Il cosiddetto “campo largo”, che contro il detenuto da mesi senza processo Giovanni Toti aveva proprio una settimana fa inscenato una manifestazione di piazza, esulta dopo le dimissioni del presidente ligure. Ora per Elly Schlein ci sarebbero “i presupposti per costruire l’alternativa”. E Matteo Renzi ultimo aggiuntosi al “campo” dopo il suo ritorno a casa intanto incomincia a disegnare le sorti magnifiche e progressive del fronte alternativo a livello nazionale: “Sarà Elly la candidata premier poiché lei è la leader del Pd, il partito con più voti”. Renzi in nome del “garantismo” non partecipò al sit-in giustizialista ligure, ma questi sono i suoi nuovi-vecchi compagni di battaglia, con cui già disegna futuri scenari e caselle.
La via giudiziaria alle Regionali, che – ci si perdoni l’amara ironia – sembra dopo il caso Toti una sorta di secondo turno nei fatti in elezioni a un turno, sulla quale si cementa il fronte alternativo al governo Meloni viene fotografata da una battuta tranchant del deputato liberale e garantista di Azione, Andrea Costa: “Non vanno d’accordo su nulla, tranne che su un punto: abbattere l’avversario per via giudiziaria”. E Carlo Calenda, leader di Azione, ha parole di dura condanna sul metodo usato con Toti. Più morbidi sarebbero gli “azionisti” liguri.
Renzi intanto, anziché interrogarsi sulla linea “forca e dimissioni” dei suoi nuovi-vecchi compagni, preferisce attaccare gli alleati di coalizione di Toti nel centrodestra accusandoli di averlo abbandonato. Una cosa però è vera. Il centrodestra non ha brillato particolarmente in questi mesi per la difesa di Toti. Con alcune importanti eccezioni.
La Lega di Matteo Salvini anche ieri dopo le dimissioni del governatore ha denunciato il modo “con cui si vuole sovvertire il voto popolare”. Salvini posta una sua foto su X con Toti, “un governatore efficiente, concreto e amato dalla sua gente, una persona perbene”. Avverte: “Chi pensa di fermare il cambiamento o di intimorirci usando la ‘giustizia’, ha fatto male i suoi conti”. Di “pressioni enormi della magistratura” parla il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. E il ministro della Difesa, Guido Crosetto (FdI), parla di “sconfitta della giustizia”. Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera: “Vittoria di Pirro degli avvoltoi giustizialisti”.
Ma a più di trent’anni da “mani pulite” una riflessione più ampia anche per la maggioranza di governo si impone. Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, presidente della commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, va al punto: “Ancora una volta è sconfitta la politica”. “Con le dimissioni di Giovanni Toti – afferma – perde ancora una volta la politica, e viene inferto un vulnus al processo democratico che si fonda sul pilastro della volontà popolare. Il garantismo e i princìpi costituzionali sono stati piegati dalla sinistra forcaiola e giustizialista ai propri interessi di parte”. Ma, aggiunge subito dopo la Craxi, “la questione interroga naturalmente anche la maggioranza di governo, chiamata a riflettere con urgenza sulla tematica dell’equilibrio fra i poteri dello Stato, di fatto totalmente sbilanciati”. Intanto, a cominciare dalla Liguria e poi con Emilia Romagna e Umbria il centrosinistra, dopo l’estate militante e “manettara”, prepara l’autunno caldo delle Regionali.