bus privati per diluire la presenza dei viaggiatori-pendolari su più mezzi, ad esempio.

Il turismo ancora una volta deve resistere e dare prova di resilienza, ma per farlo è importate che abbia al suo fianco un partner d’eccellenza, lo Stato.

Viva il Turismo e Viva l’Italia!

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