Caro direttore,
è autunno, e si vede fin troppo bene che di Torino in questa fase ti intriga di più l’eco dei campi da tennis delle Nitto Finals che altro. Ma occhio a non distrarti troppo, perché ieri nelle pagine economiche de La Stampa c’era un box molto informato della solita Claudia Luisa.
La Crt, scrive il quotidiano torinese, si avvia ad abolire il meccanismo delle terne. Verrebbe così meno il rituale bizantino attraverso cui la fondazione chiede agli enti designanti di esprimere tre nomi, tra cui scegliere con voto segreto il nuovo consigliere di indirizzo della fondazione. Si tratta di un meccanismo che in teoria dovrebbe salvaguardare l’indipendenza e autonomia della fondazione, a cui non si può imporre un nome secco. Tuttavia esso si presta a macchinazioni come quelle su cui indagano la procura di Torino e quella di Roma che ipotizzano l’esistenza di un patto occulto in seno alla fondazione e l’ostacolo alla vigilanza.
A Torino gli avvisi di garanzia non si contano più. In una intervista al Sole 24 Ore di qualche giorno fa, la presidente di Crt, Annamaria Poggi, ha dichiarato testualmente: “Il tema reputazionale si sarebbe posto se il Mef avesse commissariato la Fondazione, avrebbe significato che l’ente non era sano da nessun punto di vista, incapace di funzionare. Questo non è accaduto, dunque la macchia reputazionale non riguarda più Crt ma nel caso il comportamento dei singoli”.
Poggi, insomma, accredita l’idea dello scampato pericolo per Crt: niente commissariamento. Resta da capire cosa alimenti tale sicumera. Ha ricevuto rassicurazioni dal Mef in tal senso? C’è da dubitarne, visti i continui sviluppi dell’inchiesta della Procura di Torino.
In compenso la decisione di smantellare le terne rappresenta un duplice guaio per Poggi.
Prima di tutto fa inferocire il padre nobile delle fondazioni bancarie, Giuseppe Guzzetti, che si è molto esposto con il MEF per scongiurare il commissariamento di CRT, e che considera il meccanismo delle terne una metaforica linea del Piave.
Mai si sarebbe aspettato, Guzzetti, di vedere così ripagato il suo sostegno a Poggi. Inoltre, rinunciando alle terne, Poggi ammette che nelle terne si insinua il marcio. Si creano, cioè, cordate e accordi spartitori di ogni tipo. Accordi patologici, secondo i PM. Inopportuni, secondo i garantisti. Peccato che la Poggi stessa sia figlia di quel meccanismo. In CRT non è infatti entrata direttamente, ma attraverso le terne.
E non regge la scusa che Poggi in Crt è al primo mandato. I PM infatti hanno infatti già iscritto sul registro degli indagati una consigliera di prima nomina di Novara che si è legata ai “pattisti occulti” di Crt. Se Poggi elimina il meccanismo delle terne, non commette solo un metaforico parricidio prendendo le distanze da Guzzetti, ma dà anche ragione ai magistrati che stanno scoprendo a uno a uno gli altarini di Crt. E non hanno finito di scavare.
Come dici tu, caro direttore, salutoni!
Francis Walsingham