L’ennesima discussione in Parlamento ha trovato ancora una volta una buca con acqua zeppa di ideologia e il buonsenso e la fretta non sono stati buoni compagni di strada.
Il tema dell’educazione sessuale nelle scuole e del cd. consenso attuale (di cui comunque si deve arrivare a parlare tra le mura scolastiche) hanno senza dubbio bisogno di essere trattati, posto che se nei licei si trovano le liste di apologia di reato, la questione va comunque affrontata, perché la sola repressione non basta.
La battaglia per un sistema educativo di qualità è essenziale in un contesto non solo della democrazia matura, ma di una convivenza capace di integrare le persone in maniera consapevole e solidale è fondamentale. Perché educare significa anche avere a cuore la crescita sentimentale, affettiva, sessuale dei giovani e come società è mortificante non assumersi questa responsabilità e addirittura rimuovere la questione contrapponendosi. È vero che nella scuola, aiutati da colleghi che scientificamente sono ben preparati, occorre essere, magari con la famiglia che vive sempre di più in un mondo distratto e preoccupato magari solo del profitto scolastico, sempre più educatori ed educatrici piuttosto che professori, che significa avere a che fare con la crescita sentimentale, affettiva e sessuale dei e delle giovani.
Perché vero è che la nostra consapevolezza è fatta di buone pratiche, di tentativi, fallimenti, e che ogni teoria astratta delle ormai longeve linee guida dell’Oms va applicata e non meramente trasferita alla storia molto diversa dei giovani, e che davanti a una classe per affrontare gli argomenti, prima di tutto servono sostegni scientifici collaborativi per trovare il modo più semplice per arrivare a coinvolgere i giovani senza indugiare in teorie pedagogiche astratte né moralismi mirati a inculcare idee, nozioni, valori.
Le e i giovani hanno idee vaghe e confuse e devono poterne discutere con prospettive diverse, anche attualizzando ciò che accade tra di loro, nell’attualità di vicende violente nei confronti dei loro pari, vivendo le loro problematiche, approfondendo insieme le conoscenze per superare stereotipi, per scoprire cosa significa essere rispettosi della libertà individuale, della sensibilità di ciascuno senza pressioni, morbose curiosità né violenze verbali e spesso non solo.
Dunque la fatica del dialogo e della pazienza, dell’ascoltare i pareri, le convinzioni degli altri, la loro esperienza della vita, il rispetto delle donne. Che significa affrontare anche con gentilezza e competenza la questione della prevenzione dei rischi, e prima di tutto il desiderio, il piacere, la libertà e l’autodeterminazione, le frustrazioni, i dubbi, i rifiuti, senza esaurire il trasferimento in comprensione dell’educazione sessuale in malattie, termini scientifici, nozioni che divengono cinici disinteressi, ma cercando di allentare la tensione.
In buona sostanza, cercare un codice espressivo, un linguaggio, il punto di vista dei giovani per intercettare strade aperte a processi di elaborazione, crescita, piuttosto che offrire risposte perché ognuno sia libero di pensare e scegliere. E l’alleanza con la famiglia è fondamentale perché ci si trova davanti a preconcetti, a patriarcati aggressivi, a scolarizzazione più bassa dei genitori, a delega totale dell’educazione, a assenza di consapevolezza.
Quindi ben vengano per esempio sostegni alla scuola per capire come comportarsi, in che direzione concentrare gli sforzi, raccogliendo le buone pratiche, esperienze positive ma anche negative, e infatti legiferare in materia con linee guida sarebbe cosa buona e giusta per ragionare come fare e capire se su alcuni punti c’è un accordo, un largo consenso e si traduce in volontà politica.
Appunto, la volontà di capire che non avere fretta è importante e non rincorrere le date simboliche come il 25 novembre per approvare una modifica di un comma che distrattamente comporta dei rischi obiettivi e oggettivi. Cerchiamo di capire dove è stato aperto il conflitto in Parlamento.
Il testo approvato alla Camera prevede la modifica del delitto di violenza sessuale di cui all’art. 609- con un 609 bis del codice penale, attribuendo all’assenso del consenso della persona un ruolo essenziale nella configurazione del reato. Nel primo comma viene introdotta la nozione di consenso, in linea con le statuizioni della Convenzione di Istanbul, di cui le componenti essenziali sono identificate nella libertà e nell’attualità del medesimo.
Il consenso diviene dunque l’unico elemento necessario a qualificare la fattispecie: è sempre stato chiaro che qualunque atto sessuale che venga posto in essere senza che vi sia consenso libero della persona coinvolta comporta pertanto il delitto di violenza sessuale e la pena da 6 a 12 anni. Quell’aggiuntivo attributo “attuale” riferito al momento del fatto comporta chiaramente l’inversione dell’onere della prova.
È necessaria una riflessione e una formulazione diversa? Sicuramente è fondamentale trovare con la necessaria calma un accordo per andare avanti. Le liste volgari aggressive nelle scuole ai danni delle studentesse sono bestialità che non si combattono solo con la denuncia e la repressione, ma con il superamento di questa ancestrale violenza che porta al rispetto.



