Non sono esaurite le polemiche sulle dichiarazioni ruvide di Donald Trump sugli alleati Nato che non pagano il dovuto e meritano dunque di essere lasciati alla mercé di Putin. Parole che gli hanno attirato veementi critiche ma che non sono affatto una novità assoluta né per il probabile sfidante di Biden né per un’America che da un quarto di secolo non discute quasi di altro.
Le frasi choc
“You didn’t pay? You’re delinquent? (…) No, I would not protect you. In fact, I would encourage them to do whatever the hell they want. You gotta pay. You gotta pay your bills.”
Le riportiamo per intero, come citate dall’emittente pubblica Pbs e in inglese, le parole pronunciate da Trump l’altro giorno in un comizio a Conway, nella Carolina del Sud, quando ha evocato la risposta fornita al capo di un governo alleato.
Nihil sub sole novi
Niente di nuovo sotto il sole, ha ricordato qualcuno su X rilanciando la pagina acquistata dall’immobiliarista nel lontano 1987 e pubblicata al costo di 94.801 dollari su tre dei quotidiani più importanti del Paese: il New York Times, il Washington Post e il Boston Globe.
Già 37 anni fa il tycoon cercava di persuadere i suoi concittadini sul “perché l’America dovrebbe smettere di pagare per difendere Paesi che possono permettersi di difendersi da soli”, anche se il bersaglio di quella open letter era soprattutto il Giappone.
Trump ha ragione
Come ricorda il Corriere della Sera di oggi, The Donald ha stramaledettamente ragione: nel 2023 erano solo 11 su 31 i membri Nato in regola con l’obiettivo di spendere almeno il 2% nella difesa su cui tutti si erano solennemente impegnati con l’allora presidente Usa Barack Obama al vertice del Galles.
Eccoli qui, in ordine decrescente: Polonia (3,9%); Stati Uniti (3,49%); Grecia (3,01%); Estonia (2,73%); Lituania (2,54%); Finlandia (2,45%); Romania (2,44%); Ungheria (2,43%); Lettonia (2,27%); Regno Unito (2,07%); Slovacchia (2,03%).
Altri sette dovrebbero centrare il target quest’anno e sono Montenegro, Macedonia del Nord, Bulgaria, Croazia, Albania, Olanda. Tutti gli altri, ha ricordato ieri da Bruxelles il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, “hanno ancora del cammino da fare, ma si stanno avvicinando alla meta”. L’Italia è tra questi con il suo 1,46%.
L’ira di Biden
“Shoccante, pericoloso, non americano”. Joe Biden non ha risparmiato commenti sprezzanti verso il suo sfidante. “Il mondo intero l’ha sentito e la cosa peggiore è che ci crede”.
Dal profilo X del presidente è poi partito un tweet eloquente: “l’impegno su cui si fonda la Nato – che un attacco contro uno è un attacco contro tutti – tiene al sicuro le famiglie americane. Qualsiasi individuo metta in questione è un pericolo per la nostra sicurezza”.
Quello che non sgorga dalla voce del capo della Casa Bianca e dai suoi profili social emerge dalle dichiarazioni di un suo portavoce affidate all’Associated Press: “Donald Trump ha appena fatto a Vladimir Putin il miglior regalo possibile per la festa di S. Valentino: la sua promessa di dare luce verde a Putin per falciare i nostri alleati in Europa se sarà eletto presidente”.
Stanchi di essere leader
Il polverone sollevato dalle esternazioni del candidato repubblicano rimanda a una discussione per nulla nuova e molto americana che il New York Times riepiloga in una analisi indicativa sin dal titolo: quelle parole apparentemente dal sen sfuggite, e che costituiscono “una minaccia alla Nato, riflettono un più ampio cambiamento del posto dell’America nel mondo”.
Alleanze che durante la Guerra fredda erano considerate fondamentali e irrinunciabili, scrive il capo dei corrispondenti dalla Casa Bianca Peter Baker, “sono ora considerate come un albatros da una parte significativa degli americani, gli stessi cui si rivolge Trump”.
E se è vero, continua Baker, che i sondaggi mostrano come la maggioranza dei cittadini sia ancora pro Nato, è da almeno 25 anni che leader e comprimari avanzano “sonore obiezioni”.
Neoisolazionismo
Lo scontro in atto tra l’ala neoisolazionista e lo storico fronte internazionalista sarà drammaticamente in primo piano domani a Monaco dove la vicepresidente Kamala Harris e il segretario di Stato Blinken tenteranno di rassicurare gli inquieti alleati durante l’appuntamento annuale della Conferenza sulla Sicurezza.
Gli stessi alleati che però, ricorda ancora il Nyt, dovranno anzitutto assorbire il colpo assestato alla stessa Conferenza da un ex ospite fisso come il potente senatore repubblicano della Carolina del Sud Lindsay Graham che ha appena annullato la partecipazione sua e dell’intera delegazione parlamentare che avrebbe dovuto guidare a Monaco.
Nonostante sia considerato un “falco”, anche Graham si è rifiutato – dopo averne parlato con lo stesso Trump – di votare in aula qualche giorno fa il pacchetto di aiuti da 95 miliardi per gli amici vecchi e nuovi dell’America. l’Ucraina, Taiwan e Israele.
Intervengono anche gli Obama
Poco dopo avervi fatto gli auguri di San Valentino a sua moglie, anche l’ex presidente Obama ha aperto X per respingere al mittente l’intemerata uscita del suo successore. E lo ha fatto rilanciando il tweet di Biden e sottolineando che quest’ultimo “ha assolutamente ragione”.
“L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora – ha scritto commentando le parole dell’attuale inquilino della Casa Bianca – è un mondo che sia più caotico e meno sicuro; un mondo in cui i dittatori si sentono incoraggiati e i nostri alleati si domandano se possono contare su di noi”.
E anche l’ex first lady Michelle – che alcune voci indicano come colei che parteciperà alle presidenziali di novembre al posto dell’ottuagenario Biden – mette il suo zampino nella discussione confidando in un podcast di essere “terrorizzata” al pensiero di quel voto.
Trump raddoppia
Tutt’altro che intimidito, Trump ha rincarato la dose con un post sulla sua piattaforma Truth social: “qualcuno gentilmente informi il nostro non informabile presidente che la Nato deve pagare i suoi conti!”.
“Adesso – tuona – stanno pagando solo una piccola frazione di quanto stiamo facendo noi per il Disastro (usa proprio il maiuscolo ndr) in Ucraina che, se avessimo avuto un vero presidente, non sarebbe mai successo”.
È il solito populista, tranquilli
Va registrata tuttavia la posizione di un altro influente senatore repubblicano ed ex candidato alla nomination del suo partito come Marco Rubio, lo stesso che l’anno scorso ha sponsorizzato una legge che impedirà a Trump, se eletto, di passare dalle parole ai fatti ritirando gli Usa dalla Nato in una mossa che ora nessun capo dello Stato può ora fare senza il consenso del Senato.
Parlando con Jake Tapper della Cnn, Rubio ha detto di non essere affatto preoccupato dalle dichiarazioni di Trump, che non è – spiega – “un membro del Council on Foreign Relations”.
Il magnate populista cioè “non parla come un tradizionale politico” ma soprattutto ha avanzato doglianze che hanno caratterizzato “virtualmente ogni presidente americano”.
The Donald, conclude il vicepresidente della Commissione Intelligence “è solo il primo a esprimerle in questi termini”.