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Trump mollerà l’Ucraina?

Il disimpegno statunitense indebolirebbe la pressante e comune strategia tesa a sostenere l'Ucraina per fermare l’avanzata di Putin. Il taccuino di Guiglia.

Sono ore decisive per il braccio di ferro tra guerra e pace. Mentre si discute sulla speranza di un negoziato tra l’invasore russo e l’aggredito ucraino da tenersi in Vaticano, in Svizzera o in Turchia, Vladimir Putin lancia una delle sue più pesanti offensive. Confermando con le bombe quanto sia evanescente il tentativo in corso da parte degli Stati Uniti, dell’Ue e dello stesso Paese colpito di strappare almeno una tregua allo Zar sempre più determinato a ottenere un cessate il fuoco non già per vie diplomatiche, ma militari: dopo aver conquistato quanto più territorio possibile. Uno Zar che sarebbe scampato all’attacco di un drone ucraino -così riferiscono i russi-, mentre sorvolava in elicottero il Kursk.

Si prospetta, dunque, lo scenario peggiore per il mondo libero: non la cessazione delle ostilità come premessa necessaria per dar via a un negoziato, bensì una pace quale doloroso risultato per le vittime della vittoria russa ricercata da Putin sul campo e della loro resa.

In pieno bombardamento subìto, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, accusa l’America di silenzio a fronte di quanto accade sotto gli occhi dell’universo. Il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, fa di più. Secondo la ricostruzione della stampa americana confermata da quella tedesca, si sarebbe detto “scioccato” dall’esito dell’ultima telefonata fra Donald Trump e i principali leader europei riuniti per il colloquio, tra i quali la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Trump sarebbe infatti apparso ai suoi interlocutori sempre più convinto di lasciare Putin alla sua guerra e l’Ucraina al suo destino. In pratica, pronto a disinteressarsi sia della causa più importante a cui l’intero Occidente dedica la propria politica da più di tre anni -la giusta causa in difesa dell’Ucraina aggredita-, sia del risvolto geopolitico dirompente che avrebbe la prospettiva della mano libera dello Zar alla frontiera d’Europa. Stando alla preoccupata interpretazione di Merz, gli europei sarebbero rimasti sorpresi dalla svolta negativa di Trump. Che non sarebbe neppure disposto ad applicare le dure sanzioni economiche minacciate dall’Ue nei confronti di Putin, nel caso, ormai lampante, di un suo rifiuto di accettare una qualsivoglia tregua. Il tradimento dell’America, questo si paventa in Occidente, che per decenni ha trovato nell’intesa euro-atlantica il suo ruolo nel mondo.

Il disimpegno statunitense indebolirebbe la pressante e comune strategia tesa a sostenere Kiev per fermare l’avanzata di Putin e mettere l’aggressore nelle condizioni di non trattare da posizioni di forza e senza riconoscergli “di diritto” e in automatico le conquiste territoriali ottenute con la violenza e violando ogni norma internazionale.

Passa così in secondo piano l’incoraggiante scambio di prigionieri tra russi e ucraini, che potrebbe “favorire i negoziati”, come dice Mosca senza indicare date né luoghi. Nelle stesse ore in cui i suoi missili cadevano ancora e pure su Kiev, la capitale lontana dal fronte.

Altri morti e feriti sulla strada sempre più impervia della tregua.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com

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