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Storia e storie di detective

“Detective. Storie di grandi sbirri e geniali investigatori” di Massimo Picozzi (Solferino) letto da Tullio Fazzolari

Per gli irriducibili appassionati del genere poliziesco niente potrà mai sostituire i romanzi di Georges Simenon, Agatha Christie o Raymond Chandler. E questo vale ormai anche per autori più recenti come Alicia Gimenez Bartlett, Daniel Pennac e tanti altri. Però il “giallo” non è solo invenzione letteraria. “Detective. Storie di grandi sbirri e geniali investigatori” di Massimo Picozzi (Solferino, 352 pagine, 19,50 euro) è la dimostrazione che la realtà spesso supera l’immaginazione o, quanto meno, riesce a competere alla pari. Basta un solo esempio per rendersene conto.

Non c’è stato bisogno della fantasia creativa di uno scrittore per inventare un personaggio come Francois Vidocq, vissuto realmente fa il 1775 e il 1857. Al contrario sarà lui a ispirare grandi romanzieri tra cui Hugo e Balzac perché incarna contemporaneamente il bene e il male. Da ladruncolo e truffatore, probabilmente anche assassino sia pure per errore e famoso per le sue evasioni, Vidocq si trasforma nel miglior poliziotto di Francia. A lui viene affidato il compito di formare e guidare la Sureté, una squadra di dodici agenti che operano in borghese infiltrandosi nella malavita. Sanno come muoversi perché inizialmente sono quasi tutti ex galeotti come Vidocq e riescono a catturare i criminali più pericolosi. Grazie ai successi di Vidocq la Sureté diventa un’istituzione e un modello imitato dalle polizie di tutto il mondo.

Con “Detective” Massimo Picozzi ripercorre l’intera storia dei migliori investigatori a partire da Bernard Gui, l’inquisitore del Trecento che ispirato Umberto Eco nel “Nome della rosa”, per arrivare fino ai nostri giorni. Da Scotland Yard al Federal Bureau of Investigation è un racconto completo che riesce a togliere alla parola sbirro l’accezione spregiativa che a torto ha acquisito nel tempo. Il vero sbirro sta dalla parte della giustizia e questo basta. È quello che abbiamo visto al cinema ma prima è successo davvero. Serpico è stato il poliziotto che ha smascherato i colleghi corrotti. Wyatt Earp era lo sceriffo che non si lasciava intimidire. Eliot Ness è stato l’agente federale che pazientemente è riuscito a demolire l’impero criminale di Al Capone. Mario Nardone era il superpoliziotto italiano che con grande abilità ha sgominato la banda di via Osoppo e arrestato Rina Fort, la “Belva di San Gregorio”.

Nei romanzi, da Miss Marple a Pedra Delicado, le donne detective hanno un ruolo da protagoniste. Inutile illudersi che sia esattamente lo stesso nella realtà però sarebbe sbagliato pensare che non ci siano. Maud West è stata sicuramente una dei migliori investigatori britannici tanto da essere soprannominata Lady Sherlock Holmes. Con grande sensibilità Massimo Picozzi ricorda nel suo libro Rosa Scafa che è stata la prima e per alcuni anni anche l’unica donna poliziotto d’Italia. All’epoca solo gli uomini potevano arruolarsi in polizia mentre a Trieste esisteva un reparto femminile e Rosa Scafa ne faceva parte. Tornata finalmente Trieste all’Italia nel 1954 entrò nella polizia di Stato. È stata di fatto la pioniera di un lungo percorso di emancipazione che alla fine superando ostacoli burocratici e ottusi pregiudizi ha portato le donne ad avere le stesse funzioni e la stessa dignità degli uomini. Detective, a pensarci bene, non è una parola né maschile né femminile.

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