Antonio Tajani lo ha ribadito ieri sera in tv seppur cercando di ammorbidire alcuni passaggi poco diplomatici (insoliti per un mediatore come lui) verso Matteo Salvini. il ministro degli Esteri, vicepremier e segretario di Forza Italia, afferma che le posizioni di Salvini sono “legittime” in quanto “parla da capo della Lega”, ma la politica estera la decide il premier Giorgia Meloni con lui.
Formalmente funziona così. Ma l’affermazione suona secca, perentoria, escludente e se la si unisce alla risposta data da Tajani a la Repubblica e cioè che la politica estera è “cosa seria” (autorizzando la maliziosa lettura per la quale quindi Salvini per lui e per il premier non sarebbe serio) il tutto rischia di assumere i contorni dell’incidente diplomatico tra due decisivi azionisti del governo.
Salvini, accusato di aver fatto una fuga in avanti esprimendo subito nella risposta alle domande dei giornalisti, il suo netto, totale dissenso verso la decisione della Corte penale internazionale contro il premier israeliano Netanyahu equiparato di fatto a Hamas, però non è solo il capo della Lega oltre che titolare del Mit. È anche vicepremier, l’altro vicepremier insieme con Tajani. Un incarico che sottolinea la valenza politica del ruolo di Salvini e della Lega nel governo. Fu anche interpretato come risarcimento per il fatto che al leader leghista non fu consentito di tornare a fare il ministro dell’Interno dopo che era andato a processo proprio per aver da titolare del Viminale difeso i confini nazionali e ridotto notevolmente gli sbarchi. Ma tutto questo Tajani sembra ignorarlo d’improvviso in quello che suona come uno scatto davvero poco diplomatico nei confronti del collega vicepremier suo pari.
Viene da pensare che se in questa maggioranza si dovesse applicare la stessa formale fiscalità alle uscite del presidente del Senato, Ignazio La Russa, il premier Giorgia Meloni, presidente di FdI, lo stesso partito di La Russa, dovrebbe passare le sue giornate a distinguere quando la seconda carica dello Stato parla come tale oppure da esponente di partito. A meno che solo a Salvini dovrebbe essere chiusa la bocca quando è interpellato dai giornalisti sulle questioni del giorno.
Francesco Storace, editorialista di Libero Quotidiano e opinionista televisivo, in un post su X reclama “più rispetto per Salvini”: “Troppi dispetti che non comprendo. Ci vuole rispetto per Salvini (peraltro alla vigilia di una sentenza delicata in cui a tifare contro Matteo dovrebbe essere solo la sinistra).Senza lui non ci sarebbe stata più la Lega né il governo. Mettetevelo bene in testa”.
Sarebbe, infatti, ingenuo pensare che l’offensiva giudiziaria contro Salvini e quelli che ne saranno gli esiti con la sentenza del 20 dicembre non incidano su tutta la coalizione al governo chiamata a unità e compattezza di fronte a più che evidenti disegni in atto a sinistra. Tanto più dopo la sconfitta in Umbria, che sembra sottovalutata a Palazzo Chigi. E che sarebbe molto facile attribuire tutta a Salvini.