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Deep State

Vi spiego la mossa (anti Cina) di Trump sulla Groenlandia. Parla Mian

La proposta del presidente americano, Donald Trump, di valutare l'acquisto della Groenlandia "non è una provocazione, né tantomeno una boutade elettorale ma fa parte della strategia d'espansione americana adottata sin dalla seconda metà dell'Ottocento e ora rafforzata in chiave anti-Cina e anti-Russia". L'analisi di Marzio G. Mian, giornalista esperto di esteri, saggista e autore del libro "Artico: La battaglia per il Grande Nord".

 

La proposta del presidente americano, Donald Trump, di valutare l’acquisto della Groenlandia “non è una provocazione, né tantomeno una boutade elettorale ma fa parte della strategia d’espansione americana adottata sin dalla seconda metà dell’Ottocento e ora rafforzata in chiave anti-Cina e anti-Russia”. Lo spiega all’Agi, Marzio G. Mian, giornalista esperto di esteri, saggista e autore del libro “Artico: La battaglia per il Grande Nord”.

IL RUOLO DELLA GROENLANDIA

“Il Grande nord è sempre più abitabile, è pieno di ricchezza e quasi disabitato: ora gli Stati hanno molta fretta di sfruttare le opportunità minerarie e geopolitiche”, dice Mian. Grazie a un trattato tra gli Stati Uniti e la Danimarca, la Groenlandia, che tecnicamente fa parte del Nord America, è già sotto l’influenza americana: qui si trova la base militare Usa più a nord, Thule Air Base, a soli 1.200 chilometri dal Circolo polare.

LA MOSSA TRUMPIANA ANTI CINA

Ma la Cina avanza con una velocità che turba non poco la Casa Bianca, in piena guerra commerciale con Pechino. “La Cina ha già ottenuto la concessione di alcune miniere cruciali, tra queste quella di Kvanefjeld, vicino a Narsaq (la più grande miniera di uranio a cielo aperto al mondo) e la miniera di zinco di Citronefjord, nell’estremo nord dell’isola”.

IL PESO DELLA CINA NELL’ARTICO

Pechino punta a “via della Seta polare” nell’ambito della sua Belt and Road Initiative infrastrutturale per collegare la Cina all’Europa attraverso l’Oceano Artico. Dalla sua, sottolinea Mian, “ha già un rapporto privilegiato con gli Inuit, la popolazione della Groenlandia (56 mila anime in tutto), che da anni vive profondi disaccordi con il regno della Danimarca. I circa 500 milioni di euro che arrivano ogni anno da Copenaghen per il welfare non sono sufficienti.

GLI INTERESSI RUSSI SULL’ARTICOLO

“La Cina era riuscita a ottenere dal governo locale anche l’approvazione per la costruzione di tre aeroporti, bloccata poi dalla Danimarca sotto pressione degli Usa. Pechino sta attuando in Groenlandia la stessa politica d’investimenti portata avanti in Africa”. Nel quadro si inseriscono inoltre gli interessi russi che “dall’Artico ha il 60% delle proprie ricchezze”.

LE MIRE DEL TENTATIVO DI TRUMP IN CHIAVE ANTI CINA E ANTI RUSSIA

Ora Trump cerca di recuperare il ritardo accumulato negli anni nella corsa polare artica, attraverso anche le missioni di diversi funzionari in Danimarca che anticipano la sua visita in programma per settembre. “I rompighiaccio sono ritenuti un’unità di misura della potenza artica. Gli Stati Uniti ne hanno due, la Cina ne ha sei e la Russia oltre quaranta”.

(estratto di un articolo pubblicato dall’Agi; qui la versione integrale)

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