Per definizione sono stati i “favolosi anni Sessanta”. E così saranno ricordati sempre da chi li ha vissuti. Ma chi non c’era e ne ha letto soltanto qualcosa potrebbe chiedersi cosa ci fosse di tanto eccezionale in un decennio che quasi subito inizia con la prima crisi economica seguita a stretto giro dal pericolo di un golpe e si conclude con la strage di piazza Fontana. E, per rincarare la dose, si potrebbe aggiungere la morte nello stesso periodo di grandi protagonisti: da John e Robert Kennedy a Giovanni XXIII, da Adriano Olivetti a Enrico Mattei. Però fermarsi a ricordare solo questo è come guardare il bicchiere mezzo pieno. Gli anni Sessanta sono stati molto di più e per capirne il fascino bisogna provare a riviverli. Impossibile? Nient’affatto.
L’ultimo libro di Enrico Deaglio, “C’era una volta in Italia. Gli anni Sessanta” (Feltrinelli, 608 pagine, 35 euro), è come un fantastico viaggio con una macchina del tempo. E per la prima volta è un racconto completo di tutto quanto è avvenuto in quel decennio compresi singoli eventi che sembravano ormai finiti nel dimenticatoio. Per i lettori più attempati, ovvero quelli che c’erano, è una full immersion nei ricordi. Per chi non c’era e, tutto sommato, s’è perso qualcosa di grande è una fonte preziosa di informazioni. Prenderne conoscenza non significa acquisire nozioni storiche ma comprendere finalmente come e quanto è cambiata l’Italia negli anni Sessanta e in che modo tutto questo abbia poi inciso sugli avvenimenti successivi. Le pagine di “C’era una volta in Italia” si susseguono agili come le immagini di un film e c’è continuamente qualcosa che sorprende e che fa dire “questo non me lo ricordavo” ai più anziani e “ma dai, è successo anche questo” ai più giovani. Il merito è tutto dello stile narrativo di Enrico Deaglio (coadiuvato in questa occasione da Ivan Carozzi) da sempre uno dei migliori per la capacità di conciliare due qualità: da un lato la curiosità che lo porta a scoprire verità inedite (e fu così che fece conoscere l’eroismo di Perlasca) e dall’altro una visione complessiva della storia che permette di inserire ogni fatto in un contesto appropriato.
“C’era una volta in Italia” non trascura nulla. Ci sono momenti epici del cinema a partire da “La dolce vita” di Federico Fellini al “Gattopardo” di Luchino Visconti e fenomeni della musica da Celentano a Tenco fino alla prima esibizione italiana dei Beatles. Non mancano le grandi novità della cultura come la nascita del Gruppo 63. Il libro di Deaglio ripercorre eventi piccoli e grandi dell’economia dall’apertura del traforo del Monte Bianco o del centro siderurgico di Taranto alle innovazioni nel settore degli elettrodomestici. E ovviamente c’è il resoconto della politica dalla nascita del centro-sinistra fino al ’68. Ma forse più di ogni altra cosa c’è il ricordo dei personaggi che hanno reso favoloso quel decennio. E leggendo “C’era una volta in Italia” viene netta la sensazione che tutto quello che è avvenuto dopo è stato assai meno appassionante.