Skip to content

bilancio

Tutti i perché degli scazzi tra Commissione e Parlamento sul bilancio Ue

La proposta della Commissione Ue sul nuovo bilancio incontra le critiche dell'Europarlamento. Fatti e analisi. Estratto di un approfondimento di David Carretta per il Mattinale Europeo.

La proposta della Commissione cambia radicalmente la struttura del bilancio dell’Ue. Addio capitoli separati per la Politica agricola comune e per la Politica di coesione: le due poste verrebbero fuse, lasciando ai governi nazionali decidere come distribuire le risorse per gli agricoltori e per le regioni meno sviluppate attraverso dei Piani di partnership nazionali e regionali. L’ammontare dei fondi europei per agricoltura e coesione è ridotto in modo significativo. La logica di von der Leyen è difficilmente contestabile: la struttura attuale del bilancio corrisponde all’Ue di 40 anni fa. In un’era di multi crisi serve molta più flessibilità nella gestione dei fondi. Di fronte alle minacce geopolitiche e geoeconomiche occorre liberare risorse per le nuove priorità: difesa, competitività, riduzione delle dipendenze. Il braccio di ferro riguarda la struttura del bilancio. I negoziati sulle cifre – la Commissione ha proposto 2 trilioni di euro, pari a circa l’1,2 per cento del Pil, per sette anni – sono tutta un’altra storia, che sarà affrontata solo tra un anno.

LE CRITICHE ALLA PROPOSTA DI BILANCIO DI VON DER LEYEN

La proposta di von der Leyen per il nuovo quadro finanziario pluriennale si è attirata una miriade di critiche al momento della sua presentazione. Innanzitutto per il modo in cui è stata preparata (senza consultare nessuno, nemmeno i suoi commissari), ma anche sulla sostanza. “Le linee rosse fondamentali stabilite dal Parlamento europeo sono state ignorate. Nella sua forma attuale, non possiamo dare il via libera al bilancio a lungo termine”, ha dichiarato Siegfried Mureșan, eurodeputato del PPE e relatori del Parlamento per il bilancio. Da allora la linea non è cambiata. A fine ottobre i presidenti dei gruppi del PPE (Manfred Weber), dei socialisti (Iratxe Garcia Perez), di Renew (Valérie Hayer) e dei Verdi (Terry Reintke e Bas Eickhout) hanno scritto alla presidente della Commissione, annunciando che non intendono negoziare, se non presenterà una nuova versione emendata del bilancio 2028-34 dell’Ue. “Il Parlamento europeo non può accettare questo come base per iniziare i negoziati”

LE RICHIESTE DEL PARLAMENTO

Il Parlamento ha sette richieste specifiche sulla struttura di bilancio. Al primo posto c’è una marcia indietro sulla rinazionalizzazione della Politica agricola e della Politica di coesione attraverso l’introduzione di un fondo unico e dei Piani di partnership nazionali e regionali di partnership. “Siamo contro un’Unione à la carte”, dice la lettera. Gran parte delle altre richieste hanno come obiettivo di preservare lo status quo sulla Politica agricola comune e la Politica di coesione. Il Parlamento rivendica anche un ruolo maggiore nell’approvazione e nella modifica dei Piani nazionali in qualità di autorità di bilancio. I gruppi della maggioranza pro-europea esigono che la Commissione proponga un “emendamento” alla sua proposta attraverso un nuovo testo legislativo: semplici rassicurazioni o concessioni verbali da parte di von der Leyen non saranno sufficienti.

FREDDEZZA ANCHE DAL CONSIGLIO

Anche al Consiglio, alcuni governi hanno accolto con freddezza la proposta della Commissione. I ministri dell’Agricoltura di 21 paesi hanno scritto una lettera per esprimere la loro opposizione. I paesi del gruppo “amici della coesione” sono preoccupati. Ma, dopo le proteste iniziali, i ventisette governi hanno accettato di negoziare sulla base della struttura di bilancio proposta dalla Commissione. La presidenza danese del Consiglio dell’Ue sta procedendo speditamente con il lavoro per arrivare a un accordo sulla cosiddetta “negotiation box” (la struttura del bilancio, che specifica i grandi capitoli e le poste di spesa, a partire dalla quale negoziare le cifre) entro la fine dell’anno, possibilmente al Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre.

NESSUNA CONCESSIONE?

Di fronte alla pressione del Parlamento e in vista dell’incontro di oggi con von der Leyen, gli ambasciatori dei ventisette Stati membri si sono riuniti venerdì per discutere la strategia. La scelta è di assumere il braccio di ferro e non fare concessioni. La presidenza danese ha ricevuto mandato di ascoltare il Parlamento. Ma nessuna concessione. Il Consiglio andrà avanti con la procedura prevista dai trattati: spetta ai governi negoziare sul Quadro finanziario pluriennale, mentre il Parlamento ha solo la possibilità di dare il suo assenso o rigettare l’accordo finale che sarà raggiunto dai capi di Stato e di governo. La presidenza danese accetterà solo i contributi degli Stati membri. Per il Consiglio, “il Parlamento non ha nulla da dire”, ci ha spiegato una fonte.

(Estratto dal Mattinale europeo)

Torna su