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Tunisia

Tunisia, chi è (e cosa farà) il nuovo presidente Kais Saied

Il prossimo presidente della Tunisia sarà il giurista ultraconservatore Kais Saied. Candidato indipendente e antisistema, sarà il terzo presidente eletto a Tunisi dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011

 

Il prossimo presidente della Tunisia sarà il giurista ultraconservatore Kais Saied. Candidato indipendente e antisistema, sarà il terzo presidente eletto a Tunisi dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011 e la cacciata della dittatura di Zinedine el-Abidine Ben Ali.

BATTUTO IL MAGNATE DEI MEDIA NABIL KAROUI

Malgrado molti dessero come vincente Nabil Karoui, uscito dal carcere la scorsa settimana, dopo un mese e mezzo di detenzione per evasione fiscale e riciclaggio di denaro, il magnate dei media è stato ampiamente battuto da Saied che ha registrato il 75% dei consensi “dopo aver ottenuto l’appoggio di vari dei suoi rivali al primo turno, tra i quali il candidato di Ennahda, il partito religioso conservatore di tendenza islamista che vinse le municipali del 2018 e ha ‘bissato’ con le legislative di domenica scorsa”, ha scritto Marco Orioles su Policy Maker evidenziando che “Karoui dovrà in ogni caso affrontare un processo, di cui non è stata ancora fissata la data”.

IL GRAZIE DI SAIED

Un ringraziamento alle ”giovani generazioni per aver voltato pagina”. E’ così che il giurista Kais Saied, diventato il simbolo della lotta alla corruzione in Tunisia, è intervenuto pubblicamente dopo l’annuncio della vittoria al ballottaggio delle elezioni presidenziali. ”Cercheremo di costruire una nuova Tunisia. I giovani hanno guidato questa campagna e io sono responsabile per loro”, ha aggiunto. In attesa dei risultati ufficiali, gli exit poll riconoscono al candidato conservatore oltre il 76 per cento delle preferenze. Ha avuto la meglio sul magnate dell’informazione Nabil Karoui, che ha condotto la campagna elettorale dal carcere.

CHI È IL NUOVO PRESIDENTE KAIS SAIED

Kais Saied ha idee molto conservatrici: “Professore di diritto costituzionale che fino a un anno fa era sconosciuto anche ai più accorti analisti politici tunisini”, ha “sessantuno anni, in pensione da poco”, si legge su La Repubblica. “Entrambi erano considerati candidati anti-establishment, populisti. Il neo presidente, Saied, ha condotto una campagna elettorale molto sobria – i media l’hanno soprannominato Robocop per il suo modo di parlare un po’ rigido, sempre in perfetto arabo classico – con pochi soldi e nessun partito politico tradizionale alle spalle, anche se ha poi avuto il sostegno di Ennhada (Movimento per la rinascita), il movimento islamico moderato che ha conquistato la maggioranza dei seggi alle recenti elezioni parlamentari, e di una parte della sinistra tunisina”.

DECENTRALIZZAZIONE ED ECONOMIA DIRETTA

Ha aggiunto Repubblica: “Durante i suoi discorsi pubblici, ha espresso spesso molto scetticismo nei confronti della democrazia parlamentare e vorrebbe riformare le istituzioni tunisine introducendo elementi di democrazia diretta e decentralizzando il più possibile i poteri dello Stato. Iperfederalista in patria, è sostenitore del panarabismo in politica estera. ‘Il potere deve appartenere direttamente alle persone’, ha detto. Ma con il Parlamento e i suoi rappresentanti Saied dovrà fare i conti, considerato che la Costituzione tunisina che anche lui ha contribuito a scrivere affida al presidente poteri limitati”.

L’ITALIA INTERESSATA ALLE DINAMICHE TUNISINE

Le dinamiche politiche tunisine interessano molto l’Italia, non solo per la sua vicinanza geografica e le possibili implicazioni nei flussi migratori ma anche dal punto di vista economico visto che il nostro paese è il secondo partner commerciale di Tunisi dopo la Francia con un import pari a 29 miliardi di euro, secondo i dati 2018 di infomercati esteri.

ENI UNO DEI MAGGIORI PLAYER PRESENTI NEL PAESE

Tra i maggiori player presenti in Tunisia c’è Eni presente in Tunisia dal 1961 nei settori Upstream, Gas & LNG Power and Marketing e Refining & Marketing. Dal 1998 detiene, ad esempio, una partecipazione del 34% in Bitumed, società per l’importazione e commercializzazione di bitume nel mercato tunisino e presente anche nella distribuzione di lubrificanti. Nel 2017, la quota di produzione nel paese è stata pari a 9 mila boe al giorno. L’attività di estrazione è concentrata soprattutto nel sud e nell’offshore mediterraneo, di fonte ad Hammamet, con i blocchi Maamoura e Baraka e quelli onshore di Adam, Oued Zar, Djebel Grouz, Mld ed El Borma. Ma è soprattutto nel settore gas che si fanno più stretti i rapporti tra Italia e Tunisia: tra il 1977 e il 1983 Eni ha realizzato il gasdotto Transmed che collega l’Italia all’Algeria attraverso la Tunisia e che consente il trasporto di combustibile lungo i suoi 740 km di percorso da Cap Bon sul canale di Sicilia e Oued Saf saf, punto di consegna con la frontiera algerina.

LA GIOVANE DEMOCRAZIA TUNISINA GIOCA UN CAMPIONATO ENERGETICO MINORE

“La giovane democrazia tunisina gioca un campionato energetico minore poiché la geologia non l’ha premiata come ha fatto coi paesi con cui essa confina a oriente e occidente – ha scritto il direttore delle Relazioni internazionali di Eni, Lapo Pistelli, su Limes -. Dopo la scoperta, 55 anni fa, del campo gigante di El Borma, uno dei principali di tutto il Sahara, la Tunisia ha gestito decenni di modesta produzione petrolifera tanto che, con soli 9 mila barili di output giornaliero, l’Eni è comunque la prima compagnia internazionale del paese. La Tunisia non ha ruolo di fornitore europeo, ma assume comunque una notevole importanza poiché è attraversata per 370 km dal Transmed (in questo tratto, Trans Tunisian Pipeline), il gasdotto che porta in Italia il gas algerino. Costruito nei primi anni Ottanta, raddoppiato un decennio dopo e potenziato recentemente, il gasdotto ha una capacità di 34 miliardi di metri cubi di gas, oggi parzialmente utilizzata”.

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