Terzo polo da separati in casa. Che rischia di andare alle Europee, con soglia di sbarramento al 4 per cento, sempre che resti unito, attaccato dal Vinavil. Mentre le mire renziane su Forza Italia, dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, devono fare i conti con la nuova leadership, sottovalutata finché era il numero due del Cav, ma coriacea di Antonio Tajani. In Toscana, ad esempio, ha già fatto shopping tra le file di Iv, di cui un esponente è passato con gli azzurri. Ingressi in FI da altri partiti ci sono stati anche in Abruzzo.
La strategia azzurra di attrarre moderati e riformisti di centrosinistra e sinistra, in fuga dalla radicalizzazione del Pd e dallo sfilacciamento del terzo polo, aveva registrato nei mesi scorsi già l’importante ingresso in Forza Italia di Caterina Chinnici, figlia del giudice ucciso dalla mafia, eletta al Parlamento europeo come indipendente del Pd. Tajani, che l’altro ieri, festeggiato dai suoi azzurri, ha compiuto 70 anni, dicendo in un tweet di sentirsene 14 per l’entusiasmo che continua ad animarlo, ha messo a punto la squadra. Ha stretto i bulloni a una macchina che secondo infauste e interessate previsioni sarebbe andata in frantumi dopo la scomparsa del presidente fondatore. E, invece, stop alle frizioni tra le anime di varie sfumature di azzurro e congresso già fissato per il 24 e 25 febbraio, con largo anticipo prima delle Europee di giugno.
Il segretario di FI, vicepremier e ministro degli Esteri, ha già annunciato che lui si ripresenterà per la guida del partito. Ed è evidente già da ora che, a meno di improbabili colpi di scena, verrà riconfermato alla guida del partito. Lo lasciano capire anche le numerose dichiarazioni a suo sostegno, come quella molto esplicita del ministro dell’Università Annamaria Bernini e altri esponenti di peso. Inoltre, il fatto che il congresso si terrà prima delle Europee mette la leadership di Tajani al riparo dai risultati elettorali.
È una scommessa dura che il nuovo leader di FI affronta con forte determinazione e piedi però sempre ben piantati per terra. Insomma, quelle doti grazie alle quali ha retto per tanti anni il non facile ruolo di numero due del Cav, mentre saltavano presunti delfini uno dietro l’altro. Emblematiche del resto sono le scelte che Tajani ha fatto, pur con una linea inclusiva verso anime del partito non vicinissime alla sua area, dei tre uomini azzurri chiave della nuova era. Sono personaggi che vengono dalla gavetta iniziata in provincia, formatisi sul territorio, diventati parlamentari tra i quaranta e i cinquant’anni. Francesco Battistoni, di Montefiascone (Viterbo), già sottosegretario all’Agricoltura con il governo Draghi, è il nuovo capo dell’organizzazione, Raffaele Nevi, di Narni (Terni), è il portavoce, oltre ad essere vicepresidente vicario del gruppo alla Camera, Alessandro Battilocchio, il più giovane del “trio”, di Tolfa , è responsabile dell’ufficio elettorale. Battilocchio è stato anche il più giovane europarlamentare con il Nuovo Psi di Gianni De Michelis. Ma è passata un’ era politica prima che il quarantenne Battilocchio, azzurro e craxiano di ferro, fosse eletto alla Camera.
Tajani ha poi recuperato uno storico liberale cinquantenne come Gregorio Fontana, non più rieletto, per allestire tutto l’archivio storico in memoria dei principi e valori del fondatore Berlusconi. Insomma, la macchina azzurra riparte ben lanciata. Ci saranno eventi a settembre dei giovani guidati da Stefano Benigni a Gaeta (8-10), in Puglia il 13 con Maurizio Gasparri, colonna di FI, vicepresidente del Senato. L’evento clou sarà a Paestum con una tre giorni in occasione del 29 settembre, il giorno che sarebbe stato del compleanno di Berlusconi.
La corsa è tutta lanciata verso le Europee. La prima vera prova per FI e la sua leadership, orfana del Cavaliere. Tajani va avanti con determinazione coriacea. Sarà alle prese con l’oggettiva competizione interna tra le tre forze del centrodestra, pur dovendo, come Fdi e Lega, mantenere un equilibrio con la collaborazione di governo. Ma FI è anche in particolare insidiata dalle mire renziane, seppur Renzi abbia già smentito. È un fatto, comunque, che nel terzo polo mentre l’ex premier e leader di Iv ha una strategia verso il centro e di netta ormai distanza dal Pd, Calenda, leader di Azione, appare rimasto tra color che son sospesi. Ma, comunque sia, al di là delle differenze tra i due, quel che resta del terzo polo sembra obbligato a stare insieme per le Europee. Dovrà però fare i conti con i numeri. Le elezioni regionali soprattutto e i sondaggi sono stati e continuano ad essere molto più avari con Renzi-Calenda che con Forza Italia. In più c’è il fattore nuovo Tajani, che forse non era stato ben messo in conto.