La segretaria del Pd Elly Schlein è corsa in Toscana a festeggiare insieme la conferma di Eugenio Giani alla presidenza della regione, con 13 punti di distacco dal contendente di centrodestra Alessandro Tomasi, e quella del suo partito al vertice della classifica, anche meglio delle precedenti, analoghe elezioni, superando il 35 per cento.
Giuseppe Conte, pur parte col suo movimento della coalizione vincente del cosiddetto campo largo, è rimasto a Roma. A compiacersi anche lui, certo, per la conferma del governatore del Pd osteggiato dai consiglieri regionali pentastellati nella precedente legislatura regionale, ma senza entusiasmo, a dir poco. Non aveva ragione, in effetti, di averne perché la vittoria della coalizione è stata pagata a carissimo prezzo dal partito già di Beppe Grillo. Che è sceso dal 7 per cento di cinque anni fa al 4,3 di adesso, due punti sotto il 6 della sinistra radicale e quasi 5 sotto la “casa riformista” dell’indigesto Matteo Renzi. Quasi metà dell’elettorato pentastellato di cinque anni fa, pur salito di quattro punti nelle elezioni europee dell’anno scorso, ha preferito generalmente disertare le urne e contribuire al forte aumento dell’astensionismo. Ma vi ha contribuito anche assieme ad un elettorato già di centrodestra.
Pure nel campo di Giorgia Meloni è accaduto qualcosa di significativo. Il partito della premier è felicemente raddoppiato in Toscana salendo dal 13,5 ad oltre il 26 per cento. Di meno, certo, ma anche Forza Italia è salita dal 4 al 6 per cento, ma la Lega è letteralmente precipitata dal 21,7 al 4,6, pagando -credo- a carissimo prezzo un certo protagonismo dell’eurodeputato, vice segretario della Lega e generale Roberto Vannacci, impegnato in una guerra non solo letteraria a quello che chiama il “mondo sottosopra”.
Attilio Fontana, il governatore leghista della Lombardia, aveva assicurato nei giorni scorsi, come monito anche al segretario del partito e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, che il Carroccio non si sarebbe lasciato “vannaccizzare”. Gli elettori toscani, quanto meno, hanno rinunciato a votare per la Lega, o a votare e basta.